mercoledì 7 gennaio 2015

Si accettano miracoli: recensione del film di Alessandro Siani


Semplice e leggera, la nuova commedia di Alessandro Siani sbanca giustamente al botteghino, giocando sul sorriso e suoi buoni sentimenti, senza le volgarità e gli abusi cui un certo modo becero di far cinema sotto Natale ci aveva abituato.  Non piacerà probabilmente a certa critica, ma il film piace al pubblico ed in sala si ride di gusto ad ogni apparizione dell'artista napoletano, sempre più alla ricerca di una propria, definita, identità.  Si accettano miracoli, primo al botteghino in questo inizio 2015, va preso per quel che è: un'allegra commedia in cui il mattatore è Siani, accompagnato da un cast di validissimi elementi. Oltre a Serena Autieri e Fabio de Luigi, figurano nel cast, fra gli altri, icone della napoletanità come Benedetto Casillo e Giacomo Rizzo.

La pellicola è incentrata sulla figura di Fulvio, vice-capo del personale di un'azienda la cui sede è in un grattacielo del centro direzionale di Napoli (qui alcune foto del CDN da una prospettiva insolita), cinico nel licenziare i propri dipendenti.  Licenziato lui stesso a sua volta ed arrestato per aver picchiato il proprio capo, verrà affidato in custodia al fratello sacerdote, gestore di una sorta di parrocchia-casa famiglia in una fantomatica Rocca di Sotto situata fra i monti lattari a picco sulla costiera amalfitana.
Sia ben chiaro, la trama ricalca ed ammicca a tantissime favole e storie d'amore hollywoodiane, di quelle da guardare con accanto l'albero di Natale, in cui il contrasto fra la spietata vita cittadina e la serena, tranquilla ed antiquata campagna / montagna  prima spaventa il protagonista e poi lo cambia, al punto da farlo innamorare della campagnola di turno (quanti ve ne vengono in mente?).
In questo caso mancano quasi completamente gli antagonisti, ridotti a curiose macchiette ( gli abitanti di Rocca di Sopra, "che è sotto" o  i vescovi delle scene finali), al punto che il protagonista può liberamente tessere le maglie della trama come meglio crede, tramutandosi in piccolo truffatore per una buona causa, spuntando quasi dal nulla in tutte le scene, presenziando con la propria mimica anche quando sono altri a parlare.
E' interessante notare come l'attenzione di Siani sia caduta anche nella scelta dei costumi, perfetti ed eleganti quelli delle scene ambientate nella city, rigorosamente retrò quelli ambientati lontano dai rumori della città, con le api Piaggio e sgangherati torpedoni a prendere il posto di lussuose automobili.   Da non dimenticare che Siani in questa pellicola, oltre ad essere attore, regista ed sceneggiatore, è anche autore del testo della canzone che fa da colonna sonora, scritta insieme a Sal da Vinci.  I due sono attualmente in tourneè teatrale con uno spettacolo intitolato "Stelle a metà".

Dove è stato girato Si Accettano miracoli?
Come molti avranno notato, coprotagonista è la costiera amalfitana, con la sua meravigliosa ed ineffabile bellezza.  Nelle scene in corriera i protagonisti attraversano luoghi di grande bellezza come Amalfi, Conca dei Marini, Furore e Atrani.  Rocca di Sotto è poi ricreata mescolando scene girate ancora in costiera amalfitana, fra Scala (qui è la chiesa) e Ravello e parte a Sant'Agata dei Goti.  Come positanonews ha giustamente sottolineato,  i protagonisti non nominano mai i luoghi in cui sono eccezion fatta per Fornillo, raccontata come spiaggia d'infanzia di una delle protagoniste. 


Giudizio complessivo:
@@@1/2

mercoledì 26 novembre 2014

Scusate se esisto: recensione del film con Paola Cortellesi e Raoul Bova



Ridere e far riflettere, riprendendo e mescolando tematiche già trattate ampiamente sia al cinema che alla televisione: Scusate se esisto pur con un ritmo altalenante fra rallentamenti ed accelerazioni è una commedia divertente e, nel complesso, abbastanza riuscita.  Il film è uscito nelle sale il 20 novembre 2014 e può contare su una Paola Cortellesi in piena forma ed un Raoul Bova che presta il corpo asciutto e muscoloso ad un personaggio forse un po' troppo sulle righe ma che alla fine risulta spalla ideale per la Cortellesi. 
La trama ordita da Riccardo Milani è disposta su due piani che si intrecciano più volte: accanto alla narrazione delle vicende di Serena Bruno (Paola Cortellesi), giovane architetto abbruzzese rientrato in Italia dopo anni di studio ed ottimi risultati raggiunti all'estero, ad un certo punto si aggiunge quella di Francesco, ristoratore divorziato dopo aver raggiunto la consapevolezza della propria omosessualità. Se il filone narrativo principale affonda le radici su basi solide, su tematiche su cui riflettere, quello secondario tratta con eccessiva comicità, sfociando nel macchiettismo, un tema che avrebbe meritato approccio differente come quello del rapporto fra un padre gay ed il proprio figlio.
Fra risate e gag effettivamente ben riuscite, nonostante la presenza di alcune divagazioni, il tema principale resta quello della difficoltà da parte delle donne di emergere in alcuni contesti lavorativi troppo maschilisti, accanto all'altro attore non protagonista della pellicola,  il complesso architettonico del Corviale, mega struttura dormitorio alle porte di Roma che fa parte di quei progetti mai completati e mal riusciti tipici degli anni '70 divenuti subito esempi di estremo degrado (le vele di Scampia a Napoli ne sono un altro triste esempio).

Se a parte del cast è affidato il ruolo di spalle comiche involontarie ( gli amanti di Francesco ed i famigliari abbruzzesi di Serena in particolare) e come tali son poco caratterizzate, più delineate sono le figure che appartengono al mondo dell'architettura, fra giovani sfruttati,  donne costrette a nascondere gravidanze o a recitare il ruolo di comprimari loro malgrado,  dipendenti obbligati per compiacere inconsciamente al proprio capo a recitare ruoli non loro (il gay che si  finge grande conquistatore di donne, il tifoso del Napoli che ogni mattina grida forza Juve, etc.).

La Cortellesi nel complesso piace, mentre Raoul Bova  nei panni del gay che cerca sul web amanti da incontrare non è del tutto credibile.
Oltre ai protagonisti, il cast può contare su una valida Lunetta Savino, nei panni della segretaria dell'architetto proprietario dello studio (Ennio Fantastichini), nonché su Cesare Bocci.  Fa un'apparizione anche Stefania Rocca, che del resto aveva recitato diretta da Milani con Ivan Cotroneo come autore anche nella serie tv Tutti pazzi per amore.


Giudizio complessivo: @@@ 1/2

lunedì 17 novembre 2014

Doraemon il film: recensione per piccoli cinefili


Doraemon, il gatto spaziale, ha accompagnato generazioni di bambini, in epoche profondamente differenti fra loro.  Quello uscito nelle sale cinematografiche italiane il 6 novembre 2014 è in realtà il TRENTACINQUESIMO lungometraggio che ha come protagonista Nobita Nobi ed il suo amico del XXII secolo Doraemon, il primo realizzato in 3D in una sorta di bignami cinematografico  della serie a cartoni animati.  A differenza degli altri lungometraggi, facilmente reperibili su youtube, nè più nè meno versione estesa delle classiche storyboard che han come protagonisti Nobita, Gian, Sueno e Shizuka,  "Stand by me " (questo il titolo originale del film) riassume in poco più di un'ora e mezzo la storia d'amicizia fra il fannullone Nobita e Doraemon, a partire dal primo incontro fino al momento dei saluti e dell'addio, con un finale abbastanza differente dall'anime, passando per tutti i ciuski più famosi, dal copter alla dokodemo porta, alla macchina del tempo.
Non sarà certamente un capolavoro, ma è il classico film che piace ai bambini, aiutato da una buona grafica, non particolarmente esasperata, adatta al target di pubblico e facilitata dalla morbidezza dei tratti originali dei personaggi creati dal duo Fujiko Fujio (gli stessi autori di un altro cult per i bambini italiani degli anni '80: Carletto il principe dei mostri).   

Per l'adulto, al di là del tuffo nel passato (chi ha figli piccoli in buona parte ha conosciuto Doraemon nella versione televisiva negli anni '80 e l'ha riscoperto in questi anni), è interessante notare come i registi abbiano voluto conservare l'orizzonte temporale della serie originale, basata su un manga scritto a fine anni '60 e comunque ambientato a fine anni '70.  I bimbi del film giocano ancora per strada, i telefoni sono a gettoni e non c'è traccia di computer o telefonini.  Parimenti alla serie originale,  gli anni 2000 visitati dal giovane protagonista sono forieri di un futuro ultratecnologico, comune a tante serie animate e non degli anni '60-'70 per le quali gli anni 2000 sarebbero stati ultra-futuristici e fantascientifici, con automobili volanti e comunicazioni senza fili. 

Il giudizio dell'adulto in questo caso lascia spazio a quanto notato in sala: bambini di diverse età silenziosamente presi e compresi nel seguire la storia dei loro beniamini vintage. 
Giudizio per piccoli cinefili: @@@@   (per adulti: @@1/2) .

venerdì 31 ottobre 2014

Trent'anni fa moriva il grande Eduardo

Eduardo e Totò in Napoli Milionaria - da wikipedia

Trent'anni fa, il 31 ottobre 2014, se ne andava il grande Eduardo de Filippo, uno dei più grandi esponenti della letteratura italiana del XX secolo, forse il più grande drammaturgo italiano del secolo breve. 
Figlio illegittimo di Eduardo Scarpetta (creatore del personaggio Felice Sciosciammocca ed autore della celebre opera teatrale "Miseria e Nobiltà") e fratello dei pur grandi Titina e Peppino,  Eduardo fu superbo nel descrivere una Napoli che stava rapidamente sparendo e che la guerra avrebbe cambiato definitivamente.  

Dopo la morte del grande drammaturgo, per anni fu difficile rivedere le sue opere dal vivo, se non riprodotte in televisione, in quanto solo pochi volevano cimentarsi con la sua sovrastante figura al teatro. Fortunatamente da qualche anno diversi bravi attori hanno ricominciato a portare a teatro le opere del grande drammaturgo napoletano.

domenica 26 ottobre 2014

Blue Jasmine: recensione del film di Woody Allen con Cate Blanchett (2013)


E' troppo semplice riassumere in pochissime parole la straordinaria interpretazione di Cate Blanchett: "da Oscar".  Diretta da Woody Allen, l'attrice australiana offre il meglio di sè al punto da guadagnarsi, meritatamente, l'ambita statuetta.
Scrivono in tanti, giustamente, che Woody Allen riesca a far esprimere al meglio quelle attrici che lui elegge come muse: in Blue Jasmine la Blanchett rischia di giganteggiare e sopravanzare persino lo svolgimento narrativo della trama, con i suoi sguardi, con la mimica e la perfetta interpretazione di una donna nevrotica, facendo passare in secondo piano tutto il resto.

Jasmine e Ginger sono due sorelle non di sangue (entrambe adottate dalla stessa famiglia) che vivono agli antipodi l'una dall'altra: la prima in lussuose dimore, l'altra in una semplice abitazione di periferia,  Jasmine accanto ad un uomo ricchissimo ed affascinante,  Ginger prima sposata con un muratore e poi fidanzata con un meccanico.   L'intero filone narrativo si snoda, del resto, fra continui flashback in un coast to coast fra la New York dove la protagonista aveva passato anni fatti di agiatezza, di aerei privati, di enormi gioielli e mega ville, e la San Francisco dove vive Ginger e dove Jasmine si reca per superare un momento difficile. 
Antitetiche in tutto (una bionda, l'altra mora, una tiratissima a lucido, l'altra più che acqua e sapone),  l'occhio cinico e sapiente di Allen porta lo spettatore a conoscere a ritroso nel tempo la storia delle due protagoniste, svelando un particolare per volta, evidenziandone pian piano i difetti, rendendo consapevole pian piano lo spettatore della vera essenza delle due protagoniste. Alla fine del racconto sarà il cinismo a prendere il sopravvento: la vita senza aspirazioni, semplice e normale sarà da preferire a quella fatta di apparenza, di finzione, di ricchezza sparata in primo piano e forse quel "buco" di casa di Ginger sembrerà meno insignificante e quel fidanzato così rozzo, cafone ed ignorante, non sembrerà così male.
Il cinismo di Woody Allen raggiunge l'apice nel descrivere le falsità e le mezze verità che reggono di fatto la vita di buona parte di protagonisti e comparse, nel far notare attraverso lo svolgimento della trama che le vittime possono in realtà essere carnefici e che non tutto è come appare a prima vista, facendo risultare vincenti o, più correttamente non perdenti, quelle figure secondarie che allo spettatore a inizio narrazione erano apparse quasi come insignificanti, lodando quasi la mediocrità (più correttamente la mediocritas latina, non necessariamente dispregiativa) dell'americano medio.


Non è un caso che le tre nomination all'Oscar 2014 siano state per miglior attrice protagonista (la Blanchett), miglior attrice non protagonista (la Hawkins), miglior sceneggiatura originale (Allen). La Hawkins, in particolare, è una grande spalla per la Blanchett. 
Probabilmente ci sono meno risate amare del solito, in quanto gesti e parole della nevrotica Jasmine spingono più alla riflessione che alla risata.
Giudizio complessivo: @@@@ 1/2
Da vedere per la straripante interpretazione di Cate Blanchett

nota bene

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