lunedì 31 maggio 2010

Che fine hanno fatto i Morgan? - recensione e trama del film con Hugh Grant e Sarah Jessica Parker

Che fine hanno fatto i Morgan? è una commedia che ha per protagonisti Hugh Grant e Sarah Jessica Parker, e riesce, pur essendo costruita sopratutto sulla bravura e la fama dei due principali interpreti,  in alcuni momenti, a sprazzi, a risultare divertente ed apprezzabile.  Lo spunto narrativo consiste nel prendere  due rampanti newyorkesi, in crisi come coppia ma di grande successo nel mondo  del lavoro, e scaraventarli nel bel mezzo del nulla, in un'ideale paesino distante da tutto e da tutti in pieno Wyoming, stato interno americano famoso sopratutto perchè al suo interno c'è il parco di Yellowstone, in cui erano ambientate le storie di Yoghi e Bubu.  Dopo un avvio non esaltante del film, in cui nè Hugh Grant nè Sarah Jessica Parker riescono a dare il meglio di sè, stentando fra stereotipi di loro personaggi già visti in passato,  la pellicola prende una direzione diversa appena ci si allontana da New York, a causa del fatto che i coniugi Morgan, essendo unici testimoni di un omicidio, entrano, loro malgrado, nel programma protezione testimoni.
Il forte contrasto fra la vita frenetica e tecnologicamente avanzata della Grande Mela ed il ritorno forzato alle origini, senza computer o tv via cavo, creano i presupposti per spunti comici e discrete performance personali dei singoli protagonisti. Il lieto fine è garantito ed a tratti si ride, grazie sopratutto alla verve comica di Hugh Grant. 
Di seguito è enunciata parte della trama
Paul e Meryl Morgan sono marito e moglie, separati da alcuni mesi a causa di un tradimento di lui e dello stress nervoso di lei causato dalla difficoltà ad avere figli, sono testimoni involontari dell'omicidio di un cliente di lei, immobiliarista talmente nota da apparire sulle copertine delle riviste., personaggio sotto certi aspetti fin troppo simile a quello interpretato nella nota serie TV.    Il necessario allontamento, insieme alla nuova identità a loro fornita,  li porterà a cercare se stessi in un paesino di frontiera, distante anni luce dai rumori e dalle luci della grande metropoli e l'incontro con la coppia sceriffo - vicesceriffo Clay ed Emma, così uniti nel loro essere sotto certi aspetti ruspanti e rustici, farà sì che i due possano alla fine ricongiungersi sentimentalmente, fra una corsa campestre - in sostituzione del classico giro del Central Park - ed incontri più o meno divertenti con la gente del posto.  Il lieto fine, dall'arresto del criminale fino alla soluzione di tutti i problemi  ed all'aumento, tanto atteso, del numero di componenti familiari, è scontato. 
Buona, come sempre del resto, è la prestazione di Hugh Grant, anche se non sempre riesce ad essere originale ed a eliminare quella sensazione di "già visto" di alcune sue espressioni,  sensazione che invece non abbandona mai Sarah Jessica Parker, troppo donna in carriera alla "sex and city" per calarsi davvero in un  personaggio differente.  Simpatiche sono le figure di contorno, dalla brava Mary Steenburgen, vista di recente in Ricatto d'amore, ai divertenti caratteristi Sam Elliott  e Wilford Brimley (visto in Coocon).
Il film nel suo complesso è vedibile, a patto di aver fatto cadere la scelta su una pellicola che non ha pretesa di impegnare lo spettatore ma semplicemente di intrattenerlo per meno di due ore, senza noia e con qualche sorriso.
Va segnalato che per questa interpretazione Sarah Jessica Parker ha ricevuto una nomination ai poco ambiti "Razzie" Awards.

Film adatto ai bambini e ragazzini in quanto sono assenti sia iturpiloquio che scene violente o di sesso.  Gli argomenti trattati non sono particolarmente impegnativi nè necessitano di spiegazioni preventive. 

Giudizio sintetico: @@ 1/2

Visto al Martos Metropolitan, sala 2: sala di dimensioni medio/piccole con schermo grande, anche se non super, adatto alla dimensione della sala.  
Va segnalato che a oltre due mesi dalla riapertura del multiplex, non è ancora possibile pagare con carta di credito o bancomat e che il servizio di prenotazione (e non di acquisto) on line o via sms è spesso difettoso. Ci sono margini di miglioramento che andrebbero colmati quanto prima.

giovedì 27 maggio 2010

Il concerto: recensione, trama e trailer del film con Melanie Laurent

 
locandina del film
Il film "Il Concerto", uscito nei cinema italiani il 5 febbraio, programmato  a Napoli in sole due sale,  è stata  una delle sorprese di inizio 2010,  in quanto è stato presente nelle sale cinematografiche italiane per oltre un mese.   Questa pellicola rientra  in quella nicchia di racconti che hanno il doppio pregio di far divertire e commuovere il pubblico, coinvolgendolo per l'intera durata della pellicola, senza mai farlo annoiare. Probabilmente si tratta del miglior film visto dal sottoscritto negli ultimi mesi. Il regista rumeno Radu Mihaileanu riesce ad affrontare una tematica difficile come quella legata alle deportazioni nei campi di confino ed alle condizioni di ebrei e gitani nella Unione Sovietica di Breznev, ovvero dell'ultima Russia pre-Gorbaciov, con una delicatezza tale da rendere la tristezza solo un contorno. L'amore e la passione per la Musica sono il tema principale, tenue filo di unione che unisce ancora, a trenta anni dalla propria disfatta, quasi cinquanta uomini, ridotti, da grandi musicisti che erano, a svolgere i lavori più umili a causa dell'ostracismo imposto dal regime.  Il protagonista principale, Andrei Filipov, interpretato dall'attore caratterista Alexei Gouskov, appare nella scena iniziale mentre ascolta le prove dell'orchestra, dagli spalti, con una scopa in mano ed il carrello dei rifiuti, divenuto l'addetto alle pulizie del teatro che un tempo riempiva per essere andato contro le rigide regole impostegli, non volendo licenziare dalla propria orchestra i tanti musicisti ebrei. Riuscirà con diversi espedienti e un po' di fortuna a riprendere le bacchette in mano ed a tornare agli allori di un tempo.
Di seguto è svelata parte della trama
Un fax, un semplice fax, un invito da parte del teatro le Chatelet inviato all'orchestra del Teatro Bolshoi  di Mosca, cambierà la vita di quest'uomo e lo porterà a ricomporre in sole due settimane la propria orchestra, cercando uomini scomparsi da decenni e che da anni non avevano più potuto metter piede in un teatro, trattati come nemici del regime e reietti. Fra un giro su una sgangherata ambulanza, una danza gitana,  un matrimonio  in stile "antico impero romano" di un mafioso russo e qualche ricerca in ambienti più o meno curiosi, la prima parte del film, corrispondente all'incirca alla prima ora, è un susseguirsi di incontri che portano lo spettatore a ridere grazie ad attimi di comicità pura ancor prima che a riflettere.  Diverso è il taglio e l'impronta che il regista ha voluto dare alla seconda parte del film, in quanto, una volta riunito il gruppo, riaffiorano anche quei sentimenti da troppo tempo sopiti, nascosti dietro una bottiglia di vodka o in uno scatolo della soffitta. Malinconia ed emozioni sovrastano gli aspetti leggeri e gli spunti di riflessione su una realtà quasi mai trattata al cinema, ovvero di come venivano esclusi dalla società o nei casi peggiori inviati nei gulag (o a "svernare" in Siberia quando questi non esistevano più) quanti erano considerati avversi al regime, per etnia, religione o cultura, sono molteplici.
Dall'arrivo a Parigi in poi  il ritmo diventa  infatti meno frenetico, meno repentino ed il compito di alleggerire le scene resta nelle mani dell'impresario ed ex nemico del protagonista, presente per cercare di recuperare un ricordo del passato, quello dei fasti dell'internazionale comunista e di distruggerne un altro, quello del giorno in cui fermò l'orchestra di Filipov e, davanti al teatro pieno, spezzò le bacchette al direttore.  La memoria dei colleghi ed amici morti  e la condizione degli attuali, incapaci a prima vista di riprendere lo strumento in mano, naturalmente comici nella loro goffaggine,  confluiscono e si annullano nella figura di Anne-Marie Jacquet, eterea e perfetta violinista solista, legata inconsapevolmente al destino ed alla vita di tutti gli altri sin dall propria nascita.  Il finale, sulle note del Concerto per orchestra e violino di Tchaikovsky, svelerà alla protagonista il proprio passato e riconsegnerà al maestro ed alla sua apparentemente sgangherata compagnia un giusto presente ed un inimmaginabile futuro.
Se il protagonista, nel ricomporre la propria orchestra in giro per Mosca è alla ricerca dell'armonia e della perfezione, anche lo spettatore è preso completamente dal film, da questa ricerca dei singoli elementi, che a prima vista difficilmente potranno andare a creare qualcosa che si avvicini solamente ad un'opera corale, ma che pian piano si amalgamano fra loro fino a creare un unico, emozionante, corpo - d'orchestra- nelle scene finali.  Ottima è l'interpretazione della brava Melanie Laurent, vista pochi mesi fa in Bastardi senza Gloria, capaci e validi sono i tanti caratteristi che compongono l'orchestra, ognuno dei quali ha una parte più o meno comprimaria durante le due ore di durata della pellicola.  Il film ha ricevuto sei nomination ai premi Cezar, gli Oscar francesi.


Giudizio sintetico: @@@@@

Sono assenti scene di violenza e di sesso, non c'è traccia di turpiloquio, ma, per le tematiche trattate, che presuppongono la conoscenza di alcuni capitoli della storia, il film non è  consigliato per i bambini, anche se non vi sono motivi tali da considerarlo non adatto.

Visto al cinema Filangieri, sala 1, alle 16.10, orario in cui non è prevista la assegnazione automatica dei posti. Sala grande, posti comodi, schermo grande ed audio buono.

Il trailer

Questa recensione, in versione non aggiornata, è presente anche qui

martedì 25 maggio 2010

Sherlock Holmes: recensione del film con Robert Downey Jr e Jude Law


Uscito nelle sale cinematografiche nel dicembre 2009, lo Sherlock Holmes interpretato dal sempre bravissimo Robert Downey Jr  si avvicina molto all'originale creato dalla penna di Sir Arthur Conan Doyle , anche se esteticamente l'immagine dell'investigatore è di gran lunga differente dall'attore di origini irlandesi.  Incredibilmente attento ai particolari, abilissimo nel riuscire a risolvere qualsiasi caso attraverso processi puramente deduttivi, dal carattere  particolare, dipendente da droghe ed esperto di arti marziali, in perfetto connubio spirituale con l'amico e collaboratore di sempre Dott. Watson, Sherlock Holmes ha ancora oggi fan in tutto il mondo, fra giovani ed anziani.
Il burrascoso passato di Downey Jr avrà sicuramente favorito una interpretazione davvero apprezzabile, sopratutto nei momenti in cui il regista del film, Guy Ritchie ex- Ciccone, focalizza l'attenzione sugli aspetti bui e nascosti della psiche del protagonista, così come più di una volta l'indole da "Iron Man" fuoriesce nei duelli fisici, un po' troppo presenti in vari punti delle diverse indagini.  Nani e giganti, baronetti e sguatteri, massoni e ladre famose, il quadro della Londra di fine '800 è completo, ben fatto, sopratutto quando ci si sofferma sui panorami visti dall'alto del Tower Bridge ancora in costruzione.  La battaglia fra la paura generata dall'ignoranza e dal timore di pratiche magiche e la profonda convinzione del protagonista che con il ragionamento deduttivo si possa trovare una risposta a qualsiasi enigma sarà chiaramente l'argomento di buona parte del film... alla fine, come si può immaginare, la ragione prevarrà sull'irrazionale ed il grande detective troverà, come sempre, una soluzione agli enigmi a lui sottoposti.  Apprezzabile Jude Law nel ruolo di Watson e molto credibile Mark Strong nel ruolo del cattivo Lord Blackwood.


Film adatto ai bambini, a parte qualche scena un po' violenta. Non vi sono scene di sesso nè sangue.

Giudizio complessivo del film: @@@@

Visto al cinema Martos Metropolitan, sala 5.  Sala grande, schermo grande, posti a sedere numerati e comodi.  Ancora non disponibile il pagamento tramite bancomat o carta di credito (dicembre 2009)

Questa recensione è presente anche qui

lunedì 24 maggio 2010

Happy Family: recensione e trama del film di G. Salvatores con Fabio de Luigi

Happy family, ultimo lavoro di Gabriele Salvatores,  racconta  in maniera irreale la genesi di un film attraverso le parole e le idee di uno sceneggiatore in erba.  Lo spettatore, già pochi minuti dopo l'inizio, comprende che il film che sta guardando altro non è che quello che il protagonista, interpretato da un bravo Fabio De Luigi, sta faticosamente completando al computer, un film la cui trama è ancora avvolta in parte nella nebbia e che viene interrotta dai dubbi e dai ripensamenti dello sceneggiatore.  Più volte la pellicola pare interrompersi a causa delle pause di riflessione di chi sta scrivendo la trama, più volte sono gli stessi protagonisti del film ad uscire dal computer ed a cercare di comprendere quale direzione stia prendendo la pellicola...  Fra la narrazione primaria, incentrata sulla figura dell'autore, e quella riguardante il film vero e proprio, i punti di incontro sono diversi ed a un certo punto le due storie sembrano curiosamente mescolarsi, creando un senso di incertezza in chi guarda, preso a comprendere dove il regista - quello vero - voglia andare a parare.  
Piacevole è la fotografia e l'ambientazione, dato che in ogni scena, in ogni stanza, è dominante una tinta, un tono, un colore, che avvolgono pareti e suppellettili, personaggi ed animali. La Milano descritta da Salvatores,  nei non rari momenti in cui la città stessa diventa protagonista  del film per immagini e suoni, è una metropoli multiculturale e multirazziale, piena di persone indaffarate a svolgere i più svariati lavori, fra il grigiore dei mezzi di trasporto immersi nella nebbia ed i colori dei tanti locali situati sui navigli, una città con tanti pregi e tante contraddizioni.   

domenica 23 maggio 2010

Green zone: recensione, trailer e trama del film con Matt Damon

In Green zone, uscito nelle sale americane il 12 marzo 2010 ed in quelle italiane il 9 Aprile, il regista Paul Greengrass dirige nuovamente Matt Damon, dopo i successi planetari degli ultimi due episodi della saga dell'agente Bourne.   Il film è ambientato in Iraq, nelle prime settimane della seconda guerra del golfo, ed ha come sfondo la ricerca delle famigerate armi di distruzione di massa, sulla cui presenza gli States erano tanto certi da motivare con questa argomentazione l'invasione dello Stato governato dal dittatore Saddam Hussein.   Greengrass, con una regia che segue concitatamente ogni azione bellica, grazie ad un sapiente utilizzo della telecamera a mano,  ma che si sofferma  in realtà solo su quanto accade nei palazzi di governo, affronta la guerra in Iraq con l'occhio di chi vuole sottolineare la differenza fra chi comanda dal quartier generale ed è sempre attento ai secondi e terzi fini, oltre che a "coltivare" in maniera adeguata l'opinione pubblica attraverso i media,  e chi, effettivamente sul campo, si trova ad affrontare, rischiando la vita propria e dei propri uomini, le difficoltà di una guerra. Emblematica, in tal senso, una scena in piena "green zone", la zona verde protetta e sicura corrispondente al quartiere dei palazzi di governo, con ufficiali, giornalisti e politici intenti a sorseggiare drink alcoolici su lettini e sdraio o in piscina.
La ricerca della verità per dare un senso ad una guerra ed a migliaia di vittime, l'amore per il proprio paese e la convinzione di essere in Iraq per salvare vite ancor prima che per motivi prettamente politici, porteranno il soldato Miller a scelte difficili e coraggiose, a scegliere la parte 'sbagliata', ovvero quella parte dell'opinione pubblica americana convinta che solo con l'aiuto degli Iracheni sarebbe stato possibile ricostruire l'Iraq, a cercare la trattativa con il nemico ancor prima che sparare, a svelare gli assurdi complotti e le verità negate da parte dell' Intelligence per coprire errori di valutazione enormi.
Il messaggio finale è nella bocca dell'informatore di Miller, un cittadino di Bagdad che alla propria patria ha già donato una gamba nella guerra con l'Iran,  che aiuta gli americani perchè convinto di poter aiutare il proprio popolo: il futuro dell'Iraq è esclusivamente nelle mani degli iracheni.
Come scritto anche in altri blog cinefili, la forza di questo film è un sapiente mix di realtà e finzione, un thriller che è anche action movie e che sposa alcune tesi complottistiche, prendendo spunto dal successo editoriale "Imperial Life in the Emerald City: Inside Iraq's Green Zone" di Rajiv Chandrasekaran. Come spesso accaduto nel recente passato, la tematica affrontata, che fa sorgere più di un dubbio sulla validità dei militari americani, una cui parte è decritta come menzognera e violenta, è risultata alquanto ostica al pubblico americano, che ha parzialmente disertato le sale cinematografiche, perdendo la visione di un film bello e godibile, ben sceneggiato e diretto.  Il film in USA ha infatti incassato poco più di 33 milioni di dollari.

Di seguito è svelata parte della trama.
Il protagonista, Roy Miller/Matt Damon, è un ufficiale dell'esercito americano la cui squadra è incaricata di cercare i luoghi in cui si suppone siano conservate o realizzate armi di distruzione di massa, armi chimiche o batteriologiche, sulla base di indicazioni fornite dall'intelligence. Negli uffici di comando si scontrano le direttive del capo dell'ufficio CIA a Bagdad, Martin Brown, interpretato da Brendan Gleeson (volto noto per un paio di partecipazioni nella saga di Harry Potter)  e quelle del responsabile delle operazioni Clark Ploundstone, interpretato da Greg Kinnear. Se il primo insiste affinchè venga favorita la nascita di uno stato iracheno cui possano partecipare anche personaggi di spicco della precedente amministrazione, il secondo è per la creazione di un apparato di governo che di fatto faccia a meno dei sunniti a favore di curdi e sciiti, proponendo di mettere a capo dello stato un ex profugo americanizzato da decenni. In questo scenario si svolge l'azione delle pattuglie incaricate di cercare armi pericolose. Soldato valido ed idealista,  Miller non riesce a comprendere come mai ogni soffiata riguardante le armi chimiche si rivela fasulla, come mai il comando sia tanto sicuro della fondatezza delle dichiarazioni fornite da un presunt informatore.  Con l'aiuto di un cittadino iracheno e di alcuni membri della propria squadra, appoggiato da Brown ed osteggiato da Ploundstone e dalla sua, violenta, unità speciale, Miller cercherà la verità, incappando nei tranelli della politica e scontrandosi con la cattiveria e le bugie di parte dell'apparato militare.  Il finale è da vero action movie e lascia ampiamente intendere da che parte sia il regista.



Buona, come sempre in questi casi, l'interpretazione di Matt Damon. Credibili nel ruolo sia Greg Kinnear che Brendan Gleeson, che risultano essere ottimi comprimari. Valida la prova, nel ruolo del cittadino iracheno che aiuta il protagonista, di Khalid Abdalla.

Giudizio sintetico: @@@@

Film non adatto ai bambini per le tematiche affrontate e le scene di guerra.

Film visto al Martos Metropolitan, sala 7. 

Il trailer:

sabato 22 maggio 2010

è complicato: recensione, trailer e trama del film con Meryl Streep, Steve Martin ed Alec Baldwin

L'ultimo lavoro di Nancy Meyers, è complicato (it's complicated), fa parte delle commedie incentrate sull'amore a cinquant'anni, tanto amato da Hollywood negli ultimi anni, probabilmente a causa dell'età anagrafica di buona parte delle star del cinema americano. Il triangolo amoroso vede ai tre vertici artisti del calibro di Meryl Streep, la cui interpretazione le è valsa una candidatura ai Golden Globes 2010, Alec Baldwin e Steve Martin,  da poco visti come presentatori della cerimonia Oscar 2010.  E' evidente che un trio del genere garantisca al contempo qualità alla pellicola e spunti comici notevoli, così come è evidente che spalmare la storia su due ore piene può sembrare leggermente eccessivo, con il rischio che alcuni passaggi possano risultare meno frizzanti ed alcune pause evitabili.
Di seguito è in parte enunciata parte della trama del film.
 La storia è incentrata su Jane e Jake Adler, due ultracinquantenni  di Santa Barbara divorziati da oltre dieci anni,  realizzati nei propri rispettivi lavori - lei è proprietaria di un ristorante / caffetteria, lui è un avvocato -, con tre figli, che, per una serie di casualità si trovano da soli, a New York, seduti su due sgabelli al bar di un hotel, in attesa di festeggiare la laurea dell'unico figlio maschio.  Con l'aiuto di qualche bicchiere di troppo i due protagonisti si ritrovano a rinverdire i fasti di un tempo nella stanza d'hotel ed a diventare, loro malgrado, al contempo divorziati ed amanti.
 L'inversione dei ruoli,  al di là dell'aspetto irreale ed a tratti fantascientifico nella società odierna, con la donna "attempata" che ruba il marito alla "giovane e bela" e diventa così l'amante del proprio ex marito, genera una serie di equivoci ed eventi che sostengono il film e garantiscono al pubblico attimi di puro divertimento. 
Al contempo il contrasto fra l'armoniosa famiglia di origine di  Jake/Alec, con i figli ormai grandi e quella attuale ,con la moglie che istericamente cerca una nuova gravidanza ed il figlioletto di questa che tende a comandare a bacchetta il patrigno,  diverte il pubblico e offre spunti sia di riflessione che di  ilarità.
L'entrata in scena di Steve Martin, che da architetto con il compito di ristrutturare la casa di Jane/Meryl si trasforma presto in comico corteggiatore, completa la pellicola. 
Pur essendo assicurato il lieto fine, trattandosi di una commedia leggera, va sottolineato che durante la visione del film sono due i "finali" previsti dallo spettatore, in quanto si confrontano  la necessità e la voglia da parte di chi ne è uscito anzitempo di ricostruire il gruppo familiare, con tutte le consuetudini ad esso legato, ed il desiderio di riappropriarsi della propria vita e di credere nella possibilità di rivivere esperienze d'amore dopo un matrimonio fallito. 
Le due ore passano abbastanza velocemente ed ottima, come sempre del resto, è l'interpretazione di Meryl Streep, che non abbandona i fornelli dopo Julie&Julia e dà vita ad un personaggio credibile nelle proprie debolezze e proprie indecisioni.  Alec Baldwin riesce a scherzare con la propria stazza e Steve Martin è una valida spalla per gag comiche e momenti di riflessione, come sempre dai tempi di Roxanne.   Divertente e valida è l'intepretazione di John Krasinski, uno dei protagonisti della serie tv "The Office", il quale non  sfigura dinanzi ai tre mostri sacri protagonisti.
Il film è vedibile nel suo complesso ed in un paio di scene si ride a crepapelle

Giudizio globale: @@@

Film adatto ai bambini in quanto non vi sono scene particolarmente spinte nè presenza di linguaggio volgare e scene violente. E' evidente che probabilmente un pubblico troppo giovane si potrebbe annoiare, nonostante gli spunti comici. 

Visto al Martos Metropolitan, sala 3.  La sala, come già scritto più volte, è ampia, comoda, con posti riservati ed ottimo audio e video.  L'unica pecca del Metropolitan al momento è l'impossibilità di utilizzare bancomat o carte di credito... pagare solo in contanti è qualcosa di anacronistico.

Il trailer:

giovedì 20 maggio 2010

Matrimoni ed altri disastri (Fabio Volo e Margherita Buy): recensione e trama (2010)


Matrimoni ed altri disastri  è il classico film italiano in grado di riempire le sale di spettatori richiamati sopratutto dai nomi del cast. La regista, Nina di Majo, al terzo lavoro di rilievo, prova ad affrontare il tema dell'inevitabile equazione matrimonio = disastro narrando la storia di un matrimonio e tanti disastri che avvengono ruotando attorno a  una ricca famiglia fiorentina, i cui componenti sono tanto fortemente caratterizzati da essere fra loro contrastanti, fra professori universitari, ex piazzisti televisivi, attrici e personaggi più o meno equivoci.
Va sottolineato, prima di procedere in qualsiasi direzione nello scrivere la recensione, che la forza del film sta quasi esclusivamente nella bravura della protagonista principale, una Margherita Buy sopra le righe che appare anche in qualche posa semi-sexy, e degli altri protagonisti.   Fabio Volo, in particolare, sembra sempre più a suo agio nel ruolo di attore piuttosto che nel solito suo essere "tuttologo - tuttofare -macchietta di sè".  
Al di là del contrasto fra matrimoni e disastri, va evidenziato che la regista tende a soffermarsi molto  sul confronto fra l'elite fiorentina acculturata e la tipologia da reality dei "giovani" (laddove per giovani si intende tutto quel che c'è al di sotto dei trentacinque) odierni, illetterati ancor prima che ignoranti, cafoni ancor prima che rozzi.
Durante la visione del film, saranno i primi ad apparire un po' troppo miopi e stereotipati, al di là dell'ampiezza di vedute di cui si fanno testimoni, mentre verranno riabilitati altri personaggi, troppo precocemente bollati dallo spettatore come vacui ed inutili. 

Di seguito è svelata parte della trama

Nanà (Margherita Buy) è una bella quarantenne single, con alle spalle una storia lunga e terminata in maniera tragicomica (il fidanzato decennale si fa prete).  Insieme all'amica Benedetta (Luciana Littizzetto) gestisce una piccola libreria in centro. La sorella di Nanà, Beatrice (Francesca Inaudi, vista in genere nel piccolo schermo), è in procinto di sposarsi con Alessandro (Fabio Volo), mal visto in famiglia in quanto palesemente cafone ed illetterato.  I genitori di Nanà (Massimo de Francovich e Marisa Berenson)   vivono in un enorme casale nella campagna fiorentina, hanno librerie vastissime ed un caminetto degno di un castello reale.  L'assenza della nubenda per motivi di lavoro - che poi si sveleranno non essere tali - ed il fatto che sia chiamata proprio Nanà, single da anni e con uno screensaver che sul pc le ricorda ad ogni connessione che non ha un rapporto con un uomo da oltre 650 giorni,  ad aiutare il futuro sposo nelle pratiche matrimoniali ( lista nozze, bomboniere, etc.) faranno scattare diversi meccanismi e nuove dinamiche, creando i presupposti affinchè vi siano scene comiche e momenti di riflessione, legati sopratutto al fatto che le apparenze, come spesso accade, contribuiscono a creare un'immagine della realtà (in tal caso della trama) distorta.   Durante la visione del film, attraverso lo sguardo ed i pensieri della protagonista principale, il mondo risulterà capovolgersi e quel che sembrava essere bianco, probabilmente era da sempre nero e viceversa.  Quella che sembrava una famiglia felice e solida, in realtà basava le proprie fondamenta su una serie di menzogne, che verranno svelate oltre la metà della visione, quel che sembravano essere  certezze nella coppia dei futuri sposini, ovvero la serietà della sposa e l'attitudine all'essere allegro e farfallone dello sposo, si dimostreranno inesatte, sopratutto quel che Nanà pensava di sè, ovvero di essere nè bella nè attraente,  sarà completamente sfatato in via graduale, secondo un percorso di incontri a tratti curiosi, che faranno rendere conto alla protagonista di essere piena di corteggiatori diversissimi fra loro.

Nel suo complesso il film appare ampiamente visibile, grazie alla ottima interpretazione della Buy, che riesce a sopperire ad alcuni punti deboli della trama e della sceneggiatura.  Buone le performance sia della Littizzetto che di Fabio Volo,  piacevoli le interpretazioni dei tanti personaggi di contorno che animano la famiglia protagonista della storia, dallo pseudo regista che bivacca seminudo in casa di Nanà, allo spasimante con l'alitosi, all'intellettuale-operaio interpretato da Mohammed Bakri.

Giudizio sintetico: @@@

Film visto al Martos Metropolitan, sala 3.
Al di là del fatto che ancora oggi non è possibile effettuare pagamenti con carta di credito o bancomat (cosa assurda), va segnalato che - per quanti fossero abituati ad usufruire di questa comodità - le casse aprono nel pomeriggio e non più di mattina, come in passato.

Film non adatto ai bambini per diversi temi trattati  e per la presenza di scene sexy.

mercoledì 19 maggio 2010

Il cacciatore di ex: recensione, trailer e trama dell'ultimo film con Jennifer Aniston

Ne "il cacciatore di ex",  che ha come protagonisti principali Jennifer Aniston e Gerard Butler, il regista Andy Tennant (Ann and the king) mescola diversi generi, aggiungendo, a quella che fondamentalmente è una commedia romantica, spunti presi da "road movie" e film polizieschi.  La buona riuscita del film ed il conseguente successo al botteghino ( in USA ha incassato oltre sessanta milioni di dollari) sono però fondamentalmente dovuti alla bravura ed alla simpatia della Aniston e di Gerard Butler, che giocano al gatto con il topo, fra attimi di ilarità, momenti romantici e gag ben riuscite.  Quel che lascia sinceramente perplessi è proprio la storia, con ben tre differenti filoni narrativi, così distanti fra loro e non sempre facilmente riconducibili ad una stessa trama.

Di seguito è svelata parte della trama

Jennifer Aniston interpreta Nicole, rampante giornalista di successo sempre a caccia di nuovi scoop,  che si ritrova ad essere ricercata in quanto non presente ad un'udienza di tribunale che la vedeva imputata, per un motivo curioso che verrà svelato durante la proiezione.  Gerard Butler è Milo, ex marito di Nicole, ex poliziotto, attualmente cacciatore di taglie per conto di un garante di cauzioni in tribunale.  Accanto a loro ruotano una serie di personaggi secondari, tutti intenti, per un motivo o l'altro, a cercare di trovare o catturare i due protagonisti , da una città all'altra, attraverso i casinò di Atlantic City e luoghi  curiosi come un centro tatuaggi molto alternativo, un golf club molto esclusivo ed un motel dedicato agli sposini.  Fra goffi colleghi innamorati, allibratori inviperiti, poliziotti corrotti ed amici più o meno affidabili, sembra che tutto contribuisca a creare acredini nella ex-coppia più che a favorirne un riavvicinamento.  Il finale è abbastanza prevedibile e l'happy end è garantito.

Clicca qui per vedere il trailer.

giudizio sintetico: @@@

Film adatto ai bambini in quanto sono assenti sia scene di sesso che realmente violente.

VIsto al cinema "The Space" cinema (ex - Med) di Fuorigrotta, sala 10. Il nome è nuovo, andrebbe rinnovato notevolmente anche il cinema: la tappezzeria delle poltrone in sala era sporca e logora ed in più punti apparivano le imbottiture gialle degli schienali. Il luogo non vale il prezzo del biglietto, pari a quello pagato in altri multiplex di gran lunga meglio tenuti.

Io & Marilyn: recensione e trailer del film di Leonardo Pieraccioni (in uscita il 19 maggio su DVD)


Come facilmente intuibile dal titolo, questa recensione  è dedicata ad uno dei film "natalizi" usciti nel dicembre 2009, dal 19 maggio 2010 in DVD: Io e Marilyn di Leonardo Pieraccioni.
Pur essendo un prodotto studiato appositamente per il pubblico natalizio, in cerca di risate facili e difficilmente propenso ad elucubrazioni mentali, bisogna  ammettere  che i 96 minuti di proiezione scorrono fluidi, senza noia e che la pellicola nel suo complesso risulta discreta e "vedibile".
L'espediente "Marilyn", ovvero la comparsa del fantasma della bella ed indimenticata attrice americana in seguito ad una curiosa seduta spiritica, è ottimo spunto per il regista sia per creare situazioni comiche che costringono lo spettatore ad una facile risata, sia per analizzare in maniera forse un po' più profonda di quanto accada nei "soliti" suoi film, lo stato d'animo del protagonista, toscano puro e "sfigato" come in quasi tutti i film dell'attore/regista e, come sempre, dal nome abbastanza improponibile. 
Fra le novità proposte risulta simpatica e riuscita l'accoppiata inedita Luca Laurenti - Massimo Ceccherini,  buona la prestazione di Rocco Papaleo, oltre a quella del protagonista. Discreta, con qualche volgarità di troppo la prova di Biagio Izzo.  Una delle novità, rispetto a lavori passati, è proprio nella presenza forte di coprotagonisti che in molti casi rubano la scena ai "soliti" personaggi pieraccioneschi: buona parte delle gag riuscite risulta avere come protagonisti i personaggi secondari, lontani dai soliti stereotipi fiorentini e toscani.
Il confronto fra il circense, atletico e spavaldo napoletano ed il "tecnico delle piscine" fiorentino, abituato ad una vita "classica" è ben riuscito, offre spunti comici e dà la possibilità al regista di inserire anche qualche nota di "morale", volta a ricordare quanto sia più difficile affrontare la vita quotidiana rispetto ad affrontare le fauci di una tigre, fra l'altro mansueta più di un gattino.

Giudizio: @@

Film adatto ai bambini, non sono presenti scene violente o di nudo. Va segnalata qualche volgarità di troppo, in dialetto napoletano o fiorentino.

Una nota doverosa riguardante la sala cinematografica: il film è stato visto in sala 4 dell'appena riaperto Martos Metropolitan, rinato dopo otto mesi dalle ceneri del Warner Village Metropolitan. Non sono stati fatti particolari lavori di ristrutturazione, il cinema risulta praticamente lo stesso di pochi mesi fa, con l'unica differenza data dalla sparizione - ovvia-  di tutte le raffigurazioni dei personaggi dei cartoon Warner Bros.  La sala risulta essere comoda e lo schermo grande, i posti sono numerati e preselezionati all'atto della vendita del biglietto. Ad oggi non era ancora possibile pagare con carta di credito o bancomat, mentre il sito internet, già attivo, prevede la possibilità di prenotare via web o via sms, previa iscrizione, ma da un primo controllo sembra che il servizio sia ancora in "fase di rodaggio" e non completamente funzionante.  Un ritorno, comunque, notevole per Napoli, essendo il Metropolitan il miglior cinema presente in città, per qualità dei servizi e collocazione geografica.

Ps
il trailer

martedì 18 maggio 2010

Julie & Julia: recensione del film con Meryl Streep

Due donne, una passione, tanti punti in comune, distanti fra loro cinquanta anni.
Julie e Julia è  la storia di due donne che nella passione per la cucina hanno trovato non solo uno scopo ma anche un mezzo per migliorare la propria vita.
Ispirata a due storie vere, tratto da un libro la cui autrice è anche il personaggio protagonista del film, la trama ripercorre la strada verso il successo di due donne, Julia del 1949 e Julie del 2002, attraverso una serie di ricette di cucina francese.  Julia, interpretata magistralmente da Meryl Streep, che qui ritrova come partner Stanley Tucci (Il Diavolo Veste Prada), è Julia Child, personaggio stranoto negli States, in quanto uno dei primi e più famosi volti della TV anni '60, pressochè sconosciuta da noi. Julie, interpretata dalla brava Amy Adams, che colpevolmente  mi ricordo aver visto solamente nel disneyano "Come d'incanto" ma che in realtà ha già ricevuto due nomination all' Oscar, è Julie Powell, aspirante scrittrice e funzionaria governativa (anche lei), diventata famosa per il suo blog di cucina, poi diventato un libro, dedicato a Julia Child nel quale raccontava la sua personale sfida di cucinare le 524 ricette presenti sul libro-bestseller della Child in 365 giorni, a dispetto della linea e della difficoltà di reperire ingredienti di cucina francese nel Queens. 
Entrambe le protagoniste si affacciano sui fornelli per evadere e fuggire alle problematiche legate alla vita quotidiana, entrambe le protagoniste scopriranno per caso di amare la cucina. 
I due percorsi narrativi procedono quasi paralleli, con punti di incontro legati esclusivamente dal desiderio da parte di Julie di incontrare l'oramai anziana Julia.  
Nonostante l'argomento sia un po' "ostico" per il pubblico italiano che nulla sa delle vicende della protagonista, questa commedia, grazie sopratutto alla bravura delle due protagoniste,  risulta piacevole da guardare, amabile, da gustare ed assaporare piatto per piatto. 

Giudizio complessivo:  @@@@

Visto al Delle Palme, sala 2 ( sala piccola, schermo piccolo, posti scomodi)

Trailer:


Robin hood con Russel Crowe di Ridley Scott: recensione e trama (2010)

Narrare le gesta di Robin Hood rappresenta una sfida per qualsiasi regista, dato che tanto si è scritto e tantissimo si è visto sull'eroico arciere che rubava ai ricchi per dare ai poveri.  La trasposizione cinematografica proposta dal duo Ridley Scott - Russel Crowe, nuovamente insieme dopo i tanti successi degli ultimi anni, a partire da Il Gladiatore fino ad arrivare a Nessuna verità, passando per Un' ottima annata e American Gangster, aggiunge interessanti tasselli a quanto già visto nel passato.    Il regista del primo Alien, evitando di soffermarsi sugli aspetti classici della leggenda di Robin Hood ed affrontando la storia partendo dal principio, in una sorta di narrazione sul come sia nata la leggenda,  riesce a rendere originale un racconto che tutti gli spettatori, all'ingresso nel cinema, sono convinti di conoscere a menadito, in modo tale da creare sia l'attesa che la suspence necessarie per una pellicola che tratta di gesta epiche ed al contempo non previste per quanto riguarda una storia arcinota.


Di seguito è descritta parte della trama

L'arciere Robin Longstride fa parte dell'esercito di Riccardo I cuor di leone che, rientrando dalla crociata, si attarda nelle campagne francesi saccheggiando i castelli dei nobili transalpini.  Re Riccardo appare come un guerriero che ha perso lo smalto di un tempo, ma che non esita a comandare qualsiasi azione di battaglia, partecipando in prima linea assieme ai propri cavalieri.  
I dieci anni di assenza, la reggenza da parte dello scapestrato fratello Giovanni,  i numerosi balzelli necessari per sostenere l'onerosa campagna militare hanno ridotto l'Inghilterra tutta e Nottingham in particolare, allo stremo.
La morte del re Riccardo, in circostanze curiose ad opera di un'improvvisato arciere, durante uno degli ultimi assedi prima di attraversare la Manica ed una promessa fatta ad un cavaliere, Robert Loxley, in punto di morte stravolgeranno  la vita di Robin e dei suoi amici, dando loro la possibilità di costruirsi un futuro alternativo a quello a loro destinato e di tornare in patria.  La frase incisa sulla spada del cavaliere defunto,  "rise and rise again until lambs become lions", ribellarsi e ribellarsi ancora finchè gli agnelli diventeranno leoni, tormenta il protagonista in quanto sembra rappresentare qualcosa del passato suo e di un padre che non vede da quando era bambino e costituisce la cerniera che lega le diverse parti della narrazione.  L'incontro con Sir Walter Loxley e con la moglie del defunto cavaliere, lady Marian,  trasformerà radicalmente la vita di Robin,  che riuscirà ad illuminare gli aspetti bui del proprio passato e che assumerà l'identità del defunto Robert e contestualmente diventerà Robin Hood per difendere i poveri dai soprusi degli sgherri del re.  

Il film nel suo complesso è piacevole da vedere e le quasi due ore e mezza scorrono veloci e senza pause.  Le ricostruzioni dell' Inghilterra medievale sono ben realizzate e grande attenzione è stata data alla cura dei particolari, sia per quanto riguarda i costumi che per quanto riguarda le scene di vita quotidiana.  Le scene di guerra sono ovviamente ben realizzaate, con una citazione abbastanza evidente a "Salvate il soldato Ryan" per quanto riguarda la scena dello "sbarco" dei francesi sulla costa inglese.   Buona l'interpretazione di Russel Crowe, pienamente a proprio agio in un ruolo sotto certi aspetti simile a quello interpretato ne Il Gladiatore,  ottima l'interpretazione di una Kate Blanchett che riesce a trasmettere allo spettatore tutte le difficoltà di una Lady Marian che da nobile deve reinventarsi governante e contadina, nonchè spadaccina.  Fra i comprimari, buona  l'interpretazione di Mark Strong, nuovamente "cattivo" dopo essere stato avversario di Robert Downey Jr nel recente Sherlock Holmes e quella di Max Von Sydow, il padre Merrin de L'esorcista, nel ruolo dell'anziano e cieco Sir Walter Loxley.

Giudizio complessivo: @@@@


Film non adatto ai bambini per alcune scene violente durante gli scontri in battaglia


Visto al Modernissimo, sala1.  La sala è grande ed i posti risultano abbastanza comodi. Lo schermo è grande.  Difetto notevole della sala è la presenza al piano di due soli wc, uno per sesso.

Questa recensione, con leggere modifiche,  è presente anche ne "Il laboratorio di Fabrizio Reale"

Nemico Pubblico: recensione del film con Johnny Depp e Christian Bale

Siamo nella Chicago anni '30: anche se l'era dell'oro di Capone è oramai tramontata, la città è ancora sede di grandi traffici criminali e meta preferita dei gangster più famosi. Basato su una storia vera, quella del famoso John Dillinger, nemico pubblico numero uno della polizia di Chicago, famosissimo fra la gente al punto da essere quasi ammirato come un novello Robin Hood,  "Nemico Pubblico" affronta le tematiche classiche del gangster movie e descrive, seppur velocemente e senza far perdere il filo conduttore della storia  allo spettatore,  mafia, malcostume e corruzione,  vizi ed abitudini degli Stati Uniti anni '30.
Il film si  inserisce nel filone dei "gangster drama", ammiccando ad antiche pellicole con Clark Gable - in alcune scene "al cinema" si proietta Manhattan melodrama" -, soffermandosi sulla figura del nemico pubblico numero uno  quel tanto che basta per mettere a fuoco il personaggio del bello e dannato, rapinatore gentiluomo e dedicando ai comprimari un giusto numero di fotogrammi, tali da permettere allo spettatore di delinearne la conformazione caratteriale senza allontanarsi dal filone narrativo principale. 
  Buona la prova di Johnny Depp, ovviamente adattissimo al ruolo, discreta la prestazione di Christian Bale, così come quella di  Marion Cotillard, vista in "Un'ottima annata" e premio Oscar per aver interpretato Edith Piaf in "La vie en rose".

giudizio complessivo: @@@

Visto al Modernissimo, sala 1: sala grande, schermo super e posti comodi
Giudizio in breve:  E' un film da vedere, a parte una sparatoria a mio avviso un po' troppo lunga  le due ore e 20 minuti scorrono rapide e senza alcun attimo di noia. 
BAMBINI:  Non adatto ai bambini per presenza di scene violente,  alcune sparatorie descritte con realismo e scene di percosse.

Una nuova avventura: un blog dedicato alle recensioni dei film

A distanza di quasi nove mesi dalla nascita del laboratorio napoletano, ho deciso di creare questa sorta di spin off dedicata al mondo del cinema, in quanto le tante recensioni realizzate in questi mesi, che verranno riproposte in versione riveduta e corretta, meritano più spazio ed è ora che il sottoscritto provi a cimentarsi con un blog monotematico.  Verrà dato spazio anche ai film già usciti ed ai trailer dei film in uscita.  Spero di riuscire a realizzare questo ulteriore progetto.

A presto

Fabrizio



nota bene

Questo sito non rappresenta una testata giornalistica, in quanto viene aggiornato senza nessuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge nr. 62 del 7/03/2001.
L'autore dichiara inoltre di non essere responsabile dei commenti inseriti nei post, nemmeno se il commento viene espresso in forma anonima o criptata.
Le immagini ed i video presenti nel blog provengono dal web e quindi valutate di dominio pubblico. Se i soggetti o gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione o per qualsiasi violazione di copyright, non avranno che da segnalarlo e l'autore provvederà alla rimozione immediata.