sabato 29 gennaio 2011

Il discorso del re: recensione e trama del film candidato a 12 premi Oscar con Colin Firth


Anticipato da 12 nomination agli Oscar 2011, è uscito in Italia oggi 28 gennaio "Il discorso del re" (titolo originale The King's speech), pellicola anglo-australiana diretta da Tom Hooper incentrata sulla figura di re Giorgio VI.  
Nelle quasi due ore di proiezione, grazie anche ad una trama ben congeniata, lo spettatore segue con attenzione il percorso di crescita  del secondogenito del re d'Inghilterra Eduardo VII, Albert, impegnato nella lotta contro un carattere fin troppo timido e remissivo ed una balbuzie pronta a manifestarsi ad ogni evento pubblico in cui sia chiamato a parlare. 
Tom Hooper, pur non allontanandosi mai dal canovaccio offerto dalla realtà storica dei personaggi, riesce a fare entrare lo spettatore nella vita del duca di Windsor, a dare il materiale adatto affinchè possa analizzarne la  psiche, scoprirne i lati più reconditi del carattere, grazie sia ad un continuo ricorso a primi piani ed alla ricerca dei particolari del corpo che meglio possano manifestare le incertezze del futuro re, sia soprattutto grazie a quella che altrove è stata definita la migliore performance in assoluto di Colin Firth.

Negli ampi saloni dei palazzi reali, per le strade di una Londra piovosa ma affascinante, nei palazzi popolari di una periferia già  densamente abitata,  vi  è sempre dovizia di particolari e descrizioni, senza che nulla sia realmente lasciato al caso, sia esso uno scomodo e piccolo ascensore di un palazzo popolare o l'eccessivo sfarzo dei banchetti organizzati da David appena divenuto re Eduardo VII.  Particolare attenzione è stata data anche a costumi e trucco in modo tale che lo spettatore, sopratutto quello anglosassone, potesse facilmente riconoscere i personaggi principali ancor prima che questi parlassero: la famiglia reale intera, compresa la discussa Wallis Simpson, è stata infatti perfettamente caratterizzata.
Perfetta è la descrizione del complesso rapporto che Giorgio VI ha con l'utilizzo della radio, impaurito da quella macchina in grado di trasmettere la sua voce a tutta la popolazione ma conscio del ruolo fondamentale che questo avrebbe avuto per la figura del re e per la nazione in generale.  Da figura muta e presenzialista, il re d' Inghilterra era chiamato infatti ad entrare nelle case di tutti i suoi sudditi attraverso la radio, a parlare, a confortare la popolazione nei momenti bui ed a caricarla affinchè potesse uscirne. 

Colin Firth interpreta in maniera magistrale Giorgio VI, riuscendo a dare uno spessore inatteso al personaggio del secondogenito di Giorgio V, timido e balbuziente, in grado poi di affrontare le proprie paure ed i propri limiti per il bene della nazione ancor prima che per se stesso.  Eccezionale anche Geoffrey Rush (già candidato all'Oscar in passato per Shakespeare in Love e Quills la penna dello scandalo, conosciuto anche dai più giovani per aver interpretato il pirata Barbossa nella trilogia de I pirati dei Caraibi)  nei panni del logopedista australiano dai metodi alternativi. Più che buona anche la performance di Helena Bonham Carter (recentemente apprezzata regina di cuori in Alice nel Paese delle meraviglie di Tim Burton). Che tutti e tre i principali interpreti del film siano stati candidati all'Oscar non è un caso.  

Davvero piacevole e perfettamente adatta la colonna sonora,  bella la fotografia.  Anche se probabilmente il bottino finale di Oscar non sarà elevatissimo (delle sette candidature ai Golden Globe il film ha "portato a casa" solo il premio consegnato a Colin Firth per la migliore interpretazione in ruolo drammatico), si tratta al momento del miglior film uscito in Italia nell'attuale stagione cinematografica. 
E' un peccato, ma su questo argomento ci sarebbe da discutere non poco, che il film, nonostante le dodici candidature all'Oscar, sia stato distribuito in poco più di 160 sale cinematografiche disseminate sull'intero territorio nazionale. 

Giudizio complessivo: @@@@@1/2

Di seguito è descritta parte della trama.  Il trailer è stato precedentemente pubblicato qui

Il duca di Windsor Albert, Bertie per la famiglia, è persona riservata, timida e balbuziente allorquando doveva tenere discorsi in pubblico.  Dopo aver provato le soluzioni proposte da diversi medici e logopedisti, su richiesta della moglie decide di recarsi nello studio di un logopedista di origini australiane, Lionel Logue, il quale, con metodi poco ortodossi ed alternativi, proverà a dar al futuro Giorgio VI la forza necessaria per vincere sia la paura che la balbuzie. 


Un riferimento a questa recensione verrà pubblicato anche nel laboratorio napoletano

venerdì 28 gennaio 2011

Pina: trailer ed introduzione al film documentario di Wim Wenders su Pina Bausch

Ricevo e volentieri pubblico un intervento di Daniela Persico di Incontrollabilmente io riguardante il film-documentario " in 3D "Pina" di Wim Wenders dedicato alla figura dell'artista tedesca Pina Bausch. Il film  (Pina, Dance, dance, otherwise we are lost il titolo completo) verrà presentato fuori concorso al prossimo festival di Berlino. Quanto segue è stato originariamente pubblicato nel blog Incontrollabilmente Io

Ballare, ballare o essere perduti, questo il titolo del semi-documentario in 3D del regista Wim Wenders, dedicato alla coreografa, danzatrice, sublime artista tedesca, Pina Bausch.
Il film, girato in 3D perché, a giudizio di Wenders, due dimensioni non riuscivano a rendere la forza dei movimenti e dell'energia della Bausch, parteciperà, come film fuori concorso, all'imminente 61° Festival Internazionale del cinema di Berlino 2011, in programma dal 10 al 20 febbraio prossimo.
Progetto dalla lunga gestazione, nato dall'iniziale collaborazione tra lo stesso regista e la poetessa del teatro-danza, Pina Bausch, il documentario aveva subito un arresto per l'inattesa morte della coreografa tedesca.

Philippine Bausch, nata e cresciuta in Germania, ha legato strettamente il suo nome a quello del  Tanztheater, il teatro-danza - del quale è stata l'inventrice - che prevede l'inclusione nella danza della parole e più in generale di elementi meramenti recitativi, trascendendo, dunque, i normali mezzi espressivi, tanto della danza moderna quanto di quella classica.
La sua formazione avvenuta, sia in Germania, sia negli Stati Uniti presso la prestigiosa Julliard School of Music, la porterà ben presto ad esibirsi presso i principali teatri mondiali, con compagnie di altissimo profilo, come, ad esempio, il New American Ballet e il Metropolitan Opera.
Ma è il suo lavoro come coreografa a rappresentare il punto più alto della sua produzione artistica.
pina-bausch.
Dalle collaborazioni con musicisti del calibro di Purcell, nascono opere immortali, come "Café Muller", risalente alla fine degli anni '70, in cui la Bausch esprime a pieno le tematiche che le saranno proprie: la distanza tra l'uomo singolo e la società, la libera interpretazione in chiave personale ed intimistica di ogni passo e movimento per ogni danzatore, la critica sociale verso il consumismo sfrenato e spersonalizzante. 
Amatissima dal pubblico e da larghissima fetta della critica, Pina Bausch, pur insignita di numerosissimi premi e riconoscimenti, ha dovuto, però, pagare spesso lo scotto di contestazioni per le proprie coreografie, considerate da parte del mondo della danza troppo innovative ed eccentriche. 
Pina Bausch, strappata al mondo del cultura e della danza a soli sessantanove anni da un male incurabile, rivive adesso in "Pina - dance, dance, otherwise we are lost", intensa opera del grande Wim Wenders che è un inno d'amore all'immensa, sofisticata, immediata arte della danzatrice tedesca.





*le immagini utilizzate sono presenti in rete e come tali ipotizzate di pubblico dominio. Se così non fosse, l'autore o chi ne detiene i diritti può contattarmi per richiederne l'immediata rimozione o l'inserimento della fonte.

giovedì 27 gennaio 2011

27 gennaio giorno della Memoria : l'epilogo de La Vita è bella per ricordare le vittime dell'Olocausto

Il cinema ha più volte affrontato con pellicole struggenti il dramma dell'Olocausto che sconvolse la vita di milioni di persone a causa delle assurde leggi razziali promulgate da Hitler e poi da Mussolini.  Le morti atroci di milioni di persone, ebrei, rom, omosessuali, trattati come cavie di laboratorio e come schiavi per il solo motivo di appartenere ad etnia, religione o gusti sessuali differenti rispetto a quelli proposti dalle folli idee di Hitler, nei campi di sterminio dovranno restare per sempre come monito per evitare che in futuro il mondo possa ripiombare in abissi simili.
Il 27 gennaio è il giorno della memoria,   chi scrive ritiene d'obbligo lasciare un segno anche qui e non solo sul suo blog principale, con chiaro riferimento cinematografico, affinché chi non ha vissuto direttamente il dramma dei campi di concentramento possa ricordare e non debba mai cadere l'oblio sul tentato sterminio degli ebrei.

La scena scelta è lo struggente epilogo del film "La Vita è bella" di Roberto Benigni.  Il sacrificio di un padre non fu vano... 

mercoledì 26 gennaio 2011

La vita è meravigliosa (1946): recensione del capolavoro di Natale di Frank Capra


E' indubbio che gli americani, grande popolo pieno di contraddizioni, abbiano nel corso del secolo scorso contribuito a creare un'aura ancora più magica intorno al Natale, grazie a musiche, canzoni e film come La vita è meravigliosa, indubbiamente uno dei più bei film natalizi di sempre, di ottima qualità, con grandi attori e un grande regista.  
In "It's a wonderful life" Frank Capra descrisse attraverso la storia di George Baley (interpretato da un eccezionale James Stewart, candidato all'Oscar come migliore attore protagonista per la performance) un quadro di un'America divisa fra i sogni dei giovani - la casa, il lavoro, la lotta alla povertà - e certe figure della finanza fin troppo simili all' Uncle Scrooge (zio Paperone nella versione italiana) creato dalla matita di Carl Barks per Walt Disney, il tutto condito dalla magia del Natale, dalla presenza dell'intervento divino attraverso la figura entrata nell'immaginario comune dell'angelo Clarence, un angelo di seconda classe, ancora senza ali d'ordinanza.
La bella sceneggiatura, la trama ordita in maniera perfetta, permettono allo spettatore di compenetrarsi nel ruolo di George, giovane ed intelligente, sempre pronto a mettere in secondo piano le aspirazioni personali ed i sogni pur di aiutare il prossimo, sia questi un elemento della propria famiglia, un amico fraterno o un semplice conoscente.  Altruista e filantropo, proprio nel momento del maggior bisogno, quando per la prima volta verrà preso dallo sconforto per una vita che sembra definitivamente crollare, allora verrà preso sotto braccio da un angelo bonaccione e curioso.

Eccezionale il cast, quasi interamente composto da attori che avevano vinto o avrebbero vinto di là a pochi anni l'Oscar per le proprie performance.  Oltre a James Stewart figuravano anche, fra gli altri, Thomas Mitchell (lo zio Billy), Lionel Barrymore (il sig. Potter), Henry Travers (l'angelo Clarence), Donna Reed (Mary Bailey).

La vita è meravigliosa è forse il miglior film natalizio mai realizzato, un capolavoro indimenticabile.

Giudizio complessivo: @@@@@@

martedì 25 gennaio 2011

Il discorso del re: trailer del film in uscita con Colin Firth, Geoffrey Rush e Helena Bonham Carter

Forte delle 12 nomination all'Oscar 2011 arriva nelle sale cinematografiche italiane il 28 gennaio 2011 Il discorso del re (The King's Speech).  Il regista Tom Hooper dirige Colin Firth, Geoffrey Rush e Helena Bonham Carter raccontando la timidezza e la riservatezza di un re, Giorgio VI, alle prese con problemi di balbuzie e la metodologia poco canonica con cui un logopedista lo aiutò a superarla. 

Il film, dopo aver trionfato al Toronto Festival e dopo il premio dato a Colin Firth ai Golden Globe per miglior attore in un ruolo drammatico, è in gara agli Oscar  per miglior film, miglior regia, migliore attore protagonista, miglior attore non protagonista, migliore attrice non protagonista, miglior sceneggiatura originale, miglior scenografia, miglior fotografia, migliori costumi, migliore montaggio, migliori musiche, miglior montaggio effetti sonori. Di fatto Il discorso del re ha sbaragliato tutti gli altri film e si presenterà alla cerimonia degli Oscar fra i favoriti e con il record annuale di nomination ricevute.

Ecco il trailer del film:

domenica 23 gennaio 2011

Qualunquemente: recensione e trama del film con Antonio Albanese (Cetto la Qualunque)


E' uscito nelle sale cinematografiche italiane il 21 gennaio 2011 l'attesissimo  "Qualunquemente" in cui Antonio Albanese, insieme al regista Giulio Manfredonia, ha portato sul grande schermo uno dei suoi personaggi televisivi più riusciti e famosi: Cetto la Qualunque. 
Come spesso accade per le pellicole sulle quali è riposta grande attenzione dei media -il film è stato preceduto da una vasta e sotto certi aspetti originale campagna pubblicitaria -  al termine della proiezione non pochi erano i volti un po' delusi da questo prodotto che sicuramente ha il pregio di far sorridere e riflettere.  Probabilmente il timore dello stesso Antonio Albanese legato al trasferimento di "Cetto" dal piccolo al grande schermo non era infondato: durante i quasi 100 minuti di pellicola non sono pochi i rallentamenti e le ripetizioni fra una scena riuscita ed un'altra. 
E' indubbio infatti che i tempi televisivi delle gag sono di gran lunga più ristretti e che la dilatazione necessaria per realizzare una pellicola della durata minima di 90 minuti abbia portato alla diluizione delle scene divertenti in una trama che sembra in più punti rabberciata e non sempre contribuisce a mantenere elevato il livello di attenzione delllo spettatore.

Se i primi minuti sono quelli maggiormente riusciti da un punto di vista strettamente legato alla comicità del personaggio La Qualunque, sono poi disseminati durante la narrazione diversi spunti di riflessione che rendono  chi guarda il film non poco triste dinanzi alla palese evidenza che realtà e finzione, purtroppo, si sovrappongono terribilmente.    Che Cetto la Qualunque in questi anni si sia nutrito delle defaiance politiche dei nostri rappresentanti è evidente, il passaggio dalla comicità ironica e satirica al puro sarcasmo avviene però ogniqualvolta vengono evidenziate prassi e nefandezze di certi piccoli imprenditori e politici locali strettamente legati alla malavita del proprio paese, sia questo collocato geograficamente nel profondo Sud o in  qualsivoglia paesino insospettabile del Centro o del Nord.  Si sorride amaramente guardando Cetto la Qualunque ostentare il proprio odio per le tasse, per il senso di responsabilità civico, per i monumenti del passato. Si guardano con tristezza senza più sorridere le scene legate agli imbrogli elettorali, dalle tribune stampa pilotate che tanto ricordano le guerre per il rispetto della par condicio elettorale, alla terribile prassi di pagare gli elettori affinché vadano al seggio, alla terrificante nefandezza, che purtroppo si narra avvenire come se fosse prassi, della trasformazione delle schede bianche in voti per Tizio o Caio.  Lo stesso Cetto alla fine, suo malgrado ed a sua insaputa, è marionetta in mano della malavita locale, che decide della sua candidatura ancor prima che costui sia rientrato in Italia e che sogna futuri a Roma per la sua marionetta.

E' paradossale che Albanese debba diventare una voce moralizzatrice in quest' Italia così abbandonata a sè stessa. E' forse questo sarcasmo fin troppo sbandierato il punto di forza ed il limite del film al tempo stesso. La sensazione che la pellicola sarebbe potuta diventare un bel film è evidente, la certezza che questo non sia avvenuto e che si sia trattato di un'occasione sprecata anche. 

Divertente anche se un po' ripetitivo Antonio Albanese, a suo agio nei colorati e coloriti panni di Cetto la Qualunque.  Curiosa e simpatica la performance di Sergio Rubini.  Volutamente volgari e rozzi tutti gli altri, dalla urlatrice moglie abbandonata agli amici di un tempo.  Fin troppo ridicolo Davide Giordano nei panni di "Melo".  Il film nel suo complesso raggiunge a mala pena la sufficienza.

Giudizio complessivo: @@@

Di seguito è descritta parte della trama

Rientrato dopo quattro anni di necessaria latitanza in Sud America, Cetto la Qualunque ritorna nella sua ben poco modesta dimora, scoprendo che nel frattempo il suo paesino è diventato oggetto di "mode" assurde, dal desiderio di legalità alla lotta all'abusivismo ed all'evasione fiscale.  Per salvaguardare i propri interessi  - una pizzeria costruita palesemente su area demaniale, dinanzi alla spiaggia e un villaggio turistico in costruzione su area archeologica,  su richiesta degli "amici" del paese decide di scendere in campo e di candidarsi a sindaco, fondando il PdP, partito "du Pilu". 

questa recensione verrà pubblicata in parte anche nel "laboratorio napoletano".

venerdì 21 gennaio 2011

Il profumo del mosto selvatico (1995): recensione del film con Keanu Reeves, Giancarlo Giannini ed Anthony Quinn


Esistono pellicole avvolte da un'aura  romantica magica, resa possibile dal difficile connubio fra una fotografia perfetta, un'ottima colonna sonora, una trama coinvolgente e la bravura dei protagonisti principali.  Il profumo del mosto selvatico, A Walk in the clouds il titolo originale, è un gradevole film romantico del 1995 che racchiude tutti i clichè del genere melò.
Con la doverosa premessa che le pellicole di tal genere possono risultare fin troppo melense, va scritto che le tante e diverse tematiche affrontate in questo remake di un film italiano del 1942 (Quattro passi fra le nuvole con Gino Cervi), la presenza di un cast di assoluto livello che mescolava grandi attori del passato e giovani promesse,  l'ottima fotografia in grado di trasformare i panorami agresti in dipinti degni dei macchiaoli contribuiscono a far sì che il film piaccia e non poco agli amanti del genere e possa risultare interessante anche per chi in genere non gradisce tale tipologia di pellicole.

Unica nota davvero negativa la solita cattiva abitudine dei "titolisti" italiani di stravolgere il senso dei titoli dei film stranieri, in modo tale che si debba passare da "Una passeggiata fra le nuvole" a "Il profumo del mosto selvatico".  In effetti il legame con la terra, l'amore verso la tradizionale gestione del ciclo dell'uva,  quel trattare la vendemmia con sacralità portano al centro della narrazione l'uva ed il vino, anche se la trama è principalmente ordita intorno alle vicende dei due giovani protagonisti, intenti entrambi a camminare sulle nuvole dei sogni per allontanarsi da una realtà indigesta e mal tollerata.
A differenza della pellicola originale, la versione di Hollywood vira più sul melò garantendo un lieto fine  inatteso degno dei migliori film romantici.

Punto di forza di questa pellicola, ben diretta da Alfonso Arau, è nel variegato cast, con un bravissimo Giancarlo Giannini nel ruolo del patriarca messicano ed Anthony Quinn in una delle sue ultime apparizioni sul grande schermo.  Accanto ad un ancora giovane Keanu Reeves, già proiettato nell'olimpo di Hollywood da  Point Break e Speed,  c'è la bella Aitana Sánchez-Gijón nei panni della giovane studentessa sedotta ed abbandonata dal proprio professore.

giudizio complessivo: @@@@

lunedì 17 gennaio 2011

Vallanzasca - gli angeli del male: trailer del film di Michele Placido con Kim rossi Stuart

Uscirà venerdì 21 gennaio 2011 Vallanzasca, gli angeli del male, atteso film di Michele Placido, giunto finalmente sugli schermi cinematografici italiani dopo un lungo periodo di pre produzione, con progetti abbandonati e riformulati, cambi alla regia e nel cast. Basato sulla storia di Renato Vallanzasca, criminale condannato a quattro ergastoli per una serie di efferrati delitti, sequestri e rapine, la pellicola è stata anticipata da numerose critiche riguardanti la figura del Vallanzasca descritta da Placido, a detta di molti fin troppo tenero nei confronti di un pericoloso criminale al punto da farne quasi un eroe romantico. Il film è ispirato all'autobiografia " Il fiore del male. Bandito a Milano".
Nel cast figurano Kim Rossi Stuart,  Filippo Timi, Paz Vega, Valeria Solarino, Moritz Bleibtreu.

Ecco il trailer del film:

venerdì 14 gennaio 2011

Femmine contro maschi: trailer del film seguito di Maschi contro femmine

Uscirà nelle sale cinematografiche italiane il 14 febbraio 2011 "Femmine contro Maschi", altra faccia della medaglia proposta dal regista Fausto Brizzi nel riuscito "Maschi contro femmine" uscito solo qualche mese or sono.  Il cast è in parte quello del primo film, con l'inversione fra i vari attori dei ruoli principali: i protagonisti di Maschi contro femmine hanno qui ruoli comprimari mentre coloro i cui personaggi erano solo abbozzati nel primo si ritrovano qui protagonisti.  E' diverso anche l'approccio, più improntato sul "maschio" il primo, spinto di più sul "femmina" il secondo. Nel cast, oltre a Fabio De Luigi, Giorgia Wurth, Nicolas Vaporidis, Giuseppe Cederna, Paola Cortellesi, Alessandro Preziosi, Paolo Ruffini, Carla Signoris, Lucia Ocone, hanno ruoli primari Claudio Bisio, Nancy Brilli, Luciano Littizzetto, Ficarra e Picone e Wilma De Angelis.

ecco il trailer del film: 

giovedì 13 gennaio 2011

Che bella giornata: recensione del film con Checco Zalone campione d'incassi


Che bella giornata, seconda fatica cinematografica di Luca Medici in arte Checco Zalone, ha sbancato i botteghini italiani incassando in appena una settimana di programmazione oltre 20 milioni di euro. Bissare il successo inatteso di "Cado dalle nubi" non era facile, eppure il comico lanciato da Zelig è riuscito  a strabiliare tutti nuovamente.  
Diretto nuovamente da Gennaro Nunziante, in che bella giornata il comico pugliese ripropone il suo personaggio, uomo qualunque di un'inettitudine ed ignoranza tali da far sembrare il ragionier Fantozzi uno scienziato di altri tempi.  L'Italia di Zalone è tristemente vera: la meritocrazia è una chimera e quel che conta davvero nella vita è avere un cugino o parente che occupa il giusto posto pubblico per sperare in raccomandazioni e spintarelle.  In quest'ottica non sono risparmiati nemmeno la Chiesa ed il clero, dato che buona parte degli strali di Zalone sono proprio per vescovi, prelati ed aspiranti sacerdoti, i quali tendono ad assumere i parenti degli amici delle perpetue ed a aiutare questo o quell'amico affinchè possa aspirare alle agognate promozioni.  In questo contesto si pone Checco Zalone, inetto a tal punto da non riuscire ad eseguire il più semplice ordine dei propri superiori, ignorante e zotico a tal punto da non comprende il reale valore delle opere d'arte che deve difendere.
Che il film non sia un capolavoro è chiaro e palese, che sia superiore per comicità ai recenti cinepanettoni e che, paragonato a questi, sia meno presente il turpiloquio è cosa evidente. Quel che forse stupisce è proprio il grande successo: è un film comico discreto, in parte riuscito, in parte un po' trascurato, nulla che faccia pensare a una pellicola da record.
Durante i quasi 100 minuti di proiezione si ride, spesso di gusto, sopratutto nella seconda parte del film. Se infatti i primi minuti non scorrono del tutto fluidi e mancano veri e propri spunti comici degni di tal nome, le scene migliori sono quelle del battesimo in Puglia, con tanto di festa paesana organizzata fra gli stretti vicoli di Alberobello, con un insolito Caparezza costretto suo malgrado a cantare "Non amarmi" o brani dei Ricchi e Poveri, cosa di per sè comica per un pubblico giovane che conosca lo spessore delle canzoni dell'autore pugliese.
Il dubbio da parte di chi scrive è per quanto possa ripetersi la stessa formula. Il primo film è stato un successo insperato, il secondo una conferma che ha raccolto già dopo una settimana ben più del primo, un terzo film sulla stessa falsariga del personaggio Zalone potrebbe risultare all'opposto ripetitivo e stancante. La vera prova di maturità per questo comico sarà pertanto cosa riuscirà a proporre nel prossimo futuro, forte dei successi attuali e ben conscio che la formula non potrà ripetersi all'infinito.

Piace Rocco Papaleo nei panni del padre di Zalone, cuoco militare impegnato nei territori in cui vengono inviate le missioni di pace. Buona la performance della bella Nabiha Akkari,  dal sapore di già visto il vescovo Tullio Solenghi. Nel cast figurano anche Ivano Marescotti oltre al già citato Caparezza nei panni di sè stesso.

Giudizio complessivo: @@@1/2

Di seguito è descritta parte della trama

Checco Zalone vive fuori Milano insieme alla propria famiglia, trapiantata da due generazioni in Lombardia dalla natia Puglia. Il sogno del giovane è quello di diventare carabiniere, per emulare le gesta di uno zio che ha costruito attraverso la divisa un piccolo feudo ad Alberobello, raccomandando gli amici, regalando materiale sequestrato ai ladri, imbrogliando qua e là.  Non essendo riuscito ad entrare nell'arma, grazie alla raccomandazione del parroco del quartiere, arriva al duomo di Milano per lavorare a servizio del vescovo. Appena costui si renderà conto delle reali qualità di Checco, al giovane neo assunto verrà dato l'incarico di controllare l'afflusso alla "Madonnina", in modo tale da mantenerlo lontano per quanto possibile sia da figure barbine nei confronti di chi si reca dal vescovo per udienza che dal rischio di danneggiare il patrimonio artistico del complesso museale ecclesiastico.  Eppure quella posizione così isolata attirerà l'attenzione di due fratelli maghrebini, intenzionati a vendicarsi con l'Italia distruggendone uno dei simboli.

Questa recensione verrà pubblicata anche nel laboratorio napoletano

mercoledì 12 gennaio 2011

Immaturi: trailer del film di Paolo Genovese con Ambra Angiolini, Raoul Bova, Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu

Dopo lo straordinario successo di pubblico de "La banda dei Babbi Natale", Paolo Genovese figura di nuovo dietro la macchina da presa nel film "Immaturi", commedia incentrata su un gruppo di trentottenni, ciascuno con le proprie bizzarrie e problematiche, obbligati da un cavillo burocratico a tornare sui banchi di scuola dopo venti anni per sostenere nuovamente l'esame di maturità.  Nel cast figurano Ambra Angiolini, Raoul Bova, Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Barbara Bobulova, Ricky Memphis, Luisa Ranieri e Maurizio Mattioli.  La pellicola uscirà nelle sale cinematografiche italiane il 21 gennaio 2011.

Il trailer del film

Cinemomenti di pura comicità: la lettera da Totò, Peppino e la malafemmina

Universalmente riconosciuta come una delle scene di maggior comicità dell'intera cinematografia italiana, la scena della lettera che vede protagonisti i grandi Antonio de Curtis (Totò) e Peppino de Filippo è forse una delle scene più note al grande pubblico dell'intero repertorio artistico di quello che fu ed è il "principe della risata". Il video è tratto da "Totò, Peppino e la malafemmina", film del 1956 che aveva per protagonisti, oltre ai sopra citati, anche Tony Renis e la bella Dorian Gray.  In una delle scene è eseguita anche la celeberrima canzone "malafemmina" scritta da Totò, ritenuta a ragione una delle più belle canzoni napoletane composte nel corso del secolo scorso.


Su wikipedia è disponibile il testo della lettera: 
« Signorina
veniamo noi con questa mia addirvi una parola che scusate se sono poche ma sette cento mila lire; noi ci fanno specie che questanno c’è stato una grande morìa delle vacche come voi ben sapete.: questa moneta servono a che voi vi con l'insalata consolate dai dispiacere che avreta perché dovete lasciare nostro nipote che gli zii che siamo noi medesimo di persona vi mandano questo [la scatola con i soldi] perché il giovanotto è studente che studia che si deve prendere una laura che deve tenere la testa al solito posto cioè sul collo.;.;
Salutandovi indistintamente i fratelli Caponi (che siamo noi) »
Su wikiquote è disponibile il testo del dialogo proposto nel video da youtube.

martedì 11 gennaio 2011

Yattaman - il film: trailer della pellicola in uscita nelle sale italiane

Portare al cinema un cult del mondo dei fumetti e dei cartoon anni '80 è sempre un'impresa ardua, ancor di più qualora il classico dell'animazione sia di provenienza nipponica. Se infatti per quanto accaduto per i fumetti americani, la trasposizione cinematografica ha spesso coinciso con un grande successo al botteghino, per anime e manga non sempre è andata bene, basti pensare al mediocre Dragon Ball Evolution. 
Uscito in Giappone nel 2009, anticipato in Italia stesso in quell'anno, in uscita nelle sale cinematografiche italiane venerdì 28 gennaio 2010,  Yattaman - il film sembra invece aver riscosso particolare interesse fra gli amanti del divertentissimo cartoon basato sulla lotta fra il bene e il male, fra i due valorosi Yattaman ed il fenomenale trido Drombo attraverso robot fantasiosi e finali comici. Non sarà facile riportare in una pellicola le gag, l'umorismo prettamente giapponese e quella morbosa attenzione verso la bella protagonista del trio Drombo che hanno fatto la fortuna dell'anime, imitato e copiato più volte nel corso degli anni.

Ecco il trailer:

martedì 4 gennaio 2011

Top blog cinema gennaio 2011: la classifica dei migliori blog di cinema stilata da wikio

Come consuetudine, ho il piacere e l'onore di pubblicare in anteprima esclusiva la classifica dei migliori blog di cinema di gennaio 2011 stilata da wikio. La Top Blog cinema di questo mese presenta immutate le prime posizioni, eccetto la quinta (cinezapping ha superato cinefestival).  Per quanto riguarda laboratorio di cinema, va segnalato che dopo alcuni mesi questo blog è nuovamente fra i migliori dieci blog cinefili italiani.  La classifica verrà a breve pubblicata anche nel "laboratorio napoletano". 

1cineblog
2Best Movie
3Il Cinemaniaco
4CineTivù
5CineZapping
6Cinefestival
7Attenti al Cine
8www.vivacinema.it
9Memorie di un giovane cinefilo
10Laboratorio di cinema: recensioni ed altro
11Le recensioni di robydick
12e al cinema vacci tu
13Friday Prejudice
14Book and Negative
15Eyes Wide Ciak!
16Cinema
17100cinema
18Al Cinema
19...ma sono vivo e non ho più paura!
20Cinema e TV

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