martedì 29 giugno 2010

Dorian Gray (2009) - recensione del film con Colin Firth e Ben Barnes


Trasferire su pellicola un classico della letteratura mondiale, letto e riletto, come il Ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, non è impresa da poco e con questa doverosa premessa mi accingo a recensire il film "Dorian Gray", uscito a fine 2009 nelle sale cinematografiche italiane .
Trascuro di entrare nei particolari della trama perchè immagino sia nota ai più, così come tralascio di soffermarmi sul confronto fra lo scritto di Wilde ed il film, confronto che rischierebbe di apparire impietoso.
Il regista Oliver. Parker tende a soffermarsi non poco - forse un po' troppo - sulle voluttuosità del protagonista principale, sui suoi vizi, sul suo passare, in un vortice di "piaceri" che aumenta velocità ad ogni giro, dalle timide carezze alle scene orgiastiche con madri e figlie, prostitute e prostituti, amanti di vario genere, razza, età e religione.
Ad ogni giro di vortice, ad ogni passaggio temporale, l'anima  di Dorian diventa sempre più putrida e lurida, a dispetto dell'aspetto esteriore sempre perfetto, mentre acquista sempre maggior peso agli occhi dello spettatore la figura del suo mentore, Henry Wotton, interpretato magistralmente da Colin Firth.
L'arrivo inatteso di una figura salvifica (la figlia di Lord Henry Wotton, interpretata da Rebecca Hall, vista nel recente passato in Vicky,Cristina,Barcelona)  scatenerà in Dorian una serie di rimorsi e nella trama quella scossa che porterà all'inevitabile confronto finale fra Dorian e lord Wotton, troppo prematuramente bollato dallo spettatore in sala come "diavolo tentatore", e sopratutto  fra il Dorian ritratto  ed il Dorian personaggio reale.
La scena conclusiva del film necessita di una rielaborazione successiva, potendosi prestare a diverse interpretazioni.
La descrizione accurata dei vicoli della decadente Londra di fine secolo diciannovesimo può sviare l'attenzione dal filone narrativo e far soffermare lo spettatore non sui protagonisti ma su alcune figure di contorno e su alcuni particolari dello sfondo.
Alcune scene un po' troppo  da "horror" forse potevano essere evitate, dato che nulla aggiungono o tolgono al film, che nel suo complesso è discreto e raramente annoia, mentre  è poco al di sopra della sufficienza il Dorian interpretato  da  Ben Barnes, noto sopratutto per aver dato il volto al principe Caspian. 

giudizio complessivo: @@@

Non adatto ai bambini per due scene di sangue e le scene di sesso.


Visto a Napoli, al cinema Filangieri, sala 1: schermo grande ma non immenso, posti  numerati e molto comodi, ottimo audio.

Il trailer:


Questa recensione è stata originariamente pubblicata qui.

venerdì 25 giugno 2010

l'Apprendista stregone (2010) - trailer del film in uscita ad agosto con Nicolas Cage e Monica Bellucci

una scena del film - fonte film.it

L'apprendista stregone... due parole che richiamano immediatamente alla mente scene di elefanti o scope che ballano ispirate da un Topolino vestito con una tunica rossa ed un cappello blu a punta costellato di stelle un po' stregone, un po' direttore di orchestra. L'apprendista stregone è il titolo nel nuovo film, una commedia che mescola fantasy, azione e romanticismo, prodotto dalla Walt Disney che si ispira apertamente al classico di animazione e che ha come protagonisti star del calibro di Nicolas Cage e Monica Bellucci. 
Nicolas Cage interpreta il ruolo di uno stregone che dovrà istruire in breve tempo il proprio apprendista interpretato da Jay Baruchel.
Il film uscirà nelle sale cinematografiche italiane il 18 agosto 2010.

Il trailer:

mercoledì 23 giugno 2010

Karate Kid (2010): il trailer del film campione d'incassi in USA con Jaden Smith e Jackie Chan

una scena del film (fonte IMDB.com)
A distanza di oltre 25 anni gli studios americani hanno riproposto un classico del cinema d'azione dedicato ai giovani: quel Karate Kid che fece esplodere negli States come nel resto del mondo la passione per le arti marziali e diede grande fama al protagonista, Ralph Macchio.  Karate Kid: la leggenda continua propone Jaden Smith, figlio di Willy Smith oramai giunto alla terza presenza in produzioni hollywoodiane, la prima da protagonista assoluto, al posto di Ralph Macchio e  Jackie Chan al posto di Pat Morita  e pare che questa ennesima riproposizione di grandi successi degli anni '80 sia piaciuta al pubblico americano, dato che in due settimane di programmazione il film ha già superato quota 100 milioni di dollari, secondo in classifica solo al fenomeno Toy Story 3.  Il film uscirà nelle sale italiane il 3 Settembre 2010.
Ecco uno dei trailer italiani in circolazione.



Per la cronaca, durante i primi allenamenti, al posto della famosissima "togli la cera, metti la cera" c'è, almeno a quanto traspare dal trailer, un simile "posa la giacca, metti la giacca".

martedì 22 giugno 2010

500 giorni insieme: recensione del film di Mark Webb con Joseph Gordon-Levitt


Chi si aspetta, leggendo il titolo, che 500 giorni insieme sia la classica commedia romantica di stampo hollywoodiano si sbaglia ed è proprio il regista ad eliminare ogni dubbio già a inizio proiezione.  500 giorni insieme è un film particolare, curato come raramente accade nelle pellicole che trattano di romanticismo ed amore, che ha ottenuto un ottimo successo al botteghino americano e diverse nomination e critiche favorevoli, a partire dal Sundance Festival durante il quale è stato presentato.
Il film narra dei 500 giorni durante i quali si articola la storia di amore fra i due protagonisti: Tom, laureato in architettura ma creativo dipendente di un editore di biglietti di auguri (scrive e disegna biglietti) e Summer (nella versione italiana è tradotta in "Sole" e si perde il gioco di parole ed il riferimento al titolo originale "500 days of summer"), assunta come segretaria del capo di Tom, che per scelta di vita rifugge i rapporti duraturi.  
La particolarità di questo film è quella di ripercorrere la storia di Tom e Summer secondo un filo logico a prima vista confuso, passando da un giorno all'altro del rapporto, attraverso continui flashback e flashforward, intervallati da una bella vista di un parco che attraversa le stagioni insieme a loro, allo scorrere avanti e indietro, saltellando da una stagione all'altra dei loro cuori, della numerazione progressiva dei giorni insieme. 

Nel rapido passaggio da un giorno all'altro, il regista si sofferma molto sui giorni in cui il rapporto sta prendendo forma e dedica solo veloci flash a quelli in cui questo si sta consumando, permettendo, piano piano, nonostante la narrazione non segua un filo temporale definito, allo spettatore di ricostruire pregi e difetti della coppia, comprendendo le ragioni dell'uno e dell'altra, i loro punti di forza e le loro debolezze, quello che realmente è e quello che appare agli occhi di una persona innamorata.  Per meglio comprendere quanto sopra scritto va sottolineato che dei fatidici 500 giorni insieme, i due si frequentano solo per  250-260 , esclusi i primi di corteggiamento e buona parte della seconda metà, in cui Tom cerca prima di riconquistare la propria amata e poi di farsene difficilmente una ragione del fatto che sia realmente e definitivamente persa.  Gli eventi e la saggezza inattesa della sorellina adolescente (personaggio che crea non pochi spunti divertenti) consentiranno al protagonista di riprendere possesso della propria vita e dei propri sogni, grazie anche e sopratutto al fallimento  annunciato fin dall'inizio di una storia di amore.
Originale, a tratti divertente e solo in alcuni punti un po' lento, 500 giorni insieme è un film che si può vedere e si fa vedere.  Va sottolineato che il regista Mark Webb approfitta del film per diverse citazioni ed omaggi: da scene che ci si aspetta di vedere in un musical, alla visione di piccoli spezzoni di capolavori come Il Laureato. Ottima la colonna sonora.

Giudizio complessivo: @@@ 1/2

Film adatto ai bambini per l'assenza di scene violente e di sesso. 


Il trailer:

domenica 20 giugno 2010

Bastardi senza gloria: recensione dell'ultimo film di Quentin Tarantino con Brad Pitt


Il cinema è la fabbrica dei sogni e come tale un regista può permettersi di riscrivere la storia, adattandola a proprio piacimento. Così fa Tarantino, che riscrive la storia della Seconda Guerra Mondiale a proprio uso e consumo, confezionando una capolavoro in sette  capitoli.  Bastardi Senza Gloria non è un film sulla Seconda Guerra Mondiale ma trae spunto dalla WWII per prendere strade paradossali ed alternative, che riescono a catturare l'attenzione e la curiosità dello spettatore.
A prescindere dalla presenza di Brad Pitt che nella coralità dell'opera non è un "prim'attore" ma semplicemente uno dei protagonisti,  il vero protagonista la cui interpretazione è già stata premiata è  Christoph Waltz, unico ad apparire in quasi tutti i capitoli e sulla cui figura lo spettatore si sofferma molto,  dalle prime scene fino al fotogramma che precede il "the end".  E' lui che fa da "trait d'union" fra le varie storie che si intrecciano durante la narrazione fino a creare una trama complessa che termina in uno stesso luogo. Buona la prova di Melanie Laurent.  

Giudizio:  @@@@@

Non adatto ai bambini/ragazzi  per scene violente e presenza di sangue a fiotti

N.B.  Questa recensione, pubblicata originariamente qui nell'ottobre 2009, modificata in minima parte, rappresenta l'esordio nel mondo delle recensioni cinematografiche da parte di chi scrive. 

mercoledì 16 giugno 2010

Chéri - recensione del film con Michelle Pfeiffer (2009)


Il film è ambientato nella Francia di inizio XX secolo, in piena Belle Epoque, nei saloni dei grandi alberghi di Parigi ed in  splendide dimore, all'interno delle quali le ultime cortigiane, negli anni che precedono la prima guerra mondiale, passano buona parte del loro tempo narrandosi a vicenda le esperienze dei bei tempi che furono e cercando, al contempo, sempre più giovani amanti per allontanare il momento in cui rendersi conto di essere passate.    In questo contesto si inserisce la storia d'amore fra l'affascinante cinquantenne Lea, bella e ricca cortigiana, ed il bel decadente diciannovenne Fred Peloux,  detto Cheri (interpretato da Rupert Friend), figlio di Madame Charlotte Peloux, anch'ella cortigiana.   Dissoluto e dannato, Chèri viene affidato dalla madre alle cure di Lea, affinchè questa possa erudirlo ed aiutarlo a crescere, ma, ben presto, i due diventano amanti, travolti da una passione che travalica la notevole differenza d'età.  Per sei lunghi anni Lea manterrà il suo giovane pupillo, finchè costui non tornerà nella dimora materna per organizzare il proprio matrimonio con una coetanea, ricca figlia di una terza cortigiana e da allora inizierà un lungo peregrinare per entrambi, alla ricerca della felicità perduta.
Questo film può piacere a chi ama i melodrammi in costume per gli altri risulterà essere abbastanza intuibile, poco emozionante e di poco spessore.  I pochi  spunti  di interesse offerti all'inizio si perderanno infatti in un ripetersi di scene già viste.
Forse l'unico, vero, punto di forza del film, insieme alla presenza della sempre affascinante e bellissima Michelle Pfeiffer, è la ricostruzione della capitale parigina di inizio secolo, fra i fasti dei grandi alberghi ed il lusso degli abiti delle signore.   Meritava forse maggiore spazio la sempre brava Kathy Bates.


giudizio complessivo: @@

Film non adatto ai bambini più a causa degli argomenti trattati (si parla pur sempre di cortigiane ed amanti.) che della presenza di scene realmente erotiche.

lunedì 14 giugno 2010

Oggi sposi: recensione del film di Lucini con Michele Placido, Luca Argentero e Filippo Nigro


Uscito nelle sale il 23 Ottobre 2009,  Oggi Sposi si colloca nella scia del successo al botteghino dei film corali alla EX e condivide con il film appena citato gli sceneggiatori.
Film italiano prodotto dall'americana Universal Pictures, Oggi Sposi è una commedia dalla trama semplice e per nulla avvincente, che si basa completamente su alcune gag e sulla qualità degli attori che vi partecipano.
Se ci si reca al cinema solo per distrarsi per un paio d'ore,  sperando di ridere un po', allora Oggi Sposi è un film adatto allo scopo: si ride, non di gusto forse e non in continuità, ma in alcuni casi si ride. 
Da segnalare la curiosa performance di Michele Placido, che si esprime al 90% nel dialetto della natia Puglia e la presenza nel cast di  Filippo Nigro (visto di recente in "Diverso da Chi?" e lanciato da Ozpetek anni fa), di tanti attori nostrani di chiara fama e delle belle di turno: la modella israeliana Moran Atias e la nostrana Gabriella Pession (nota sopratutto al pubblico televisivo per le fiction-tormentone fiume Capri e Capri 2).

giudizio sintetico: @@

Visto a Napoli al cinema Modernissimo, sala 2 ( sala di media grandezza, schermo medio)

Film adatto ai bambini

Questa recensione, senza modifiche recenti, è presente anche qui.

venerdì 11 giugno 2010

The NewMoon Twilight Saga: recensione del secondo capitolo della saga di Twilight

Doverosa premessa, prima di continuare nella scrittura del secondo capitolo della saga di Twilight, New Moon,  è che una recensione non può prescindere da un singolo, fondamentale, dato di partenza: se chi si appresta a recensire sia o meno in "target", se faccia o meno parte del "pubblico" a cui autori, scenografi e registi puntano. Appare evidente in tal senso che un ingegnere di 32 anni  non sia del tutto adatto a recensire un film che è stato un successo enorme al botteghino ed ha milioni di fan sparsi in giro per il mondo.
Se il primo capitolo della saga mi aveva lasciato perplesso, anche questo secondo film non smette di alimentare dubbi che mi assalgono riguardanti sia il modo di esporre alcune tematiche di sicuro interesse narrativa, sia la forse smisurata ed esagerata fama che hanno ottenuto i protagonisti della saga, al di là delle proprie doti recitative o delle proprie caratteristiche fisiche.
Bene e male, amore e odio, caldo e freddo, Paradiso ed Inferno, buoni e cattivi... questa seconda pellicola riaffronta e rimescola le stesse tematiche di base: la lotta fra il bene e il male, con riferimenti ad amori impossibili alla Romeo e Giulietta che diventano esplicite citazioni, con desideri suicidi da parte di chi pensa di aver perso l'amato e con apparizioni in più punti sia della copertina di un Romeo and Juliet che della declamazione di alcuni passi del dramma shakespeariano.
Tornando al target... il film nasce per colpire i giovani in quella fascia di età impossibile da decifrare che va dai 12 ai 16 anni... il cinema ne era pieno, forse strapieno, con tanto di appassionati sospiri ed applausi nelle scene "calde" (calde???? ) e commenti coloriti ai danni del co-protagonista di turno. Ciò nonostante, anche con gli occhi di un ragazzino sognatore, non sono riuscito a non sorridere nel pensare che in DUE film, oltre 240 ore di pellicola, in una saga cinematografica su vampiri, gli amanti passionali per eccellenza, non c'è una singola e sola scena degna della figura romantica del vampiro.
Una cosa che potrebbe funzionare è la contrapposizione fra la fredda rigidità  del vampiro Edward ed il calore ed esuberanza fisica del licantropo Jacob ma purtroppo il regista non sfrutta l'occasione e lascia che il confronto sia appena accennato. L'occasione per approfondire e far soffermare l'attenzione dello spettatore su una serie di figure interessanti  è persa: giusto il tempo per apprezzare qualche scena e si torna subito al glaciale clima di questi vampiri inceronati, un po' troppo simili a super eroi in stile X-men (c'è chi vede il futuro, chi legge nella mente, chi con uno sguardo provoca dolore, chi ha poteri straordinari di ripresa etc. etc. ) e un po' troppo distanti dai vampiri precedentemente portati sul grande e piccolo schermo. Peccato, perchè la figura del licantropo, che in questa saga non è l'uomo  che nelle notti di  luna piena, contro la propria volontà, si tramuta in un mostro, bensì lo spirito protettore e guardiano delle popolazioni native d'America, che, per proteggere il proprio territorio sacro o le proprie famiglie, si trasforma in lupo, animale forte, protettivo e "da branco", meriterebbe maggiore spazio ed attenzione.
 I paesaggi sono fantastici, sia le scene girate in Nord America, che quelle "nostrane", con la bella Volterra descritta attraverso le immagini dell'altrettanto piacevole centro storico di Montepulciano.
Il cast è discreto, buona la prova del "caldo" Taylor Lautner (Jacob) mentre appare in poche scene il protagonista "freddo" Robert Pattinson

In breve:
Film cult della nuova generazione di "teen-ager", può essere visto a patto di sapere a cosa si va incontro.
Bambini:  figura come "horror" ed ha un 13+ su mymovies...  boh...

Giudizio: @@ 1/2

Visto a Napoli al cinema Modernissimo, sala 1, in ultima fila. 

Questa recensione è stata riscritta partendo da quanto pubblicato qui.

mercoledì 9 giugno 2010

Baciami ancora: recensione e trama del film di Muccino con Stefano Accorsi

Uscito nelle sale venerdì 29 gennaio 2010,   Baciami ancora altro non è che l'attesissimo seguito de "L'ultimo bacio" di Gabriele Muccino.  La doverosa premessa, fatta da regista ed interpreti,  è ampiamente confermata: è possibile seguire l'intreccio della storia senza aver mai visto il precedente film del 2001. I trent'anni sono oramai passati con le problematiche ad essi legati (precarietà e passaggio dalla spensieratezza dei vent'anni alla necessità di assumersi le proprie responsabilità) ed i protagonisti, di nuovo insieme per la prima volta,  chiamati a raccolta dal ritorno in Italia di Adriano (Giorgio Pasotti), dopo dieci anni in fuga dalle proprie responsabilità, si scontrano con la realtà di una generazione alle prese con problematiche spesso troppo grandi per poter godere al meglio di quel che si ha.
N.B. parte della trama è svelata nelle prossime righe.
Il quadro dipinto da Muccino è desolante: fra tradimenti e  matrimoni in crisi,  persone depresse o fortemente stressate, famiglie allargate e madri single, a prima vista nemmeno uno dei personaggi è felice nè alla ricerca della felicità, invischiato in una realtà le cui maglie sono troppo strette per permettere almeno di volare con il pensiero... spazio per i sogni non c'è nè...   Nei  130 minuti di proiezione, a parere di molti dei presenti nel cinema affollato un po' troppi, si alternano in un ritmo talvolta frenetico, litigi, urla, tentativi di suicidio, riavvicinamenti e riallontanamenti, tentativi di ricostruirsi una vita e frequente crollo di questi in pochi attimi, il tutto per costruire agli occhi dello spettatore l'immagine di una generazione, quella dei quarantenni odierni, incompiuta, infelice, demoralizzata e nevrotica.  I protagonisti sono ancora alla ricerca della felicità e dell'amore, anche se il dubbio che assale lo spettatore ed anche quello che manifesta l'unico personaggio che abbia fatto della coerenza una scelta di vita, la Livia, madre single, interpretata dalla brava Sabrina Impacciatore, è che piuttosto che alla ricerca dell'amore vero e della felicità, i protagonisti siano alla ricerca di quella tranquillità familiare e di quell'armonia di gruppo che hanno perso a causa di piccoli o grandi errori.  Solo negli ultimi minuti del film si scopriranno, fra i tanti protagonisti della storia, chi sono i "vincitori" e chi i "perdenti", con la voce fuori campo del protagonista principale, il Carlo reintrepretato nuovamente da Stefano Accorsi, un po' troppo legato alla propria mimica per eccellere nel ruolo che lo aveva proiettato nell'Olimpo della cinematografia italiana, che prova, in tutto il trambusto creato durante le prime due ore, a far comprendere il senso del messaggio del regista:  i problemi, sia quelli insormontabili che quelli piccoli, possono essere risolti a patto di comprendere che sono le piccole cose a dare la felicità nonchè a necessitare di attenzione per non far sì che possano causare rotture.
Il dubbio che la ragione sia dalla parte di Livia, che fa le proprie scelte in base a quello che sia meglio per l'amore della propria vita, il figlio Matteo, e che per proteggere il proprio figlio deve prendere decisioni anche dolorose, resta nello spettatore...

Fra i tanti interpreti, in mezzo a dialoghi un po' troppo spesso urlati, fra attacchi di nervi e depressioni, buona è la prova di Claudio Santamaria, il cui personaggio, Paolo, nonostante sia schizofrenico e depresso, si trova ad essere il moralizzatore ed il punto di unione del gruppo, nella vita come nell'estremo epilogo.  Discreta l'intepretazione di Giulia da parte di Vittoria Puccini, chiamata a sostituire la Mezzogiorno, così come quella di  Favino, forse un po' stretto nel ruolo del marito tradizionalista e sempre attento a nascondere la propria ira ed i propri sentimenti forti.
Per quanto riguarda la pellicola nel suo complesso, oltre due ore  di narrazione sono troppe ed il risultato, stante anche le tematiche forti e particolari affrontate,  è che agli occhi di molti spettatori nella sala gremita il film appaia fin troppo pesante e che in molti, sopratutto under-40, siano troppo presi dal discordare sul messaggio del regista per apprezzarne lo stile.   Va sottolineato che il pubblico presente ha partecipato attivamente durante la proiezione, con applausi in alcuni punti e commenti, talvolta fortemente coloriti, in altri. Emblematico il caso di una donna, all'atto del ricongiungimento amoroso fra i due protagonisti principali, ha urlato in sala "Gli uomini sono fortunati perchè noi donne siamo così stupide da ricascarci sempre" ...

Giudizio sintetico: @@@

Visto al cinema Martos Metropolitan di Napoli in sala 3 e posizione centrale:  audio e video ottimi e posti comodissimi. Come sempre, il Metropolitan si conferma il miglior cinema a disposizione dei napoletani.

Film non adatto ai bambini per le tematiche proposte e la presenza di diverse scene difficili da spiegare agli under 16.  Fra l'altro, non trattandosi di un film "leggero",  risulterebbe stancante per un pubblico giovane.

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martedì 8 giugno 2010

A-TEAM - trailer del film in uscita il 18 giugno

Il 18 giugno arriva nelle sale cinematografiche italiane A-TEAM, basato su una delle serie televisive simbolo degli anni '80. Come già accaduto per Hazzard o Miami Vice, anche le avventure del commando guidato da John "Hannibal" Smith (originariamente interpretato dal mitico John Peppard, sostituito nel film da Liam Neeson) hanno dovuto "subire" la trasposizione cinematografica.  Nel cast sono presenti, con dei cameo, due dei protagonisti del grande successo di venti anni fa: Dirk Benedict (Sberla, interpretato nel film da Bradley Cooper) e Dwight Shultz (Mardock, interpretato nel film da Sharlto Copley). Pare, stando a quanto pubblicato sul Corriere, che Mr. T, l'originale P.E. Baracus, non abbia voluto partecipare con un cameo perchè, a suo parere, il film snatura la serie tv, a causa dell'eccessiva presenza di scene violente e di sesso.

In attesa di scoprire come sarà il film, pubblico uno dei trailer presenti in rete:



Ps
Per chi si ricorda la sigla originale, le parole della frase iniziale erano:

Dieci anni fa gli uomini di un commando specializzato operante in Vietnam, vennero condannati ingiustamente da un tribunale militare. Evasi da un carcere di massima sicurezza si rifugiarono a Los Angeles vivendo in clandestinità. Sono tuttora ricercati, ma se avete un problema che nessuno può risolvere e se riuscite a trovarli forse potrete ingaggiare il famoso A-Team.

La frase che compare nel trailer è leggermente differente (non c'è più il Vietnam in quanto il commando nel film operava in Medio Oriente):

Un anno fa gli uomini di un commando speciale vennero condannati ingiustamente... evasi da un carcere di massima sicurezza sono tuttora ricercati e sopravvivono come mercenari.Se avete un problema che nessuno può risolvere e se riuscite a trovarli... forse potrete ingaggiare il famoso A-TEAM

Star Trek - il futuro ha inizio (2009): recensione, trailer e trama del film di J.J. Abrams


Riportare sul grande schermo la più grande, famosa ed amata saga fantascientifica, dopo cinque serie televisive e ben dieci film, non era impresa da poco, sopratutto perchè il pubblico di Star Trek è  attento ed esigente, costituito in massima parte da persone che hanno seguito con attenzione le vicende dei diversi equipaggi della "Federazione" che nel corso degli anni hanno guidato le diverse versioni della nave USS Enterprise.
La scelta di un reboot e di quello che solo per certi aspetti è un prequel riporta la narrazione agli inizi, al tempo in cui quelli che diverranno i protagonisti indiscussi di una delle più acclamate epopee erano in pieno percorso di formazione e crescita.   Come visto nel più recente Robin Hood di Ridley Scott, l'approccio attuale di Hollywood nei confronti di temi leggendari o fantascientifici già più volte affrontati è quello di consentire al regista ed agli sceneggiatori di riappropriarsi della storia, stravolgendo i fatti di contorno per poter giungere al risultato finale, atteso dallo spettatore, attraverso un percorso narrativo del tutto nuovo ed originale:  T.J. Kirk e Spock diventeranno inseparabili amici, il primo diventerà capitano della ammiraglia della flotta da giovanissimo, ma attraverso un percorso di crescita e vicissitudini del tutto differenti da quelle narrate - o lasciate intendere - dalla serie televisiva classica degli anni '60. 
L'espediente narrativo utilizzato da Abrams per ottenere questo risultato senza far sussultare i milioni di fan è quello della diversa "linea temporale", basandosi sulle teorie riguardanti i viaggi del tempo (chi non ricorda gli ammonimenti del "Doc" di Ritorno al Futuro ?) in base alle quali qualsiasi intervento dal futuro in un passato remoto può portare a sconvolgimenti tali da modificare del tutto gli eventi, creando un presente ed un futuro alternativi a quelli da cui provengono i viaggiatori del tempo.
 In tal modo il regista  ha ampio margine di manovra e può portare, attraverso il percorso scelto, tutti i protagonisti, da Uhura, interpretata dalla bella e brava Zoe Saldana, al capo ingegnere Scott ed al Dottor McCoy ad occupare i propri posti sulla plancia di comando della nave interstellare più famosa di tutti i tempi.
Se per la trama non posso fare altro che rimandare ad una ampia e completa descrizione presente su wikipedia,  quel che non si può celare a chi non abbia ancora visto questo bel film di fantascienza è che la famosa frase che apriva ogni puntata della serie tv originale in questo caso, trattandosi della narrazione dell'inizio degli eventi, conclude il film:
 Spazio, ultima frontiera. Questi sono i viaggi della nave stellare Enterprise. La sua missione è quella di esplorare strani nuovi mondi, alla ricerca di nuove forme di vita e di nuove civiltà, per arrivare dove nessuno è mai giunto prima.

Fra gli attori, insuperabile è Leonard Nimoy, che veste nuovamente i panni del dott. Spock anziano, proveniente dal futuro.  Buona la prestazione di Chris Pine,  che interpreta un capitano J.T. Kirk  "genio e sregolatezza", così come quella della già citata Zoe Saldana (il tenente Uhura) e di Karl Urban, visto già ne Il Signore degli Anelli. Discreto Zachary Quinto, l'unico dei protagonisti a doversi confrontare direttamente con uno degli attori della serie originale. Purtroppo risultano un po' troppo poco caratterizzati alcuni coprotagonisti, quali il tenente Chekov, ridotto a macchietta dal poco comprensibile accento russo, ed il dott. Scott.
Il film risulta nel suo complesso avvincente, ben costruito, con ottimi effetti speciali.  Per gli appassionati del genere è un quasi un capolavoro, per chi normalmente si reca al cinema è un bel film, da non perdere. 

giudizio complessivo: @@@@@

Il trailer:


domenica 6 giugno 2010

Tra le nuvole: recensione del film con George Clooney


Tra le nuvole è un film che ha il raro pregio di alternare momenti di riflessione a momenti in cui è inevitabile sorridere, anche grazie alla mimica del sempre bravo George Clooney, che interpreta Ryan Bingham, un tagliatore di teste,  il cui mestiere è "congedare" i dipendenti di aziende in difficoltà finanziarie, riducendo al minimo le spese legali, cercando di convincerli che anche senza lavoro, con qualche mese di benefit ed assistenza sanitaria si può sopravvivere. Durante l'intera durata della pellicola si incontrano e talvolta si contrappongono  lo stile di vita, una vera e propria filosofia, e la sua vita reale.   Il protagonista rifugge la famiglia,  non ha una casa e passa 320 giorni su 365 in volo, tra le nuvole appunto.  Il cinismo del personaggio nel gestire la propria vita privata e nel saper trovare le parole giuste per licenziare volti di donne ed uomini mai visti prima sono strettamente legati e la filosofia dello zaino vuoto, ovvero la consapevolezza che si può vivere bene senza caricare su se stessi tutti quei pesi e fardelli tipici della vita in società, problemi legati alla propria famiglia, ai propri affetti, ai propri amici, alle necessità di gestire la propria abitazione, sembra a inizio film essere realmente la giusta soluzione in un' America in crisi di lavoro e di ideali, con coppie che si separano e senza aver certezza alcuna del futuro.  Il Clooney tagliatore di teste viaggia leggero nella mente e nel bagaglio, rigorosamente a mano ed imbarcabile su tutti i voli American Airlines. L'incontro, uno casuale ed uno forzato, di Ryan-George con due donne, cambierà molto nella vita del protagonista,  stravolgendo il proprio "credo", spingendolo a riavvicinarsi alla famiglia ed a cercare affetti duraturi, i risultati finali non saranno però necessariamente quelli attesi.


L'America descritta da Jason Reitman non può cambiare in un istante ed il protagonista, una volta  senza lo schermo di protezione delle proprie idee, verrà travolto da un cinismo maggiore di quello proprio: la realtà a terra è molto più dura e triste di quanto possa sembrare,  chi perde il lavoro talvolta asprira davvero al suicidio, chi cerca un amore spesso lo fa solo per evadere dalla propria vera vita familiare... forse... davvero quel vivere "tra le nuvole", sempre in volo e senza mai poggiare i piedi per terra per più di una mezza giornata, può essere una soluzione, un modo di vita reale contrapposto a quanto accade laggiù, sotto le nuvole, a miglia e miglia di distanza.  Il film rientra nel filone delle tragicommedie: si affrontano temi "pesanti" cercando di spingere lo spettatore a sorridere, anche se il più delle volte si tratta di un sorriso ironico e talvolta sarcastico. Le due donne che accompagnano il protagonista da un certo punto del proprio viaggio in poi hanno un ruolo cardine nello scardinare la robusta armatura che Clooney-Ryan si era costruito negli anni di duro lavoro e dura vita solitaria:  la bella manager in carriera, abituata ad amori fugaci fra un volo e l'altro (interpretata da una convincente Vera Farmiga ), capace di emozionarsi dinanzi al numero spropositato di tessere fedeltà in possesso di Ryan e dalla "lunghezza" delle miglia accumulate da costui, e la ragazzina  neolaureata ( interpretata da una sorprendente Anna Kendrick, vista finora nei panni di una studentessa liceale nella saga di Twilight), piena di buone idee e propositi, il cui futuro costruito a tavolino nella propria spensierata mente crollerà come un castello di carta. Saranno loro a portare Ryan su nuove strade, da lui mai percorse ed a riavvicinarsi a "casa".
Alcune trovate sono davvero divertenti, nonostante la volontà del regista sia sopratutto quella di far riflettere sui problemi legati alla crisi economica e nonostante l'assenza del lieto fine talvolta atteso durante la visione del film.  L'eccitazione che prende Ryan- George  e Alex-Vera quando l'argomento è  il numero di miglia accumulate è davvero spassosa, così come le diversioni comiche create dalla necessità da parte del protagonista di scattare fotografie in vari luoghi a un cartoncino con su raffigurati la sorella ed il futuro marito ne sono un esempio.
Va ricordato che nel film recitano come comparse una ventina di "veri" disoccupati, licenziati a causa della crisi economica.

Giudizio sintetico: @@@@@

Non consiglio il film ai bambini in quanto, sebbene adatto per il linguaggio adoperato, l'assenza di scene di sesso (c'è una sola scena di nudo che dura 1 secondo) e di violenza, l'argomento trattato può risultare pesante per un pubblico ultra giovane.

Visto a Napoli al cinema Martos Metropolitan, sala 5. Come già scritto ampiamente la sala è comoda, ottimo l'audio e la visuale.  Unico neo, al momento, il numero ridotto di personale rispetto ai tempi del "Warner Metropolitan" che in questi giorni di calca causata dal fenomeno Avatar può causare lunghe file anche per comprare i pop corn o una bottiglietta d'acqua.

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mercoledì 2 giugno 2010

Avatar: recensione e trama del film campione di incassi

La scelta di recarsi a vedere Avatar, ennesimo successo planetario di James Cameron, oltre un mese dopo la data di uscita in Italia ha fatto sì che sia stato possibile trovare posti centrali in posizione ottima un giorno prima della visione, senza fare file interminabili o altro.   E' attualmente il film con maggior incasso nella storia della cinematografia mondiale, anche se in realtà una classifica maggiormente veritiera dovrebbe tener conto dei biglietti venduti e non dell'incasso, per ovvi motivi legati all'inflazione e per il fatto che un film in 3d "costa" allo spettatore in media il 30% in più rispetto ad uno classico. Il colossal ecologicamente corretto del regista di Titanic, costato quasi 300 milioni di dollari e che ne ha portato nelle casse della 20th Century Fox oltre 2 bilioni, stupisce sin dall'inizio per la perfetta e fantasiosa ambientazione.  La descrizione nei particolari più minuti della bellezza della fantomatica luna Pandora, realizzata attraverso una sapiente, costosa e validissima miscelazione fra immagini reali pescate in giro per il mondo ( le montagne sospese altro non sono che i monti Huangshan della bella e remota regione dell'  Anhui in Cina) e ricostruzioni fantascientifiche di fauna e flora di un immaginario mondo extraterrestre, con alcuni richiami indiretti a mostri famosi come quelli presenti in Aliens, è eccezionale e da sola vale il prezzo del biglietto.  Per quanto riguarda la trama,  questa riprende la solita, vecchia,  lotta fra gli yankee pionieri e coloni in cerca di miniere d'oro e gli autoctoni che a prima vista sembrano ignoranti ed arretrati ma che, solo dopo attento studio approfondito e solo agli occhi di pochi eletti, dimostrano di avere cultura e storia a tratti superiori di quelle degli invasori: che si sia su Pandora, alle pendici della Ayers Rock o sulle sponde del Colorado cambia ben poco... Avatar può essere visto come la trasposizione in un futuro non troppo lontano  dell' amore che ha Hollywood verso chi è stato strappato dalle proprie terre, da Balla coi Lupi in poi, passando per l'ultimo dei Mohicani o Braveheart.   Lo zoppicare della trama ed il fatto che sin dall'inizio si capisca che la storia prenderà il percorso di un prodotto ecologicamente corretto, sono ampiamente sopperiti dalla magnificenza degli effetti speciali, da quel senso di stupore che l'apparire di alcune regioni della luna può provocare nello spettatore, dall'abilità nell'indovinare alcuni punti di forza del film (la capacità di connettersi con tutti gli esseri viventi del pianeta) che da una parte lo rendono originale e  dall'altra permettono al regista di far uscire i protagonisti da vicoli troppo bui e ciechi, capovolgendo più di una volta l'andamento della narrazione per spingerlo verso la direzione voluta, altrimenti impossibile da prendere.
Il messaggio che Cameron vuole lanciare è semplice e chiaro: la Natura va salvaguardata e bisognerebbe tornare ad amarla ed a venerarla come facevano i padri dei nostri padri dei nostri padri, in quanto non siamo altro che una minima parte di un Tutto planetario che siamo soliti definire "ecosistema".  Anche se a prima vista l'uomo non è in "empatia" con la natura come i Na'vi con la loro dea Eywa, qualsiasi azione che compiamo porta indissolubilmente a modifiche anche catastrofiche... è la realtà e non serve immaginare di essere tutti connessi ad un albero della memoria per rendercene conto.

Di contorno agli effetti speciali, alle realizzazioni di computer-grafica ed alla presenza del 3D, ci sono gli attori: per quanto riguarda i protagonisti "ibridi", na'vi o avatar che siano, nel giudizio complessivo pesa il forte dubbio su quanto nella mimica e e nelle espressioni sia di reale e quanto di costruito. Sempre brava è Sigourney Weaver, che torna ad recitare per Cameron dopo il secondo e terzo Aliens. Credibili i due protagonisti cattivi, nei panni il primo - Stephen Lang- del più classico degli ottusi militari tanto cari alle produzioni USA, il secondo - il Giovanni Ribisi più volte visto in Friends -, altrettanto "solito" rappresentante senza scrupoli di una multinazionale.  Per quanto riguarda i protagonisti assoluti del film, la bella Zoe Saldana ed il nuovo idolo delle donne Sam Worthington, la loro intepretazione è discreta, ancorchè oscurata dalla bravura di chi ha creato i loro personaggi.  Il capo della tribù  Na'vi protagonista, Eytucan, è interpretato dal nativo americanoWes Studi, noto per aver interpretato - guarda caso - diversi ruoli di guerrieri in successi come Balla coi Lupi o L'ultimo dei Mohicani.
Da notare che in Italia l'uscita di Avatar ha portato con sè alcune polemiche riguardanti il fatto che esistono diverse, palesi, analogie fra li colossal americano ed un lungometraggio d'animazione realizzato in Italia nel 2001, dal titolo "Aida degli Alberi" (link ad articolo su focus con il confronto fra i fotogrammi).
Approfondimenti su wikipedia:
Il mondo di Pandora, fauna e flora
Trama completa
La popolazione autoctona dei Na'Vi
 
Adatto ai bambini sia per le tematiche affrontate, che per l'assenza di scene di sesso. Essendovi all'interno scene di guerra e morendo diversi dei protagonisti a causa della battaglia, è comunque bene che un eventuale pubblico "giovanissimo" sia abituato a tali film.  Per i bambini/ragazzini sconsiglierei la visione 3D in quanto, stante la durata del film - oltre due ore -, potrebbe stancare e creare senso di fastidio.

Visto al Martos Metropolitan, sala 6, in 3D.
Per l'occasione è stato sperimentato dal sottoscritto il servizio di prenotazione tramite SMS ( si invia un messaggio ad un numero di cellulare e si deve ritirare il biglietto prenotato entro TRENTA minuti dall'inizio della proiezione).  Il sistema va ancora tarato in quanto in due casi su due è stato inviato in risposta al messaggio, compilato correttamente, una conferma relativa a numeri di posti differenti da quanto richiesto.

Giudizio sintetico: @@@@@

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