giovedì 1 luglio 2010

Io, loro e Lara: recensione del film di Carlo Verdone con Laura Chiatti


Il 2010 è iniziato, da un punto di vista cinematografico, all'insegna di Carlo Verdone. La scelta di inserire nella programmazione  mensile la propria ultima commedia in un periodo, quello a cavallo dell'Epifania, abbastanza lontano dalla scia dei cinepanettoni e contemporaneamente a distanza di sicurezza dall'arrivo della corazzata Avatar, avrà sicuramente sortito i suoi effetti al botteghino.
Io, loro e Lara, da qualsiasi punto di vista si voglia analizzare, non rientra nel novero dei "classici" film che il regista ci propina con cadenza annuale o biennale da oramai trent'anni, con un susseguirsi di battute e sketch collaudati e comunque sempre divertenti, ma andrebbe recensito senza immaginare tali clichè.  Per sommi capi la trama è abbastanza nota, grazie ai tanti passaggi in televisione e sui giornali che tale film ha avuto, passando anche per qualche polemica: padre Carlo torna dopo anni dall'Africa e si trova ad affrontare i banali problemi del viver quotidiano, che talvolta risultano essere meno risolvibili delle grandi problematiche a cui il prete era abituato a trattare come missionario.  In meno di due ore, partendo da tale principale filone narrativo, si dirama un quantitativo forse eccessivo di storie, storielle e gag laterali e collaterali, fino a toccare di sfuggita un numero impressionante di temi più o meno sociali, più o meno complessi, sicuramente lontani da quelli abitualmente trattati da Verdone:  dalle correnti di pensiero giovanili alla dipendenza dalla droga, dalle difficoltà affrontate da chi cerca di avere in affido un figlio ai matrimoni fra anziani e badanti, dalle avversità che la Chiesa deve affrontare in Africa alla "questione preservativo", dalla prostituzione al cyber sex c'è di tutto e ce ne è per tutti anche se semplicemente forse c'è un po' troppo materiale. Il rischio di perdersi e di non riuscire a seguire il regista è forte e la sensazione è spesso quella che Verdone non sia stato in grado di entrare in profondità in almeno una di queste tematiche ma si sia comportato come un'ape impollinatrice... un passaggio su ogni fiore e via...  
Va scritto che non è un film comico nel senso stretto della parola... non si ride quasi mai e le gag sono più volte a tentare di dare una dirittura morale ed a far riflettere che a far ridere...  Dei 118 minuti di programmazione risultano interessanti davvero meno di 30 minuti, in massima parte concentrati nel secondo tempo del film. Si ride solamente ed esclusivamente in presenza della coppia Verdone - Finocchiaro ed appare evidente che, forse, quest'ultima avrebbe meritato più spazio in modo tale da non far prevalere la noia in alcuni  punti del film. 
Verdone, anche in abito talare,  ricalca personaggi del passato, pescando fra quelli meno volgari ma più estraniati dal contesto sociale, in un'interpretazione un po' scialba, lontana dai fasti del passato. Discreta l'interpretazione di Laura Chiatti ed Anna Bonaiuto, divertente la presenza della sempre brava Finocchiaro.
Sia per quanto riguarda la scenografia che per quanto riguarda la trama,  talvolta vi è la sensazione che ci siano diverse falle e che alcune gag non rappresentino altro che toppe per collegare pezzi di pellicola diversi fra loro. 

Giudizio sintetico: @@

Film adatto ai bambini, nella misura in cui un film con gran presenza di turpiloquio lo sia. Non vi sono scene di sesso nè alcuna scena violenta. Le tematiche (droga, prostituzione, sesso cybernetico,etc.) trattate necessitano ovviamente di presenza di adulti accanto ai bambini. 

Visto a Napoli, al cinema Martos Metropolitan di Napoli, sala 3: sala grande, schermo super, audio ottimo e posti comodi. Prenotazione possibile via internet - posti numerati. 

Questa recensione era stata originariamente pubblicata qui.

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