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giovedì 13 gennaio 2011

Che bella giornata: recensione del film con Checco Zalone campione d'incassi


Che bella giornata, seconda fatica cinematografica di Luca Medici in arte Checco Zalone, ha sbancato i botteghini italiani incassando in appena una settimana di programmazione oltre 20 milioni di euro. Bissare il successo inatteso di "Cado dalle nubi" non era facile, eppure il comico lanciato da Zelig è riuscito  a strabiliare tutti nuovamente.  
Diretto nuovamente da Gennaro Nunziante, in che bella giornata il comico pugliese ripropone il suo personaggio, uomo qualunque di un'inettitudine ed ignoranza tali da far sembrare il ragionier Fantozzi uno scienziato di altri tempi.  L'Italia di Zalone è tristemente vera: la meritocrazia è una chimera e quel che conta davvero nella vita è avere un cugino o parente che occupa il giusto posto pubblico per sperare in raccomandazioni e spintarelle.  In quest'ottica non sono risparmiati nemmeno la Chiesa ed il clero, dato che buona parte degli strali di Zalone sono proprio per vescovi, prelati ed aspiranti sacerdoti, i quali tendono ad assumere i parenti degli amici delle perpetue ed a aiutare questo o quell'amico affinchè possa aspirare alle agognate promozioni.  In questo contesto si pone Checco Zalone, inetto a tal punto da non riuscire ad eseguire il più semplice ordine dei propri superiori, ignorante e zotico a tal punto da non comprende il reale valore delle opere d'arte che deve difendere.
Che il film non sia un capolavoro è chiaro e palese, che sia superiore per comicità ai recenti cinepanettoni e che, paragonato a questi, sia meno presente il turpiloquio è cosa evidente. Quel che forse stupisce è proprio il grande successo: è un film comico discreto, in parte riuscito, in parte un po' trascurato, nulla che faccia pensare a una pellicola da record.
Durante i quasi 100 minuti di proiezione si ride, spesso di gusto, sopratutto nella seconda parte del film. Se infatti i primi minuti non scorrono del tutto fluidi e mancano veri e propri spunti comici degni di tal nome, le scene migliori sono quelle del battesimo in Puglia, con tanto di festa paesana organizzata fra gli stretti vicoli di Alberobello, con un insolito Caparezza costretto suo malgrado a cantare "Non amarmi" o brani dei Ricchi e Poveri, cosa di per sè comica per un pubblico giovane che conosca lo spessore delle canzoni dell'autore pugliese.
Il dubbio da parte di chi scrive è per quanto possa ripetersi la stessa formula. Il primo film è stato un successo insperato, il secondo una conferma che ha raccolto già dopo una settimana ben più del primo, un terzo film sulla stessa falsariga del personaggio Zalone potrebbe risultare all'opposto ripetitivo e stancante. La vera prova di maturità per questo comico sarà pertanto cosa riuscirà a proporre nel prossimo futuro, forte dei successi attuali e ben conscio che la formula non potrà ripetersi all'infinito.

Piace Rocco Papaleo nei panni del padre di Zalone, cuoco militare impegnato nei territori in cui vengono inviate le missioni di pace. Buona la performance della bella Nabiha Akkari,  dal sapore di già visto il vescovo Tullio Solenghi. Nel cast figurano anche Ivano Marescotti oltre al già citato Caparezza nei panni di sè stesso.

Giudizio complessivo: @@@1/2

Di seguito è descritta parte della trama

Checco Zalone vive fuori Milano insieme alla propria famiglia, trapiantata da due generazioni in Lombardia dalla natia Puglia. Il sogno del giovane è quello di diventare carabiniere, per emulare le gesta di uno zio che ha costruito attraverso la divisa un piccolo feudo ad Alberobello, raccomandando gli amici, regalando materiale sequestrato ai ladri, imbrogliando qua e là.  Non essendo riuscito ad entrare nell'arma, grazie alla raccomandazione del parroco del quartiere, arriva al duomo di Milano per lavorare a servizio del vescovo. Appena costui si renderà conto delle reali qualità di Checco, al giovane neo assunto verrà dato l'incarico di controllare l'afflusso alla "Madonnina", in modo tale da mantenerlo lontano per quanto possibile sia da figure barbine nei confronti di chi si reca dal vescovo per udienza che dal rischio di danneggiare il patrimonio artistico del complesso museale ecclesiastico.  Eppure quella posizione così isolata attirerà l'attenzione di due fratelli maghrebini, intenzionati a vendicarsi con l'Italia distruggendone uno dei simboli.

Questa recensione verrà pubblicata anche nel laboratorio napoletano

nota bene

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