giovedì 30 dicembre 2010

Il postino (1994): recensione del film con Massimo Troisi e Philippe Noiret


E' difficile, forse impossibile, separare il film "Il Postino" dall'immagine indissolubile di un Massimo Troisi malato e stanco, tanto caparbio da sfidare la propria precaria salute per terminare le riprese di quello che per molti è considerato il testamento spirituale del grande attore e regista napoletano (di San Giorgio a Cremano), spirato poche ore dopo aver girato l'ultima scena del film.

Tratto dal romanzo "Il postino di Neruda" di Skàrmeta, girato nelle splendide Procida e Salina, Il postino è stato da subito circondato da un'aura magica che ha fatto di questa pellicola un caso unico, elogiato da critica e pubblico, tanto apprezzato all'estero da portare il nome di Massimo Troisi nell'olimpo della cinematografia mondiale con una candidatura postuma all' Oscar come miglior attore protagonista ed un totale inatteso di 5 candidature all'ambita statuetta (fu vinta quella per la migliore colonna sonora drammatica consegnata a Luiz Bacalov).  
Nonostante solamente nella versione italiana figurasse il nome di Troisi accanto a quello del regista Michael Radford, per tutti il postino è universalmente riconosciuto come il suo capolavoro, un film, senza nulla togliere alle tante belle pellicole girate in precedenza, in cui raggiunse l'apice della carriera ed una notorietà internazionale sotto certi aspetti inattesa.  La mimica, i silenzi, le indecisioni nelle parole e nei movimenti del Troisi comico trovarono in una interpretazione drammatica così profonda il proprio naturale complimento.  

Il postino è un inno alla forza della poesia, al potere delle parole in grado di elevare personaggi a prima vista insignificanti a ruoli del tutto inattesi.  L'amicizia che lega Pablo Neruda a Mario Ruoppolo è sincera e mossa dalla tenerezza che ispira il giovane squattrinato postino, fra i pochi in grado di leggere e scrivere in un'isola più lontana dalla terraferma della realtà, ancora legata a un mondo antico di pescatori destinato in pochi anni a sparire del tutto.  L'ansia di apprendere nuove parole e nuovi componimenti è il vero anelito alla cultura ed alla elevazione sociale attraverso la conoscenza cui tutti dovrebbero aspirare. Se Neruda quasi inconsciamente sconvolgerà la vita del postino, quest'ultimo manterrà nei confronti del grande poeta un sentimento di riconoscenza quasi filiare, conscio del fatto di essere stato cambiato in profondità dall'esule cileno e di aver trovato non solo il coraggio ma anche i mezzi per conquistare la ragazza più bella e di buoni sentimenti del paese, grazie a quanto appreso nei sempre più lunghi momenti passati a dialogare di metafore con lui. 
Se la prima parte del film è tutta incentrata sul rapporto fra postino e poeta, sul ruolo della poesia e della parola nella vita, nella seconda parte diventa predominante il senso di attesa di un cenno o un gesto di Neruda nei confronti della comunità che aveva lasciato per rientrare in patria, la delusione dinanzi al silenzio del regista e la volontà da parte di Mario di fare qualcosa per la propria comunità, diventando "comunista" come il poeta, criticando le azioni dei politicanti locali, arrivando a scrivere lui stesso una poesia per Neruda da leggere in un contesto lontano dai silenzi e dai suoni scanditi dal vento e dal mare dell'isola, in città, in mezzo a una folla sterminata.  Le immagini finali incentrate su Neruda/Noiret che ritorna dopo cinque anni in Italia, quelle passeggiate sulla spiaggia ricordando le ultime parole registrate dall'amico che mai davvero si era sentito abbandonato,  quel primo piano interminabile sul volto dell'attore francese da cui traspare l'incapacità di comprendere una morte tanto assurda quanto improvvisa, sono per lo spettatore ancora oggi emozionanti in quanto quello sguardo sbigottito ed incerto ben si prestava e si presta tanto a cercare di dare un senso alla morte del protagonista quanto a quella del personaggio reale. Massimo Troisi se ne andò solo 12 ore dopo aver terminato le riprese,  il volto incavato, lo sguardo e le smorfie da cui traspariva sofferenza resteranno indimenticabili per quanti lo hanno amato ed apprezzato dai tempi della Smorfia in poi. 

Al di là di un indimenticabile Massimo Troisi, ottima è l'interpretazione di Philippe Noiret, perfettamente calato nella parte. Piacevole Linda Moretti, bella anche se un po' acerba nella recitazione Maria Grazia Cucinotta nel ruolo di Beatrice che le diede fama in tutto il mondo, di contorno le altre figure, da Matilde (Anna Bonaiuto) a  Renato Scarpa (il responsabile dell'ufficio postale).

Giudizio complessivo: @@@@@1/2

lunedì 27 dicembre 2010

I soliti ignoti (1958): recensione in ricordo di Mario Monicelli

In memoria del grande Mario Monicelli, scomparso all'età di 95 anni il 29 novembre 2010, non posso non proporre la recensione di uno dei suoi film più noti, quel "I soliti ignoti" del 1958 che rientra fra i capolavori  e che segna la nascita della commedia all' italiana ed ha ispirato decine di pellicole negli anni a seguire. 

E' inutile descrivere nel dettaglio la trama, che sarà nota ai più. Quel che preme al sottoscritto sottolineare è la maestria con cui Monicelli riuscì a descrivere una Roma ben lontana da quella che pochi anni dopo sarebbe diventata protagonista del capolavoro di Fellini, la Dolce Vita, e la capacità di far sorridere e divertire raccontando una storia sotto molti aspetti tragica, più vicina alle pellicole neorealiste che alla classica visione della commedia tutta da ridere e macchiettistica fino a quell'epoca presentata al pubblico italiano.
I soliti ignoti, con i propri vizi, le proprie caratteristiche a tratti parodistiche, narrano di una Roma vera, fragile, povera, di un popolo che da una parte è alla ricerca disperata di un lavoro e dall'altra è spesso ben lungi dall'esser pronto a faticare per conquistarsi il sudato pasto a fine giornata.   Se Capannelle (Carlo Pisacane) è l'icona di un certo modo di esser ladro, povero e vestito di stracci, se Dante (un limitato ma sempre grande Totò) rappresenta degnamente i furbi che riescono a ricavar quattrini sia dagli onesti -rubando- che dagli stessi ladri - cedendo a pagamento stille di dubbia sapienza e furbizia ladronesche -, i personaggi che fanno riflettere lo spettatore ancor prima che farlo sorridere sono Mario, Peppe e Michele, i giovani  che vivono in un limbo fra il lecito e l'illecito, fra l'onestà di un lavoro vero ed il denaro facile ma sporco.
Mario rinuncerà al colpo per dimostrare a Michele di essere un buon partito per la sorella, trovando un lavoro onesto e restando vicino alla mamma, perchè di mamma ce ne è una sola a meno che, come nel suo caso, non si venga dall'orfanotrofio e di mamme ce ne siano addirittura tre, le tre dipendenti che l'han cresciuto, fra le quali figurava "Sora" Lella Fabrizi. Peppe (Vittorio Gassman) metterà a repentaglio il colpo per non imbrogliare la giovane Nicoletta ed alla fine, seppur per puro caso, si troverà inevitabilmente assunto in un cantiere, Michele (Marcello Mastroianni), da fotografo un po' sfortunato qual'è, accetterà di buon grado di mangiare pasta e ceci invece che rischiare di essere arrestato a fine colpo, resosi conto dell'impossibilità di portare a termine la rapina perfetta.

Sono diverse le scene da cineteca, di quelle indimenticabili che vengono riproposte in continuazione su youtube od in televisione. In molti, fra i blogger cinefili, in omaggio al grande regista scomparso hanno riproposto gag e scene tratte da "I soliti ignoti". 

L'insieme dei personaggi, compreso Cosimo che muore tentando di compiere uno scippo per risalire la china dopo l'uscita di galera (per amnistia, perchè in Italia ogni tanto c'è un'amnistia recita un cartello nel film), compresi gli stereotipati fratelli siciliani Michele (Tiberio Murgia, morto appena tre mesi fa) e Carmelina (una bellissima Claudia Cardinale), compresa anche la "servetta" Nicoletta pronta a fingersi padrona di casa e figlia di militare per colpire gli aspiranti pretendenti, sono entrati nell'immaginario comune ed hanno contribuito a rendere immortale questo piccolo capolavoro della commedia all'italiana.

Giudizio complessivo: @@@@@@

lunedì 20 dicembre 2010

The Tourist: recensione e trama del film con Angelina Jolie e Johnny Depp



Uscito nelle sale cinematografiche italiane il 17 dicembre 2010, The Tourist era molto atteso dal pubblico italiano non solo per l'eccezionalità della coppia di protagonisti, Johnny Depp ed Angelina Jolie, ma anche per il fatto che il film è stato girato quasi interamente a Venezia, con la partecipazione di un nutrito gruppo di comparse pescate da cinema e televisioni nostrane. 

Parte della critica nostrana, rappresentata da un folto gruppo di blog e siti cinefili, ha stroncato The Tourist, remake del film francese del 2005 Anthony Zimmer: c' è chi ha definito il film (mymovies) un "cinepanettone internazionale, chi senza mezzi termini lo definisce " innegabilmente uno dei più brutti visti in sala in questo 2010 (cineblog)".  Eppure la prima pellicola diretta da Florian Henckel von Donnersmarck dopo l'inatteso oscar 2007 per il miglior film straniero, ha ottenuto ben tre nomination per i prossimi Golden Globe, due dei quali proprio per il duo di protagonisti ed ha raccolto diversi pareri favorevoli.

Quel che è certo è che The Tourist è una commedia leggera  intrisa di elementi legati alle spy-story il cui scopo principale è quello di intrattenere il pubblico per quasi due ore, divertendo a tratti e facendo in modo che la trama non sia mai scontata, fino all'epilogo con sorpresa finale.  Senza caricare di eccessiva attesa e senza pretendere di cercare al suo interno contenuti od elementi particolari, va scritto che non ci si annoia e, nonostante in alcuni punti la trama sembra essere palesemente rabberciata per coprire dei buchi narrativi,  nel suo complesso la pellicola è gradevole e piace l'atteggiamento gigionesco di un Johnny Depp che bene interpreta la parte del turista un po' impacciato che si ritrova suo malgrado coinvolto in un intrigo internazionale.  Angelina Jolie è bellissima e come sempre magnetica e lo spettatore tende a perdonarla per un modo di recitare un po' troppo rigido, sopratutto per quanto riguarda il portamento e la mimica: che stia ballando o camminando, che sia ferma o stia guidando un motoscafo di notte a Venezia, il volto ed il corpo della bella Angelina restano sempre statuariamente (e meravigliosamente) impassibili. 
Sullo sfondo di una Venezia magica si sussegono inseguimenti e scambi di persona,  agenti dell'Interpol e carabinieri -che in realtà non fanno una bella figura-,  boss della mafia internazionale e agenti sotto copertura, in modo tale che la narrazione non sempre scorra fluida ma proceda a scatti, rallentando in alcuni punti e prendendo inaspettate accelerazioni in altri. 

Le figure di contorno, siano esse di provenienza hollywoodiana o italica, sono talvolta dipinte come macchiette utili più per creare momenti di ilarità o diversivi che realmente legate al filone narrativo principale. Su tutti il carabiniere  Frassica, identico al maresciallo da lui interpretato da anni in "Don Matteo", ha il solo scopo, con il proprio goffo intervento e la caduta in acqua, di interrompere un inseguimento sui tetti che altrimenti si sarebbe protatto oltre il dovuto.
Fra le comparse nostrane, appaiono in ordine sparso, con commenti stupiti del pubblico in sala, oltre a Nino Frassica nei panni di un carabiniere che occupa la scena per 20 secondi, Neri Marcorè nei panni di un addetto alla concierge in un grande albergo, Christian De Sica nei panni di un comandante di caserma dei carabinieri, Raoul Bova nei panni di un miliardario veneziano che ottiene in pochi secondi un bel due di picche dalla bella protagonista, Daniele Pecci ed Alessandro Boni.  Appaiono in ruoli di comparse o poco più anche diversi volti noti del cinema anglosassone, da Rufus Sewell a Timothy Dalton. Perfetto nei panni del criminale violento e sanguinario Steven Berkoff,  discreto Paul Bettany nei panni di Acheson, agente britannico incaricato di cercare il giovane truffatore.

Il  taglio dato dal regista al film predilige i primi piani ed i dialoghi rispetto alle scene di inseguimento, ridotte all'osso. Piacevole la colonna sonora. Il film, come scritto, nel suo complesso rientra ampiamente fra quelli che "si possono vedere" senza però entusiasmare davvero il pubblico.
Giudizio complessivo: @@@
Il trailer è già stato pubblicato in precedenza su questo blog.

Di seguito è descritta parte della trama

Elise è un'affascinante donna innamoratasi di un malvimente inglese,  scomparso da tempo dopo aver derubato di oltre due miliardi di sterline un ricchissimo e feroce criminale internazionale per il quale lavorava come banchiere di fiducia.  Pedinata e seguita con insistenza da Scotland Yard e dall'Interpol, Elisa finalmente riceve una missiva dell'amato Alexander, ricercato per aver evaso il fisco per oltre 700 milioni di sterline, che la invita a prendere il primo treno che da Parigi la porterà a Venezia e successivamente a individuare un turista che possa per corporatura e genotipo assomigliare a lui, in modo tale da sviare gli interessi sia della polizia che dei malviventi su costui.  A bordo di un Eurostar Freccia Rossa delle Ferrovie dello Stato italiane, Elisa incontrerà quindi Frank,  insegnante di matematica americano, vedovo da pochi anni, in viaggio di turismo alla volta della bella città lagunare. Il fatto stesso di essere in sua presenza farà sì che sia gli sgherri russi del criminale anglosassone che gli agenti dell'interpol perdano tempo dietro allo spaesato e goffo insegnante invece di cercare effettivamente il nuovo volto di Alexander...

Questa recensione verrà pubblicata anche nel laboratorio napoletano

venerdì 17 dicembre 2010

Telethon 2010: laboratorio di cinema aiuta la ricerca contro le malattie genetiche


E' partita la maratona Telethon 2010. Come già accaduto l'anno scorso per il mio blog principale ( laboratorio napoletano )  è possibile donare anche un solo euro per la ricerca contro le malattie genetiche attraverso il banner che compare sulla destra.   Laboratorio di cinema, così come i correlati Quelli di ingegneria meccanica e laboratorio napoletano, rientra fra i "siti amici" di Telethon ed è  in prima linea in favore della ricerca.  
In assenza di una politica vera in termini di investimenti per la ricerca, sia questa indirizzata allo studio di malattie genetiche o all'individuazione di sistemi puliti per la produzione di energia elettrica, in assenza della volontà da parte di chi governa di intervenire in questioni cardine del Paese, siamo noi stessi italiani ancor prima dei nostri "deputati" a dover soccorrere la ricerca italiana grazie anche a manifestazioni di immensa solidarietà come la maratona Telethon. 

Donare è facile... basta cliccare sul banner sulla destra e seguire la procedura!
Che aspetti?

giovedì 16 dicembre 2010

Natale al cinema: trailer dei film in uscita venerdì 17 dicembre

L'aria nataliza da sempre fa benissimo al cinema italiano per quanto riguarda l'afflusso ai botteghini. Da questo fine settimana pertanto entreranno in programmazione alcune pellicole di sicuro e facile successo in termini di incasso e pubblico, che domineranno probabilmente il box office delle prossime settimane e si candideranno ad essere fra le più viste dell'anno.  Se, come già accaduto in passato, la Disney ha anticipato il proprio "Rapunzel: l'intreccio della torre" (qui il trailer per chi non l'abbia ancora visto) e se Boldi debba oramai far finta che il Natale arrivi a fine novembre per non incappare in disfatte colossali e paragoni scomodi,  per venerdì è previsto l'arrivo nei cinema italiani sia del cinepanettone classico e collaudato che di altri titoli top per giovani e meno giovani.

Non essendo un fan del genere ma essendo tifoso del Napoli, propongo per primo il trailer  del collaudatissimo trio De Laurentiis, Parenti, De Sica.   Inutile sprecar parole per descrivere trama o anticipare qualcosa di importante, i tantissimi che si recheranno al cinema durante le feste per guardare Natale in Sud Africa già sanno cosa aspettarsi e quale sia il livello qualitativo della pellicola. 

Sempre venerdì 17 arriva l'atteso terzo capitolo della saga dedicata al fantastico mondo scaturito dalla penna di C.S. Lewis.   Le Cronache di Narnia: il viaggio del veliero, diretto da Michael Apted, rientrerà fra i film di sicuro impatto e ben fatti, stando almeno alla chiusura finale della recensione presente su mymovies: Lo spessore letterario, la nuova impronta registica e la scelta del 3D creano un'avventura multi-prospettica vivida e polifonica.


Dell'atteso The Tourist si è già ampiamente parlato in precedenza.
Venerdì usciranno anche "La Bellezza del Somaro", ultima fatica di Sergio Castellitto nella duplice veste di regista e protagonista insieme a Laura Morante, Enzo Jannacci e Barbara Bobulova ed il cartoon in 3D della DreamWorks "Megamind", che promettedi essere uno dei successi del Natale.


Non va infine tralasciato quello che sarà il film italiano in grado di constrastare lo strapotere del cinepanettone, ovvero "La banda dei babbi Natale", ottavo film del trio comico Aldo, Giovanni e Giacomo, con Angela Finocchiaro nei panni di una divertente ispettore di polizia che tenta di comprendere i motivi per cui un dottore, un veterinario ed un "mantenuto" si siano cimentati in un tentativo di furto vestiti da Babbo Natale.

giovedì 9 dicembre 2010

Cenerentola (1950) recensione del classico d'animazione della Disney


Nonostante quella di Cenerentola (Cinderella) sia una delle fiabe più note ed antiche, la cui origine si perde nella notte dei tempi e da alcuni è fatta addirittura risalire agli antichi egizi, alla parola Cenerentola  alla maggior parte dei bambini del mondo, per quanto siano più o meno cresciuti, tornerà alla mente la bella e piacevole trasposizione cinematografica filmata Walt Disney del 1950.   Il film "versione" Disney si rifà a quelle di Perrault e dei fratelli Grimm, entrambe ispirate da "la gatta cenerentola" di Giambattista Basile, che con il suo "Lu cunto de li cunti" riuscì a riportare su carta buona parte delle fiabe e favole presenti nella tradizione orale dei popoli europei.  
Nonostante non sia uno dei lungometraggi d'animazioni  qualitativamente più riusciti del grande Walt Disney, nell'immaginario comune Cenerentola è fra i più conosciuti, apprezzati e ricordati cartoon della storia del cinema, alla pari di Biancaneve e di altri classici Disney.   In Cenerentola colpisce sopratutto il ruolo - non ruolo del principe, puramente abbozzato sia nei tratti somatici che caratteriali, a differenza con la forte caratterizzazione sia del padre, il vecchio re tanto desideroso di diventare nonno da sognare di notte di giocare con due gemellini, che del  Granduca Monocolao.  Il principe è solo una comparsa, si inchina alle dame e balla con Cenerentola ma non è neanche il vero salvatore della bella e sfortunata ragazza, ridotta quasi in schiavitù dalla matrigna e dalle due brutte ed antipatiche figlie di lei.  E' il re, tanto smanioso di fare il nonno da obbligare il figlio a sposare la donna in grado di calzare la piccolissima scarpetta di cristallo persa da Cenerentola alla festa, chiunque fosse questa donna, di qualcunque origine od aspetto, a liberare la ragazza dalle grinfie della madrina attraverso il proclama ed attraverso la figura a tratti comica del granduca Monocolao.  Come nelle migliori pellicole disneyane, assumono un ruolo d'effetto e d'importanza le figure comprimarie, i fantastici topini che circondano la bella protagonista e l'aiutano sia a vestirsi che in altre faccende.  La scena della costruzione del vestito per la festa al castello, con i topi e gli uccellini intenti a cucire, tagliare ed assemblare è da cineteca.  
E' altresì vero che diverse scene che vedono i piccoli roditori come protagonisti sembrano essere del tutto avulse dal filone principale di narrazione e sembrano fortemente ispirate da personaggi di cartoon concorrenti. I metodi con cui Gas Gas e Giac distraggono il gatto Lucifero sono fin troppo simili alle gag di Tom & Jerry, già pluripremiati protagonisti del cinema americano negli anni '40. 
Ben caratterizzati, di grande impatto ed effetto sono i personaggi cattivi del film, da lady Tremaine, madre di tutte le matrigne che avrebbero di seguito affollato cartoon americani e giapponesi,  alle stolte e brutte sorellastre Anastasia e Genoveffa, senza dimenticare il gatto Lucifero, vero protagonista di malefatte ai danni della protagonista. Di contro buona parte dei personaggi positivi appaiono in pochissime scene e son talvolta abbozzati.
E' indubbio che parte del successo della pellicola sia dovuto anche alle musiche, entrate nella storia del cinema, a partire da Bibbidi Bobbidi Bu per arrivare a "I Sogni son desideri" cantata sia da Cenerentola in apertura che dai topini in altri punti del film.

Un classico da vedere e rivedere, che ha fatto sognare generazioni di bambine e ragazzine.

Giudizio complessivo: @@@@@

Edit:

Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) recensione del film di Elio Petri con GianMaria Volontè

Ricevo e volentieri pubblico la recensione di "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" (1970) scritta da Daniela Persico di Incontrollabilmente io.



Quel piccolo grande mito che è il mio Fratellino rariter sbaglia, ma mai quando si tratta di cinema.
Egli ne è un vero esperto e cultore, amante e conoscitore, soprattutto, di quello d'antan.
Erano anni oramai che mi consigliava (anzi a dire il vero me lo imponeva quasi fosse un imperativo di matrice kantiana) di vedere "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" del regista Elio Petri.
Ieri sera, complice il mio morbo che come vedete ancor non abbandona, l'ho finalmente visto, trascinando, oltretutto, insieme a me un proselite, l'ottimo O. ma anche S., con il quale ho potuto fare qualche breve commento a caldo dopo la visione del film, passato sulla terza rete della Rai appunto ieri sera.
Devo dire che ne è valsa assolutamente la pena e che il mio amatissimo Fratellino aveva più che ragione: "Indagine su un cittadino al di là di ogni sospetto" è un film ruvido, duro, amaro che fa riflettere e molto.
Girato dal regista Elio Petri - scomparso prematuramente alla giovane età di 52 anni nel 1982 dopo aver dato vita a numerose pellicole di grande interesse (tra cui "A ciascuno il suo", "Todo Modo" e "La classe operaia va in paradiso") - su un soggetto da lui stesso elaborato in collaborazione con lo sceneggiatore Ugo Pirro, "Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto" è una pellicola del 1970 che ebbe un grandissimo successo di pubblico e critica.
Fu inoltre insignito di numerosi ed importanti premi: il Gran Prix della critica al ventitresimo Festival di Cannes, due David di Donatello (l'altro fu vinto come attore protagonista da Gian Maria Volonté) e nel 1971 l'Oscar come migliore film straniero.
Il film è una spietata denuncia sui metodi e sull'idea stessa dell'autorità che la polizia italiana portava avanti agli inizi degli anni settanta.
Il capo della squadra omicidi, all'inizio dello svolgersi dei fatti appena promosso alla sezione politica, è interpretato da uno straordinario Gian Maria Volonté: un uomo che incarna in tutto e per tutto la prosopopea del potere, la sua forza bruta, la sua capacità di essere anche condiscendente a suo piacimento, lo sprezzo mostrato verso alcuni sottoposti e la reverenza imbarazzata verso i superiori. L'interpretazione di Volonté è folgorante, sopra le righe, grottesca e iper-reale.
L'ispettore decide di compiere un delitto, uccidendo la propriaamante, una conturbante Florinda Bolkan, e disseminando la scena del delitto di una miriade di indizi che portino inequivocabilmente a lui: vuole dimostrare che essendo al di sopra di ogni sospetto, la polizia non arriverà mai ad affermare la sua colpevolezza.
Ed infatti è così, per quanti indizi emergano, per quanto inconsistenti siano le prove a carico dell'unico principale sospettato (l'ex marito della vittima, un omosessuale) i suoi ex colleghi non arrivano mai a sospettare di lui, nonostante i nuovi suggerimenti che Volonté invia alla polizia attraverso mezzi sempre più contorti: pacchi anonimi, testimonianze di comuni cittadini da lui stesso volontariamente immischiati nel caso.
Contemporaneamente allo svolgersi delle indagini e parallelamente alla nuova carriera che l'ispettore capo svolge adesso nella squadra politica, Petri ci porta, attraverso una serie flash-back, nella torbida storia vissuta tra l'ispettore e la vittima, la bellissima, sofisticata e spietata Augusta Terzi, donna che mina le poche sicurezze dell'ispettore con la forza della sua cultura e facendosi beffe delle sue attenzioni e della sua posizione, ridicolizzando, nella mente oramai del tutto compromessa dell'ispettore, la funzione stessa del potere.
Incredibile la crudezza narrativa di Petri, aiutato dalla magistrale fotografia di Luigi Kuveiller (che poi si consacrerà definitivamente per la fotografia del film di Dario Argento, "Profondo Rosso"), che porta lo spettatore all'interno di dinamiche mentali ma anche reali completamente assurde e deviate, con una semplicità esacerbante.
Eccellente Volonté capace di incarnare all'estremo quello che il suo personaggio gli impone: un uomo estremamente fragile e vittima delle regole che crede di dover seguire e applicare, quelle stesse regole il cui collasso sa di non potere sopportare.

Come sempre incisive le musiche di Ennio Morricone, questa volte eseguite a cura del M° Bruno Nicolai.
Un film, le cui ultime sequenze sono altamente ansiogene e a doppio colpo di scena, che si chiude, molto amaramente, con le parole dell'immortale Franz Kafka: "qualunque impressione faccia su di voi, egli è servo della legge, quindi appartiene alla legge e sfugge al giudizio umano".
Un vero e proprio capolavoro della cinematografia italiana e mondiale, un film di denuncia della disumanità che si nasconde anche in quelli che sembrano essere i più democratici stati di diritto.
Ecco quarant'anni fa non si aveva paura a rappresentare la nostra realtà per quella che era; oggi i torturatori hanno sempre turbanti in testa e parlano sempre altre lingue, nei nostri film così come - e questo è ben più grave - nei nostri telegiornali.

martedì 7 dicembre 2010

Iron Man 2: recensione del film con Robert Downey Jr, Gwyneth Paltrow, Scarlett Johansson, Mickey Rourke


Sulla scia del successo planetario riscosso dal primo episodio, Robert Downey Jr è tornato ad interpretare il miliardario e supereroe Tony Stark nel secondo film dedicato ad Iron Man.  E' oramai prassi consolidata ad Hollywood e dintorni affrontare le tematiche riguardanti i supereroi ed i personaggi provenienti dal mondo dei fumetti con schemi ben precisi: nel primo film è in genere narrata la genesi del personaggio, che da persona normale si trasforma - per scelta, necessità o per puro caso - in eroe, mentre nel sequel, puntualmente prodotto a poca distanza allorquando il botteghino abbia premiato il primo, viene in genere presentato un eroe in difficoltà da un punto di vista psicologico ancor prima che a causa di nuovi nemici, incapace di gestire il ruolo che si è ritagliato nella società.

Iron man 2, diretto nuovamente da Jon Favreau, non si discosta di molto da questo percorso narrativo, con le ovvie particolarizzazioni legate all'eccentricità del personaggio Tony Stark/Iron Man. 
Va subito scritto che, se il primo episodio aveva piacevolmente convinto tutti, sia il pubblico in cerca di un bel film d'azione tratto da un fumetto famoso, con scene emozionanti, scontri, effetti speciali e fanta-tecnologia, sia i critici sempre attenti a cercare buchi di sceneggiatura e falle nella trama,  in questa seconda pellicola il personaggio interpretato da Robert Downey Jr perde parte del proprio fascino e lo spettatore è troppo spesso distratto dall'apparizione di figure di contorno non ben delineate e dalla presenza di percorsi narrativi secondari non sempre strettamente collegati a quello principale ed il cui unisco scopo sembra essere quello di creare un filo conduttore fra questo Iron Man 2 ed il futuro I Vendicatori.

Pur riproponendo scene d'azione degne dei migliori fumetti Marvel, manca quel "quid" che permette ad una pellicola di passare dal calderone dei  film "che si possono vedere" a quelli "da vedere" od addirittura "da non perdere".  Iron Man 2, nonostante i tanti effetti speciali e l'ottimo cast (appaiono anche Mickey Rourke, Samuel L. Jackson e Scarlett Johansson oltre a Gwyneth Paltrow e Robert Downey Jr) non è paragonabile al primo episodio.

Giudizio complessivo: @@@+

lunedì 6 dicembre 2010

Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni: recensione e trama dell'ultimo film di Woody Allen


Uscito nelle sale cinematografiche italiane il 3 dicembre 2010, Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni è il nuovo film di Woody Allen, che, come al solito, può contare su un cast d'eccezione, da Antonio Banderas a Anthony Hopkins,  Da Naomi Watts a Freida Pinto, da Gemma Jones a Josh Brolin.
Con la doverosa premessa che chi si reca al cinema per guardare una pellicola scritta e diretta da Woody Allen oramai già sa in che modo verranno affrontate certe tematiche e che taglio prenderà il film, sopratutto per quanto riguarda il rapporto con l'invecchiamento ed i confronti generazionali,  il film risulta piacevole e mai noioso, anche se abbastanza prevedibile in alcuni punti e dal sapore di già visto in altri. 

A differenza del recente "basta che funzioni", parimenti incentrato sul rapporto fra senilità e sessualità, You Will Meet a Tall Dark Stranger, questo il titolo originale che si rifa al leit motiv del film "incontrerai uno sconosciuto alto e bruno", non ha un solo filone narrativo ma segue più storie legate fra loro  dal rapporto di parentela e dall'unico punto di riferimento comune, ovvero la madre, moglie, suocera Helena.  Anche se i diversi intrecci narrativi sono, come hanno scritto alcuni blogger cinefili, talmente scollegati fra loro da far sì che il film possa sembrare l'insieme di più cortometraggi, è altresì vero che la filosofia di fondo, quel pessimismo di fondo che impregna ogni pellicola del grande regista americano,  mantiene le storie unite fra loro dall'inizio fino alla fine, in modo tale da far comprendere, proprio nel finale che lascia "appesi" alcuni fili della trama, quale fosse il vero intento del regista.

Incontrerai l'uomo dei tuoi sogni non è solo una commedia sui tradimenti, nè una pellicola in cui ancora una volta Allen si sofferma sulle difficoltà di instaurare un rapporto di coppia che sia stabile, duraturo e sopratutto felice, con proverbiali pessimismo e diffidenza dinanzi alla capacità di relazionarsi con il partner, sopratutto in età avanzata.  Il film altro non è che un ulteriore tassello della filosofia di Woody Allen, fra stoicismo e pessimismo esistenziale.   Fra i quattro matrimoni analizzati più o meno con profondità dal regista, fra i diversi personaggi abbozzati solamente o scrutati in profondità, colei che all'inizio allo spettatore sembrava essere l'anello debole, alla fine risulterà essere l'unica in grado davvero di andare avanti, di riuscire a sognare ed a costruirsi una nuova vita, all'insegna della consapevolezza che a volte basta aggrapparsi a qualche illusione, seppur effimera, per essere felici.
Se infatti la citazione shakespeariana iniziale, "che la vita è il racconto di un idiota, pieno di rumore e furia, che alla fine non significa nulla", non lascia presagire nulla di buono, la chiusura finale dedicata alle illusioni che rendono accettabile la vita fa da contraltare in parte positivo al pessimismo iniziale.

Superba è Gemma Jones, conosciuta al grande pubblico per il ruolo della madre di Bridget Jones,   una  vecchietta allampanata e fantasticatrice, presa in giro dai parenti eppur così sicura delle proprie convinzioni,; divertente e bravo Anthony Hopkins, nel ruolo dell'anziano in cerca di giovanilismo a tutti i costi, al punto da iscriversi in palestra e sperperare i propri soldi sposando una prostituta d'alto borgo.  Piace Naomi Watts nel ruolo della donna combattuta fra un lavoro appassionante ed il desiderio di un figlio, fra le tentazioni ed un marito poco appassionato e molto fallito.  Non molto a suo agio nel ruolo dello scrittore fallito Josh Brolin, ridotte a poco più che comparsate le performance di Antonio Banderas e Freida Pinto.

Bella davvero, come già in passato, la Londra descritta dal regista.

Gidizio complessivo: @@@@


Di seguito è descritta parte della trama

Helena è stata da poco lasciata, dopo quarant'anni di matrimonio, da Alfie, il quale, non accettando l'avanzare dell'età, ha iniziato a cercare di mantenersi giovane attraverso sedute di palestra, jogging e lampade abbronzanti. La loro figlia, Sally, lavora in una prestigiosa galleria d'arte diretta da Greg (Antonio Banderas) ed è sposata con Roy (Josh Brolin), laureato in medicina e scrittore in preda ad una lunga crisi d'ispirazione.  Con il divorzio Helena si affida ai consigli di una sedicente cartomante, il cui ruolo assumerà sempre maggior peso nelle decisioni dell'anziana signora fino a farle perdere il contatto con la realtà.  Insieme al declino della vita matrimoniale dei genitori, va di pari passo anche quella di Sally (Naomi Watts),  dato che Roy cerca sempre maggiore ispirazione dalla bella e giovane vicina di casa, quella Dia (Freida Pinto) che veste sempre in rosso e che lui ammira per ore sbirciando nella sua finestra.  Fra una storia d'amore fra Alfie e Charmaine, ragazza squillo conosciuta durante un incontro sessuale e poi divenuta prima amante e poi moglie,  fra gli imbrogli escogitati da Roy per aver fortuna nuovamente nel campo editoriale ed i suggerimenti della cartomante a Helena, tutto sembra volgere a danno dell'anziana mamma ed ex-moglie ed a vantaggio di altri, ma le novità sono dietro l'angolo e non è detto che tutto finisca come sembra.

Questa recensione è presente anche ne "Il laboratorio napoletano di Fabrizio Reale"

giovedì 2 dicembre 2010

Top blog cinema Dicembre 2010: la classifica wikio dei migliori blog di cinema

Anche per il mese di dicembre 2010 ho il piacere di proporvi in anteprima esclusiva la classifica dei migliori blog di cinema stilata da wikio.it.  Entra nella top20  blog cinema di questo mese  Video Arte Blog e per la prima volta da oltre sei mesi Il Cinemaniaco viene scalzato dalla seconda posizione in favore di Best Movie. 
Per chi abbia desiderio di conoscere come funziona il twikio score rimando al post dedicato alla classifica del mese scorso.
Ricordo che tutti i blogger cinefili i cui siti non siano presenti nella classifica wikio dedicata al cinema  possono contattarmi via mail o qui indicandomi i propri link.  Il sottoscritto infatti da diversi mesi collabora con lo staff di wikio per far sì che la classifica possa tener conto di un numero sempre maggiore di blog cinefili.  Come sempre, si parlerà a breve di questa classifica anche nel mio blog "laboratorio napoletano". Chi vuole pubblicare questa classifica può farlo a patto di contattarmi prima di pubblicare e di indicare la fonte.
 
TOP20 BLOG CINEMA di dicembre 2010
1cineblog
2Best Movie
3Il Cinemaniaco
4CineTivù
5Cinefestival
6CineZapping
7Memorie di un giovane cinefilo
8www.vivacinema.it
9Attenti al Cine
10Cinema
11Le recensioni di robydick
12Laboratorio di cinema: recensioni ed altro
13Future Film Festival
14Friday Prejudice
15Eyes Wide Ciak!
16Book and Negative
17...ma sono vivo e non ho più paura!
18Al Cinema
19Video Arte Blog
20Maxso Film

the Tourist: trailer del film con Johnny Depp ed Angelina Jolie in uscita nei cinema

Uscirà nelle sale cinematografiche italiane il 17 dicembre l'atteso "The Tourist", che ha per protagonisti Johnny Depp ed Angelina Jolie.  Diretta da Florian Henckel von Donnersmarck (le vite degli altri), la pellicola, girata fra Francia ed Italia, è il remake del thriller francese del 2005 Anthony Zimmer, che aveva per protagonisti Sophie Marceau e Yvan Attal.
Frank Taylor (Depp) è un turista americano che, giunto in Italia, si ritroverà coinvolto in un complesso intrigo internazionale a causa di Elise Clifton-Ward (la Jolie), bella ed affascinante agente dell'interpol a caccia di un pericoloso criminale, il suo ex amante.
Nel cast, che può contare anche su  Timothy Dalton, Paul Bettany, Rufus Sewell e Steven Berkoff, figurano come comparse diversi volti noti del cinema e della televisione italiani quali Christian De Sica, Neri Marcorè, Nino Frassica, Daniele Pecci e Raoul Bova.

Le fasi iniziali di lavorazione sono state alquanto problematiche dato che più volte sono stati sostituiti sia i protagonisti che il regista.
Il trailer del film:

lunedì 29 novembre 2010

La donna della mia vita: recensione e trama del film di Luca Lucini con Alessandro Gassman, Stefania Sandrelli, Luca Argentero


La donna della mia vita, uscito nelle sale cinematografiche il 26 novembre, è una piacevole commedia diretta da Luca Lucini (Oggi Sposi) ed il cui soggetto è stato scritto da Cristina Comencini. 
Al centro della narrazione è Alba (Stefania Sandrelli), che nel primo minuto di proiezione sembra parlare al pubblico ammettendo e giustificando tutte le ingerenze ed i condizionamenti più o meno diretti che una donna in quanto madre e moglie può attuare nei confronti dei propri uomini nel nome dell'amore e della buona fede.  Il regista dopo questo breve monologo nei primi minuti, attraverso le parole di Alba ed attraverso poche e chiarificatrici scene introduttive, delinea i profili dei protagonisti, componenti più o meno presenti della famiglia Melfi di Milano:  Alba, ex signorina buonasera della televisione, sposata in seconde nozze con Sandro, industriale del settore dolciario ed in prime nozze con un inviato del telegiornale, Giorgio e Leonardo, fratellastri divisi da dieci anni e dall' influenza caratteriale dei rispettivi padri, donnaiolo, sicuro di sè e spavaldo il primo,  grande lavoratore, propenso agli affetti familiari ed alla tranquillità il secondo.   Mentre lo spettatore è intento a comprendere che tanto Giorgio è infedele e donnaiolo quanto Leonardo è il classico cocco di mamma, timido, impacciato e propenso a commuoversi dinanzi alle lacrime femminili, tanto debole da tentare il suicidio dopo essere stato lasciato dalla ragazza, cominciano ad apparire diverse figure femminili, candidate ad essere "la donna della mia vita" di uno dei due fratelli.
Al di là dei diversi momenti comici durante i quali è difficile trattenere il sorriso, dietro un' apparente descrizione del contrasto e del confronto fra due diversi modi di vivere il proprio essere maschio, oltre i luoghi comuni che formano e plasmano i due protagonisti maschili (il machismo del primo, l'imbranataggine del secondo), acquista sempre maggior peso agli occhi dello spettatore, con lo svolgersi dei fili narrativi della trama, la figura di Alba, matriarca della famiglia, in grado di influenzare con poche parole i propri uomini.
Quando sembra infatti che tutto il gruppo familiare si stia sgretolando, si capisce che gli errori dei figli hanno una radice comune insita nelle parole e nei racconti della madre, troppo attenta a difendere e nascondere alcuni errori del passato per rendersi conto delle conseguenze di certi suoi condizionamenti. 
La vera "donna della mia vita" per i due protagonisti non sarà la moglie di uno o la fidanzata dell'altro, nè questa o quella amante, bensì proprio la figura materna, così forte e carismatica da plasmare e forgiare i caratteri dei figli al di là delle loro volontà e doti.  Il rapido sconvolgersi degli eventi, il crollo del castello di carte costruito in trent'anni e più da Alba, porterà a verità nascoste e sopratutto al manifestarsi per la prima volta dei veri caratteri dei protagonisti, finalmente liberi dal peso dell'architettura caratteriale costruita dalla madre.

Fra i protagonisti è sicuramente la città Milano, descritta attraverso immagini che rapidamente si alternano di tetti, colori e monumenti cittadini, i cui abitanti sono dipinti come persone legate all'apparenza, che passano da una palestra ad una discoteca, da una serata danzante in qualche casa a un corso di ginnastica ritmica, poco propense ad affrontare i problemi reali e molto libertini nei comportamenti.  Fra amanti perdute e ritrovate, matrimoni che rischiano di collassare, fughe amorose e ritorni di fiamma, esce vincitrice nonostante tutto la famiglia, allargata per quanto possibile, che continua ad essere salda e forte intorno alla figura della madre - matriarca.

Ottima l'interpretazione di Stefania Sandrelli che apre e chiude la proiezione raccontando amabilmente all'ultimo arrivato della famiglia i propri pensieri e le proprie idee di una madre e moglie fin troppo presente nella vita dei "propri" uomini.  Piace Alessandro Gassman, un po' meno il pur sempre bravo Luca Argentero, il cui personaggio -sopratutto nei primi minuti di proiezione - è nelle movenze e nei modi di fare troppo simile ad un altro personaggio da lui intepretato, il protagonista di "Diverso da chi?".  Brava Valentina Lodovini anche se un po' compressa dalla sceneggiatura che la obbliga più a silenzi che a dialoghi veri e propri. 
Nel cast figurano anche   Giorgio Colangeli, Sonia Bergamasco, Lella Costa e Gaia Bermani Amaral.

Il film nel suo complesso è piacevole da vedere e la sceneggiatura, per quanto tenda a rallentare troppo in alcuni punti ed a tagliarne letteralmente altri, è costruita in modo tale che lo spettatore possa pian piano comprendere le fitte trame ordite negli anni da Alba e non si possa mai annoiare.

Giudizio complessivo: @@@1/2


Di seguito è descritta parte della trama
Alba, ex signorina buonasera della televisioni anni '70, ha due figli,  Giorgio e Leonardo, avuti con due differenti uomini e mariti. Dopo aver lasciato infatti Sandro, invaghitasi di un giovane giornalista, sposa questo e dopo pochi mesi nasce Giorgio. Terminato il matrimonio a causa dei tradimenti di lui, Alba incontra nuovamente Sandro, che sposerà in seconde nozze. Dall'unione dei due nascerà Leonardo.   La madre dei due ragazzi, così presa a tessere le lodi di uomo di famiglia  e di persona serena, tranquilla e pacata del secondo marito, così presa dal descrivere il primo come un donnaiolo traditore e menefreghista, finisce con l'influenzare nella crescita i due figli  che sembrano ricalcare pienamente i caratteri dei rispettivi genitori.  Leonardo, timido ed impacciato, dopo aver tentato il suicidio a causa della fine della storia con Irene, incontra Sara, secondo violoncello dell'orchestra del teatro la Scala, anche lei uscita dopo due anni da una storia con un uomo sposato che l'aveva ingannata. Giorgio è invece sposato con Carolina, che da anni prova ad avere un figlio senza riuscirvi.  Al contempo lui, medico nel campo della procreazione assistita, tende a tradire spesso la moglie con le clienti o con altre ragazze conosciute fra Roma, dove abita, e Milano, dove abitano madre e fratello.  L'arrivo di Sara nella famiglia comporterà terremoti e smottamenti tali da stravolgere le vite dei protagonisti e da far uscire allo scoperto segreti e tradimenti più o meno recenti.

Link a questa recensione anche dal mio blog personale (laboratorio napoletano di Fabrizio Reale)

lunedì 22 novembre 2010

The Social Network: recensione e trama del film di David Fincher su facebook e Mark Zuckerberg


Affrontare il fenomeno sociale e di comunicazione del primo decennio del XXI secolo non era facile a causa del rischio di trasformare la storia del fondatore del social network per eccellenza in uno di quei teen movies anni '80 e '90 incentrati su feste, associazioni studentesche, belle ragazze e droga.  David Fincher è riuscito, grazie anche alla ottima sceneggiatura di Aaron Sorkin, ad imbastire una pellicola che alterna il biografico al legal thriller senza tralasciare gli aspetti più ammiccanti ad un pubblico giovanile legati alla vita universitaria. The social network non narra solo la genesi di facebook.com, non tratta esclusivamente la vita del suo fondatore e di quanti hanno condiviso con lui un'esperienza sotto molti aspetti unica, non affronta solamente temi legati ai tanti processi che quello che Forbes ha definito nel 2008 il più giovane miliardario della storia degli States ha dovuto affrontare. In The social network, grazie ad un continuo utilizzo di flashback ed a uno stile narrativo che riesce a mantenere il livello d'attenzione dello spettatore sempre elevatissimo,  il regista riesce a mescolare tutti i principali ingredienti della vita di Zuckerberg e amici realizzando una pellicola di altissima qualità che piace sia a quanti "masticano" il linguaggio dei "nerd", sia a quanti utilizzano quotidianamente facebook che a quanti vivono al di fuori del mondo dei social network e dei computer.

Il sottotitolo del film, presente in caratteri cubitali sulle locandine - non arrivi a 500 milioni di amici senza farti qualche nemico - è il filo conduttore di una  narrazione che vede sempre al centro la figura del giovane Mark, interpretato alla perfezione da Jesse Eisenberg ,  geniale programmatore e studente capace di ridefinire il concetto di amicizia e di rapporti interpersonali nonostante sia il classico "nerd" talmente preso dalla propria passione da avere una rete di rapporti sociali ristretta a pochissime persone.  
Dato che Fincher non prende mai una reale posizione di giudice nei confronti del protagonista, degli amici vecchi e nuovi, di quanti han fatto causa e di quanti hanno rischiato con la propria vita di eccessi di rovinare la macchina perfetta realizzata da Mark, lo spettatore ha la possibilità di crearsi  una propria opininoe su tutti i personaggi principali.
Se il "miglior amico" Eduardo Saverin è troppo attento a cercare di monetizzare il proprio primo iniziale investimento di 1000 $ per comprendere la portata dell'invenzione dell'amico, troppo distante dalle idee dei "nuovi" amici di Mark per seguire il rapido susseguirsi degli eventi e restare sulla barca, a tal punto dal dover ammettere alla fidanzata durante un litigio di non essere nemmeno in grado di cambiare il proprio stato sentimentale su facebook,  al contrario il "nuovo amico" Sean Parker - interpretato alla perfezione da Justin Timberlake - oltre ad avere grandissima influenza su Mark ed a essere colui che ha dato il nome definitivo al sociale network (in origine era "thefacebook"), riesce ad entrare stabilmente nell'assetto societario, forte dell'esperienza maturata con Napster, anche se anche lui verrà esautorato da Mark all'indomani di una retata durante una festa a base di belle ragazze, alcool e cocaina, durante la quale il fondatore del primo sito dedicato allo sharing libero della musica verrà arrestato.

Ottime le interpretazioni di tutti i protagonisti. Da segnalare, oltre a Jesse Eisenberg,  anche le interpretazioni di Andrew Garfield (Eduardo), Justin Timberlake e di Armie Hammer nei panni doppi dei gemelli Winklevoss.  Non riuscendo a trovare gemelli adatti per il ruolo, il regista ha infatti optato per l'utilizzo della computer grafica per tutte quelle scene in cui entrambi i gemelli apparivano sulle scene.

giudizio complessivo: @@@@@1/2

Film adatto ai bambini anche se durante la proiezione vengono trattati temi come sesso, alcool e droga. 

Di seguito è enunciata parte della trama ( il trailer è già stato pubblicato qui)
Il film si apre con una discussione all'interno di un pub fra il giovane Mark Zuckerberg, studente del secondo anno della prestigiosa Harvard, e la propria fidanzata Erica Albright. Dopo un'accesa diatriba durante la quale -involontariamente - Mark sottolinea le differenze fra la propria carriera universitaria e quella della ragazza - studentessa alla Boston University e non in una delle principali e prestigiose università elitarie americane - questa lascia il giovane programmatore.  Tornato al campus, fra una birra e l'altra, fra un commento piccato ed un'offesa lanciata via blog alla ex fidanzata, Mark crea dal nulla un sito internet contenente quasi tutte le fotografie delle studentesse della prestigiosa università, il cui scopo è quello di confrontare due immagini per stabilire quale ragazza sia più "fica".  FaceMatch, questo è il nome del dominio, in due ore viene cliccato da oltre 22.000 persone, causando de facto il crash del server dell'ateneo americano, un'inchiesta interna da parte dell'università, l'odio da parte della metà femminile del corpo studentesco ed al contempo una fama enorme fra gli studenti appassionati di programmazione.  Contattato dai gemelli Cameron Winklevoss e Tyler Winklevoss, stereotipo del classico studente di Harvard intelligente, figlio di ottima famiglia ed ottimo canottiere,  e dal loro socio Divya Narendra, che propongono al giovane Mark di diventare loro programmatore per il progetto "HarvardConnection", sito esclusivo degli studenti di quell'ateneo attraverso i quali instaurare nuove relazioni,  a Zuckerberg si accende la classica lampadina ed inizia a lavorare a quello che diventerà in poche settimane il punto di riferimento degli studenti di Harvard prima, di quelli universitari dei principali atenei statunitensi poi, del mondo intero in un tempo davvero breve...  La narrazione dei fatti avviene durante le deposizioni di Zuckerberg e dei propri amici ed avversari durante i due principali processi che il creatore di facebook ha dovuto affrontare nel recente passato.

Questa recensione è stata pubblicata anche ne Il laboratorio napoletano di Fabrizio Reale

sabato 20 novembre 2010

Piovono polpette (2009): recensione del film d'animazione prodotto dalla Sony


Piovono polpette è un lungometraggio d'animazione prodotto dalla Sony Pictures uscito nelle sale cinematografiche italiane il 23 dicembre 2009 in 3D. 
Il film è palesemente una divertente parodia del genere catastrofico che tanto successo ha riscosso e riscuote ad Hollywood e dintorni, con citazioni più o meno esplicite a classici del genere da Indipendence Day a Twister, passando per Armageddon.
A differenza delle pellicole d'animazione prodotte dalla Disney Pixar, questo film è indirizzato sopratutto ad un pubblico giovane, mentre gli accompagnatori adulti possono divertirsi ad individuare le tante citazioni ai film di genere e riflettere su alcuni spunti incentrati in prevalenza sulla cattiva alimentazione di buona parte della popolazione statunitense.
Cloudy With a Chance of Meatballs, questo è il titolo originale di gran lunga più riuscito della traduzione italiana, è incentrato sulla storia del giovane Flint Lockwood, aspirante genio sin da bambino, il quale ha un laboratorio costruito al posto della più classica casa sull'albero, sotto certi aspetti simile a quello del piccolo protagonista de "il laboratorio di Dexter".  Geniale e maldestro, le invenzioni di Flint non sortiscono quasi mai gli effetti desiderati. Proprio quando sta per cedere alle insistenti richieste del padre di abbandonare i sogni di gloria per dedicarsi alla più realistica gestione dell'attività di famiglia, proprio quando i cittadini della piccola isola di Swallowmarina lo considerano un pasticcione e combina guai,  un ultimo progetto sfuggito al controllo e lanciato per errore in cielo darà a lui fama e gloria enormi.

Gli spunti su cui riflettere sono diversi, dalla crisi che attanaglia la cittadina di Swallormarina, tanto legata alla unica, grande fabbrica di sardine in scatola dal seguirne le infauste sorti fino a cercare di diventare un'attrazione turistica dedicata alla sardina con tanto di star locale (il bambino della pubblicità oramai cresciuto ed adulto che, parodisticamente riprendendo la pubblicità di un notissimo marchio di solari, ancora gira in mutandoni bianchi alle cerimonie) ad un certo modo di fare dei politici locali,  dal problema dell'obesità e dell'utilizzo incontrollato di alimenti altamente dannosi per l'organismo se presi in eccesso, a quello dello smaltimento dei rifiuti.

Il film d'animazione nel suo complesso è piacevole da vedere, anche non in 3D.  Nulla a che vedere con i film Pixar...

giudizio complessivo: @@@1/2

lunedì 15 novembre 2010

Il Torneo dei film: la prima sfida

Per quanti non conoscano questa bella iniziativa, è in pieno svolgimento il secondo torneo dei film organizzato da Gegio cui partecipano diversi blog cinefili.  Il torneo ha regole semplici ed immediate:  in un primo momento ciascun blogger / cinefilo propone una lista di film da inserire in nomination ed in un secondo ci si sfida fra siti e blog.  La prima sfida che riguarda il laboratorio di cinema è quella fra i film proposti dal sottoscritto e quelli di bailing
va sottolineato che ho provato a mettere in gara diverse pellicole napoletane, perchè il cinema di Totò e Troisi come quello proveniente dalla grande tradizione teatrale di Eduardo De Filippo o Eduardo Scarpetta va preservato e ricordato.  
In bocca al lupo e che vinca il cinema!  Clicca qui per votare le pellicole e qui per leggere le nomination

PS agli amici cinefili che vogliano partecipare, le iscrizioni sono sempre aperte.
 

Libero Mobile Award: laboratorio di cinema PRIMO nella sezione Cinema e Tv al termine della prima fase


Si è conclusa ieri la prima fase del concorso "Libero Mobile Award" dedicata a siti e blog che hanno una versione "mobile" del proprio sito.  laboratorio di cinema: recensioni ed altro ha conseguito l'inatteso di risultato di essere arrivato primo fra i blog e siti in concorso nella categoria "cinema e tv" con oltre 280 preferenze.  Doverosi sono i ringraziamenti a tutti gli amici o semplici lettori che hanno votato il laboratorio di cinema e - va scritto -  a quanti hanno permesso che anche il blog principale da me gestito (laboratorio napoletano) passasse alla seconda fase del concorso nella difficile sezione "persone/blogging" arrivando quarto con oltre 710 preferenze, risultando fra i primi venticinque siti/blog maggiormente votati in tutta la prima fase della competizione.

giovedì 11 novembre 2010

The social network: trailer del film di David Fincher con Jesse Eisenberg in uscita il 12 novembre 2010

Non arrivi a 500 milioni di amici senza farti qualche nemico. Portare al cinema il fenomeno culturale, mediatico e sociale del secondo millennio, facebook, è una sfida raccolta dal regista David Fincher, famoso per aver girato diversi film divenuti veri e propri cult ( Fight Club, Seven) ed essere stato responsabile degli effetti visivi di pellicole che hanno fatto epoca ( Il ritorno dello Jedi, Indiana Jones e il tempio Maledetto, La Storia Infinita).
The Social Network, in uscita nelle sale cinematografiche italiane il 12 novembre 2010, racconta della genesi di facebook soffermandosi non poco sulle critiche e sui processi legali subiti dal fondatore Mark Zuckerberg, citato in giudizio per violazione del copyright ed accusato di aver rubato idee altrui da ex-amici e collaboratori.   Jesse Eisenberg (Adventureland) interpreta colui che sarebbe diventato in pochissimo tempo il più giovane miliardario americano.  Nel cast figurano anche Andrew Garfield, Justin Timberlake, Armie Hammer, Max Minghella, Brenda Song, Joseph Mazzello.

Ecco il trailer:

Noi credevamo: trailer del film di Mario Martone con Luigi LoCascio, Valerio Binasco, Francesca Inaudi, Anna Bonaiuto

Uscirà nelle sale cinematografiche italiane venerdì 12 novembre 2010 il nuovo film di Mario Martone, "Noi Credevamo", con Luigi Lo Cascio, Valerio Binasco, Francesca Inaudi e Anna Bonaiuto.   Il regista ripercorre durante le quasi tre ore di proiezione (nella versione presentata a Venezia la durata era di oltre 200 minuti, in quella che arriva nelle sale di 170) i trent'anni che vanno dal 1830 al 1860 attraverso le storie e la crescita dei tre protagonisti principali, affrontando temi e problematiche del Risorgimento italiano e degli anni che portarono all'unità d'Italia. 
Da segnalare che sono diversi i volti noti del cinema italiano che si sono prestati a comparsate nei panni di personaggi storici: Giuseppe Mazzini (Toni Servillo), Francesco Crispi (Luca Zingaretti), Antonio Gallenga (Luca Barbareschi).
Non sarà però facile recarsi a vedere questo film in quanto è prevista  la distribuzione solo in 30 sale in tutta Italia.  Essendo la RAI coproduttore al 50% ed essendo i festeggiamenti per i 150 anni dell'unità d'Italia vicini, fra qualche mese di sicuro avverrà il previsto passaggio in televisione in almeno due puntate.

mercoledì 10 novembre 2010

Una vita tranquilla: recensione e trama del film con Tony Servillo di Claudio Cupellini


Ricevo e volentieri pubblico la recensione del film di Tony Servillo "Una vita tranquilla" scritta da Daniela Persico per il suo blog "Incontrollabilmente Io".

"Una vita tranquilla" è il nuovo film di Tony Servillo per la regia di Claudio Cupellini.

Cupellini è un giovane regista dalla lunghissima gavetta - fatta di interessanti cortometraggi e partecipazioni ad importanti progetti corali -, emerso nella scorsa stagione cinematografica con "Lezioni di cioccolato", una pellicola leggera, ma molto apprezzata, con protagonisti Luca Argentero e Violante Placido, nominata ai David di Donatello.
In questo caso, Cupellini cambia registro e notevolmente: abbandonate le dinamiche ed i colori da commedia sentimentale, si cala in un torbido noir, probabilmente guidato da un magistrale Tony Servillo che nella propria assoluta - e in più direzioni declinabile - bravura è proprio in questo genere che trova la sua naturale sedes materiae.
E così il tranquillo, sereno, ma sotteraneamente inquieto Rosario di Germania, gestore di un piccolo albergo dall'ottimo ristorante, riecheggia da vicino l'enigmatico e molto più inquietante commercialista Titta, uno dei personaggi più riusciti di sempre portati da Servillo sul grande schermo,  nato dal più che fortunato incontro (più volte celebrato) tra l'attore e il grandissimo Paolo Sorrentino.
Ecco, diciamolo subito: il limite più grande di "Una vita tranquilla", per chi avesse visto ed amato, direi perfino venerato, "Le conseguenze dell'amore" - la meravigliosa pellicola a regia e sceneggiatura di Sorrentino - sarà quello di rinvenirvi, eventualmente, una sorta di editio minor.
Anche se, a ben ponderare, questa censura è un po' ingenerosa.
Gli spazi di azione, in un senso quasi meta-aristotelico, del film di Cupellini sono più ampi, meno angusti: il suo successo si basa, infatti, oltre che sull'incredibile Servillo, anche sulla convincentissima interazione con il giovane Marco D'Amore, qui alla sua prima interpretazione di peso (dalla quale esce più che vincente), e, soprattutto, con il giovane ma espertissimo e direi peritus, nel più alto senso latino, Francesco Di Leva.

Quest'ultimo, interprete dall'enorme e considerevole formazione teatrale classica napoletana (avendo spaziato da Eduardo a De Simone) è forte di una lunga gavetta, sia cinematografica sia televisiva, e riesce qui a realizzare un personaggio schifoso, nel più schifoso dei modi.
Ma del resto, amare "Le conseguenze dell'amore" maggiormente che il film di Cupellini, discenderà, forse, più dalle tendenze naturali dello spettatore che da limiti o pregi insiti dell'una o dell'altra produzione.
Se escludiamo la regia, dove un primo e forse più febbrile Sorrentino è a mio giudizio (questa volta non sommesso, ma direi quasi oggettivo) insuperabile, le differenze stilistiche sono tutto sommato una questione di gusti personali: all'unità di azione e spazio (se non proprio anche di tempo) del primo film, si può preferirei la maggiore ariosità del secondo; alla sensazione di far il tifo per un buono - in un senso deviato, ma sempre di un buono -, si può preferire quella di patteggiare per un essere umano molto difettato e corrotto; ad una recitazione unicentrata - o pressoché -, si può preferire la forte presenza quantomeno di altri due contraltari, e che contraltari.
Quanto alla storia, come sempre in questi casi, rileva e non rileva, anche se è particolarmente potente, quasi lirica, anzi, più precisamente da tragedia greca.
Ecco un mio retaggio del liceo: il mio valevolissimo docente di greco e latino, il Professor Massimo Lo Jacono, ancora prima che diventasse, se vuoi, anche un po' di moda, ci invitava a rileggere i tristissimi e beceri fatti di camorra come un'avvilente trasposizione nel reale delle più dolorose tragedie greche; quelle della disgregazione comunità sociale, o del tessuto familiare, quelle che proponevano le ferite più insanabili per l'animo.
Con una sola fondamentale e fondante differenza: nella realtà mafiosa, manca del tutto il momento di catarsi, così come, volutamente, e molto acutamente, manca in "Una vita tranquilla".
Ultimissima chicca: in una colonna sonora molto "sul pezzo", spicca il tema principale che scorre lento e doloroso sui titoli di coda, interpretato dal sempre intenso Blixa Bargeld, cantante degli Einsturzende Neubaten (il favoloso gruppo tedesco che ho scoperto grazie ad un follower della prima ora del mio amato blog).
Insomma io questo film, gravemente ansiogeno, doloroso, senza ritorno, mi sento proprio di consigliarlo.



giudizio complessivo: @@@@@+

martedì 9 novembre 2010

Giù al nord (2008): recensione del film di Dany Boon con Kad Mérad


Giù al Nord, scritto e diretto da Dany Boon,  è stato film campione di incassi e numero spettatori del 2008 in Francia,diventando il secondo film più visto di sempre nelle sale cinematografiche d'oltralpe, superato solo  da Titanic.  Motivo del grande successo il modo con cui il bravo Dany Boon, sceneggiatore, regista e protagonista della pellicola, tratta il delicato tema degli stereotipi con cui la gente del Sud (la provenza e le regioni mediterranee) guarda quelli dell'estremo nord francese, quel Nord Pas de Calais al confine con il belgio i cui abitanti parlano un dialetto che mescola francese e fiammingo, risultando ben poco comprensibile ai francesi delle altre regioni. Il titolo originale del film (Bienvenue chez les Ch'tis)  fa infatti riferimento proprio al dialetto franco-fiammingo.  Nonostante la traduzione ed il doppiaggio in questo caso come in altri in cui si gioca con le differenze di idioma non sia stato semplice e non renda - probabilmente - quanto l'originale, anche in versione italiana questo film risulta piacevole, divertente e godibilissimo ed ha riscosso tanto successo dal convincere i produttori italiani a realizzare solo due anni dopo l'uscita nelle sale italiane un remake - Benvenuti al Sud - che da settimane  è protagonista del botteghino italiano. 

Ottimo Kad Mérad, eccezionale Dany Boon sia nelle vesti di protagonista che di sceneggiatore e regista: il suo personaggio è un anti eroe che, fra una gag ed una risata,  restituisce allo spettatore numerosi punti di riflessione sia sui limiti di certi preconcetti che su alcuni malesseri propri di chi vive in questo secolo.

Fra una risata e l'altra sono numerosi gli spunti di riflessione, le demolizioni degli stereotipi comuni, le scene romantiche e profonde.  Non c'è personaggio che non partecipi attivamente a creare nello spettatore l'immaginario di una realtà, quella dei piccoli paesi che si affacciano sul mare del nord, magica e reale allo stesso tempo, personaggi forti e temprati dall'antico lavoro nelle miniere, unici in quanto punto di incontro di culture e tradizioni profondamente differenti, romantici e scanzonati.   Chi ha visto Benvenuti al Sud e non l'originale resterà stupito nel notare che buona parte dei dialoghi e delle battute, oltre che all'intero canovaccio della trama, noterà che il film italiano ricalca in toto quello francese.

Giudizio complessivo: @@@@@

Il trailer è già stato pubblicato qui

lunedì 8 novembre 2010

Last Night: recensione e trama del film con Keira Knightley, Eva Mendes, Sam Worthington e Guillaume Canet


Last Night, presentato in anteprima durante l'ultimo festival del film di Roma, è una commedia diretta dalla quasi esordiente Massy Tadjedin, che può contare su un cast di star di Hollywood del calibro di Keira Knightley, Eva Mendes, Sam Worthington (è il Jake Sully di Avatar) cui si aggiunge il bravo attore francese Guillaume Canet.  La regista iraniano-americana è brava ad introdurre la storia d'amore dei due protagonisti Joanna (Keira Knightley) e Michael Reed (Sam Worthington), fra sguardi, parole e silenzi, durante una corsa in un taxi giallo attraverso una New York piovosa e con un dolce sottofondo musicale. 
Ogni persona ha un passato con cui fare i conti, ogni rapporto di coppia per quanto splendido ed unico all'apparenza è sottoposto periodicamente ad eventi o presenze fortemente destabilizzanti che possono rapidamente portare alla crisi come risolversi in un nulla di fatto.  La regista in poco più di 90 minuti di proiezione si sofferma molto - per alcuni anche troppo -  su una sola, lunga, notte, durante la quale Joanna e Michael dovranno affrontare fantasmi e tentazioni, mettere in gioco sè stessi ed il proprio matrimonio, scegliere fra il tradimento e la fedeltà, fra l'amore e la passione di una notte, fra il presente ed il passato, in un susseguirsi di dialoghi spesso interrotti, scene provocanti, risate e pianti.

Se nei pochi minuti iniziali la Tadjedin (esordiente come regista ma che può vantare alcune scritture come sceneggiatrice) riesce a fornire allo spettatore un completo profilo sui propri personaggi principali, la tenera coppietta di trentenni sposata da oltre tre anni e insieme sin dai tempi del college, tranne che in un breve periodo, la cui intesa si basa anche sulle mezze parole, gli sguardi, i gesti, come in tutte le coppie  funzionanti ed oliate alla perfezione,  è necessaria oltre un'ora per analizzare i due al di fuori del matrimonio, in una notte che passeranno Joanna con il romantico ex spuntato dal nulla a New York da Parigi e Michael con la bella, sensuale, procace ed ammiccante Laura, collega di lavoro e perturbante presenza nella sua vita di fedele marito.

Se il pregio di questo film consiste nella gestione dei primi piani, dei dialoghi a bassa voce e nell'analisi dei personaggi,   alla lunga stancano i tanti minuti spesi per descrivere le tentazioni cui i due sono sottoposti.
In particolare le scene incentrate su Michael e Laura sono ridondanti e lunghe, in alcuni casi noiose, in altri inverosimili.  Più piacevole da seguire il filone narrativo riguardante Joanna e Alex, con personaggi comprimari, passaggi di scena, simpatici inconvenienti ed un maggiore approfondimento psicologico.  La sensazione, al di là del finale che ha lasciato di stucco più di uno spettatore, è che la pellicola perda qualità durante lo svolgimento e che quello che sembra un buon film all'inizio tenda a diventare qualcosa di normale e già visto alla fine.
La sensazione è che i minuti spesi per approfondire psicologicamente e descrittivamente i quattro protagonisti alla fine servano per risolvere il tutto nel più classico dei confronti sessisti sul tipo di tentazioni e tradimenti:  sarà poi vero che tentazioni e tradimenti dell'uomo riguardano esclusivamente la carne e mai lo spirito mentre per quanto riguarda le donne è possibile che questi siano sempre ed indissolubilmente legati a sentimenti, emozioni, amori mai completamente dimenticati e sopiti?  Sicuramente non è così ma è il senso che sembra dare la regista.
Nel suo complesso è un film che si può vedere, grazie anche al buon cast.

Di caratura superiore Keira Knightley e Guillaume Cane rispetto ad Eva Mendes e Sam Worthington.   Se infatti è l'attore francese a risultare il più apprezzato e l'ex piratessa dei Caraibi fornisce un'ulteriore interpretazione più che buona, nonostante qualche smorfia di troppo,  continua a stupire in negativo l'assenza di mimica e gestualità, a parte le scene più provocanti ed ammiccanti, di Eva Mendes, confinata nuovamente e forse giustamente in un ruolo del tutto secondario, con pochissime battute se confrontate con i minuti in cui è presente sulla scena.  Va segnalata l'enorme differenza fra le due donne protagoniste in termini di aspetto fisico: prorompente e procace la Mendes ,  eterea e magrissima (fin troppo) la Knightley.
Nel cast figura anche Griffin Dunne, ottimo nell'interpretare il ruolo dell'editore amico di Alex.

Va segnalato che la post produzione di questo film, iniziato a girare nel 2008,  è stata bloccata per oltre un anno a causa del fallimento della Miramax. 

Giudizio complessivo @@@


Di seguito è descritta parte della trama del film ( il trailer è già stato pubblicato qui)

Joanna e Michael Reed sono due giovani trentenni sposati oramai da oltre tre anni.  Conosciutisi ai tempi del college, vivono a New York, hanno una bella cucina e sono molto affiatati.  Lei è scrittrice free lance per una rivista di moda, anche se ha all'attivo un romanzo pubblicato ma che non ha avuto grande fortuna in termini di vendite. La vita coniugale procede a gonfie vele fino a quando Jo scopre ad una festa organizzata dall'azienda di Michale che la nuova collega del marito non è una tipa normale ma una bella, giovane, sensuale Eva Mendes e che fra i due c'è un certo feeling evidente. Dopo un litigio e dopo una notte passata in bianco i due si saluteranno per vivere una nuova giornata, in città la prima, alle prese con l'articolo da terminare, a Philadelphia il secondo per concludere un affare, insieme all'amico e collega Andy (Daniel Eric Gold) ed alla bella Laura.  Di buona ora, dopo la partenza del marito,  Joanna incontrerà al bar sotto casa Alex, fiamma di un tempo lontano, di quando lei si era allontanata per un breve periodo da Michael, scrittore di successo in Francia.  Mentre Michael passerà la serata insieme a Laura, fra cene e bar, tentando di resistere alle esplicite avances di costei,  Joanna trascorrerà l'intera notte con Alex, ricordando i tempi passati a Parigi.   Fra tante tentazioni, qualcuno alla fine tradirà? Chi?

Come al solito, la recensione verrà pubblicata anche qui.

giovedì 4 novembre 2010

Last Night: trailer del film con Keira Knightley, Eva Mendes, Sam Worthington e Guillaume Canet,

Uscirà domani 5 novembre 2010 nelle sale cinematografiche italiane Last Night della giovane (è del 1978) regista esordiente americano-iraniana Massy Tadjedin.  Il cast di questa commedia sentimentale è notevole e concepito in modo da attrarre un target di pubblico adulto ma non troppo, dato che le protagoniste femminili sono Keira Knightley ed Eva Mendes e quelli maschili Sam Worthington (è il Jake Sully di Avatar) e Guillaume Canet, attore francese con alle spalle oltre 20 pellicole e compagno di vita di Marion Cotillard.
Joanna (Keira Knightley) e Michael Reed (Sam Worthington) sono felicemente sposati ma durante un viaggio di lavoro di lui entrambi subiranno forti tentazioni a causa della presenza della fascinosa assistente di lui (Eva Mendes) e dell'arrivo inaspettato dell'ex di lei. 

per la recensione del film vai qui

nota bene

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