locandina del film
Il film "Il Concerto", uscito nei cinema italiani il 5 febbraio, programmato a Napoli in sole due sale, è stata una delle sorprese di inizio 2010, in quanto è stato presente nelle sale cinematografiche italiane per oltre un mese. Questa pellicola rientra in quella nicchia di racconti che hanno il doppio pregio di far divertire e commuovere il pubblico, coinvolgendolo per l'intera durata della pellicola, senza mai farlo annoiare. Probabilmente si tratta del miglior film visto dal sottoscritto negli ultimi mesi. Il regista rumeno
Radu Mihaileanu riesce ad affrontare una tematica difficile come quella legata alle deportazioni nei campi di confino ed alle condizioni di ebrei e gitani nella Unione Sovietica di
Breznev, ovvero dell'ultima Russia pre-Gorbaciov, con una delicatezza tale da rendere la tristezza solo un contorno. L'amore e la passione per la Musica sono il tema principale, tenue filo di unione che unisce ancora, a trenta anni dalla propria disfatta, quasi cinquanta uomini, ridotti, da grandi musicisti che erano, a svolgere i lavori più umili a causa dell'ostracismo imposto dal regime. Il protagonista principale, Andrei Filipov, interpretato dall'attore caratterista
Alexei Gouskov, appare nella scena iniziale mentre ascolta le prove dell'orchestra, dagli spalti, con una scopa in mano ed il carrello dei rifiuti, divenuto l'addetto alle pulizie del teatro che un tempo riempiva per essere andato contro le rigide regole impostegli, non volendo licenziare dalla propria orchestra i tanti musicisti ebrei. Riuscirà con diversi espedienti e un po' di fortuna a riprendere le bacchette in mano ed a tornare agli allori di un tempo.
Di seguto è svelata parte della trama
Un fax, un semplice fax, un invito da parte del teatro
le Chatelet inviato all'orchestra del Teatro
Bolshoi di Mosca, cambierà la vita di quest'uomo e lo porterà a ricomporre in sole due settimane la propria orchestra, cercando uomini scomparsi da decenni e che da anni non avevano più potuto metter piede in un teatro, trattati come nemici del regime e reietti. Fra un giro su una sgangherata ambulanza, una danza gitana, un matrimonio in stile "antico impero romano" di un mafioso russo e qualche ricerca in ambienti più o meno curiosi, la prima parte del film, corrispondente all'incirca alla prima ora, è un susseguirsi di incontri che portano lo spettatore a ridere grazie ad attimi di comicità pura ancor prima che a riflettere. Diverso è il taglio e l'impronta che il regista ha voluto dare alla seconda parte del film, in quanto, una volta riunito il gruppo, riaffiorano anche quei sentimenti da troppo tempo sopiti, nascosti dietro una bottiglia di vodka o in uno scatolo della soffitta. Malinconia ed emozioni sovrastano gli aspetti leggeri e gli spunti di riflessione su una realtà quasi mai trattata al cinema, ovvero di come venivano esclusi dalla società o nei casi peggiori inviati nei gulag (o a "svernare" in Siberia quando questi non esistevano più) quanti erano considerati avversi al regime, per etnia, religione o cultura, sono molteplici.
Dall'arrivo a Parigi in poi il ritmo diventa infatti meno frenetico, meno repentino ed il compito di alleggerire le scene resta nelle mani dell'impresario ed ex nemico del protagonista, presente per cercare di recuperare un ricordo del passato, quello dei fasti dell'internazionale comunista e di distruggerne un altro, quello del giorno in cui fermò l'orchestra di Filipov e, davanti al teatro pieno, spezzò le bacchette al direttore. La memoria dei colleghi ed amici morti e la condizione degli attuali, incapaci a prima vista di riprendere lo strumento in mano, naturalmente comici nella loro goffaggine, confluiscono e si annullano nella figura di Anne-Marie Jacquet, eterea e perfetta violinista solista, legata inconsapevolmente al destino ed alla vita di tutti gli altri sin dall propria nascita. Il finale, sulle note del Concerto per orchestra e violino di
Tchaikovsky, svelerà alla protagonista il proprio passato e riconsegnerà al maestro ed alla sua apparentemente sgangherata compagnia un giusto presente ed un inimmaginabile futuro.
Se il protagonista, nel ricomporre la propria orchestra in giro per Mosca è alla ricerca dell'armonia e della perfezione, anche lo spettatore è preso completamente dal film, da questa ricerca dei singoli elementi, che a prima vista difficilmente potranno andare a creare qualcosa che si avvicini solamente ad un'opera corale, ma che pian piano si amalgamano fra loro fino a creare un unico, emozionante, corpo - d'orchestra- nelle scene finali. Ottima è l'interpretazione della brava
Melanie Laurent, vista pochi mesi fa in
Bastardi senza Gloria, capaci e validi sono i tanti caratteristi che compongono l'orchestra, ognuno dei quali ha una parte più o meno comprimaria durante le due ore di durata della pellicola. Il film ha ricevuto
sei nomination ai premi Cezar, gli Oscar francesi.
Giudizio sintetico: @@@@@
Sono assenti scene di violenza e di sesso, non c'è traccia di turpiloquio, ma, per le tematiche trattate, che presuppongono la conoscenza di alcuni capitoli della storia, il film non è consigliato per i bambini, anche se non vi sono motivi tali da considerarlo non adatto.
Visto al cinema Filangieri, sala 1, alle 16.10, orario in cui non è prevista la assegnazione automatica dei posti. Sala grande, posti comodi, schermo grande ed audio buono.
Il trailer
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