martedì 5 ottobre 2010

Nell'anno del signore (1969): recensione del film di Luigi Magni con Nino Manfredi, Claudia Cardinale, Ugo Tognazzi ed Alberto Sordi



Nell'anno del signore, commedia cult della fine degli anni '60 di Luigi Magni, è la prima di una serie di film che il regista romano ha dedicato alla propria città ed al risorgimento italiano,  soffermandosi sempre sulle contraddizioni ed i difetti della Roma papalina.   Non so quanto sia stato difficile affrontare un tema così delicato come quello dei moti carbonari del 1825 durante i quali nella Roma ancora sotto il potere temporale del Papa furono sedati con il sangue le spinte repubblicane e democratiche di parte della borghesia, quel che conta è che il risultato, premiato all'epoca dal pubblico, è considerato a ragione un cult della commedia all'italiana.   Luigi Magni in "Nell'anno del Signore" mescola storia (Angelo Targhini e Leonida Montanari, così come il boia mastro Titta ed altri erano personaggi reali della Roma degli anni '20 del XIX secolo), figure leggendarie come quella di Pasquino,  immortale voce satirica del popolo romano che ha ricoperto i monumenti romani, una statua in particolare, di fogli fortemente critici verso i potenti per secoli e secoli e personaggi romantici e forti come la Giuditta interpretata da Claudia Cardinale.  Se sia il popolo romano, descritto come ignorante e rozzo, che il clero, visto come corrotto e decadente, legato più al potere temporale che a quello spirituale, sono fortemente criticati, sono le figure di contorno della Roma della restaurazione a far ben figurare la città eterna, dagli ebrei del ghetto, descritti come forti e capaci di grandi dosi di autoironia e senso pratico, alle guardie, pronte a chiudere più di un occhio per difendere la popolazione dalle assurde leggi promulgate in quegli anni fino a d esponenti illuminati del popolo, come il Cornacchia, mentre qualche critica è mossa anche verso i carbonari, troppo legati ai propri riti per essere davvero vicini al popolo.  Memorabile in tal senso è la frase di un carbonaro borghese: "I nobili fanno la rivoluzione come la caccia alla volpe, perché s'annoiano, mica perché je serve". 
Nino Manfredi è grande e strappa allo spettatore sorrisi, emozioni e diversi attimi di riflessione nell'interpretare la figura di Cornacchia/Pasquino, di giorno  macchiettistico calzascarpe illetterato e di notte, nella penombra, astuto e satirico fustigatore dei potenti grazie alla sua penna ed ai messaggi lasciati su fontane e monumenti. Claudia Cardinale è bella e brava nell'interpretare Giuditta, giudea che vorrebbe da una parte cambiare il mondo, dall'altra fuggire a Napoli, perchè a Napoli c'è  il sole ma che alla fine si rende conto che l'unica arma che ha per cercare di salvare almeno i propri amici è l'amore.  Indimenticabili i ruoli di Ugo Tognazzi ed Alberto Sordi, entrambi membri del clero,  opposti per idee e ruolo nella società. Tognazzi impersona benissimo il cardinal Livarola, distintosi per aver sedato con il sangue diverse rivolte, nobile, corrotto e furbo.  Alberto Sordi trasforma un povero frate intento nel cercare di concedere l'assoluzione ai condannati in un personaggio da antologia del cinema italiano.  Nel casti figurano, fra gli altri, anche  Robert Hossein, Enrico Maria Salerno ed un ancora giovanissimo Pippo Franco.
Le scene finali del film sono dedicate alla Roma del 1969, con una rapida occhiata sulle notti romane in quei luoghi che furono teatro dei moti carbonari. La targa dedicata alla memoria dei due carbonari uccisi dopo un processo sommario divenne, in base a quanto scritto su wikipedia, meta di visita da parte di tutti i romani che uscivano dal cinema durante il periodo in cui il film venne proiettato nelle sale cinematografiche della capitale.

Giudizio complessivo: @@@@1/2


Diverse citazioni e frasi celebri del film sono presenti in wikiquote.

Da youtube:
la scena in cui Alberto Sordi (il frate) ammonisce il popolo e lo definisce "monnezza"

la scena in cui Cornacchia si svela a Giuditta come Pasquino

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Un film eccezionale, un classico difficile da dimenticare

Anonimo ha detto...

mi è piaciuta molto l'interpretazione della storia

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