venerdì 29 ottobre 2010

Maschi contro femmine: trailer del film di Fausto Brizzi con Fabio de Luigi, Claudio Bisio, Paola Cortellesi

Sulla scia del successo ottenuto con EX, Fausto Brizzi torna a dirigere una commedia in cui diverse storie si intrecciano tra loro con il tema comune del conflittuale rapporto fra maschi e femmine, fra matrimoni, tradimenti, amori e litigi, amori etero ed omosessuali.  Nel cast figurano buona parte dei protagonisti della commedia italiana degli ultimi anni, da Fabio de Luigi (happy Family, Ex, etc.) a Claudio Bisio, da Paola Cortellesi a Lucia Ocone, da Alessandro Preziosi a Nicola Vaporidis.

La recensione è disponibile qui.

Ecco il trailer del film uscito nelle sale cinematografiche il 27 ottobre 2010:

giovedì 28 ottobre 2010

Wall street il denaro non dorme mai: recensione e trama del film di Oliver Stone con Michael Douglas e Shia Labeouf


Ventitre anni dopo l'uscita nelle sale cinematografiche di Wall Street, Oliver Stone torna dietro la macchina da presa per dirigere Michael Douglas nuovamente nei panni tirati a lucido di Gordon Gekko.  Wall Street il denaro non dorme mai (titolo originale: Wall Street: Money Never Sleeps)  nei cinema italiani dal 22 ottobre, è infatti un vero e proprio sequel del film cult del 1987, con lo stesso protagonista (Gordon Gekko/Michael Douglas) e gli stessi argomenti di massima, anche se affrontati da un punto di vista differente e  con diverse conclusioni. Se negli anni '80  Oliver Stone criticava lo yuppismo e l'eccesso di certi singoli personaggi della finanza americana, ora il dito è puntato contro il sistema intero, marcio a tal punto dall'essere diventato una macchina ingovernabile in cui gli esperti di finanza ed i manager dei grandi istituti bancari finiscono per diventare non più marionettisti ma marionette stesse del sistema, incapaci di controllare la serie di eventi causati dalle proprie azioni scellerate. 
Il film è ambientato in parte nel 2008, all'inizio della crisi economica mondiale che perdura tuttora, allorquando, come fulmini a ciel sereno per la stragrande maggioranza delle persone, come previsto da pochi, pochissimi esperti di mercato, crollarono una dietro l'altra diverse banche d'affari statunitensi e diverse grandi aziende. Oliver Stone tende ad approfondire non poco il problema, entrando in dettagli che forse possono annoiare spettatori poco propensi a film che contengano anche nozioni documentaristiche, ma che di sicuro contribuiscono a comprendere meglio il filo della narrazione.  Non pochi minuti sono dedicati alla descrizione di aziende "verdi" che necessitano di finanziamenti e finanziatori per portare avanti progetti innovativi nel campo dell'energia pulita e rinnovabile... qualcuno si potrà annoiare ma è un bene che se ne parli anche al cinema (consiglio il mio blog di ingegneria per eventuali approfondimenti).

Se Wall Street è descritta come un covo di  personaggi geniali e sadici, incapaci di comprendere a cosa possano portare le proprie decisioni, presi come sono esclusivamente a seguire il dio denaro,  l'intera New York è descritta in modo magistrale dal regista... una città magica e bellissima,  con i suoi ampi e splendidi skyline e le nubi che si specchiano nei grattacieli.
Il film nel suo complesso è da vedere, anche se non è -come mai accade per i sequel - paragonabile alla pellicola originale.  I 133 minuti scorrono abbastanza fluidi, tranne forse per alcuni excursus necessari per far comprendere allo spettatore cosa sia la fusione o cosa siano le pellicole di film fotovoltaico. Stone non sarà più quello di un tempo, avrà magari ammorbidito certe posizioni, ma è indubbio che la qualità di un film firmato Oliver Stone sia di gran lunga superiore rispetto a quel che negli ultimi tempi Hollywood ci ha propinato.
Ottimo Michael Douglas, un Gekko un po' invecchiato e sotto certi aspetti più umano, conscio del fatto di non essere più lui il cattivo, l'avido o quanto meno di non essere il peggiore in un mondo frequentato prevalentemente da speculatori senza alcun scrupolo.  In crescita, grazie alla sapiente mano del regista, Shia Labeouf, in un ruolo diverso da quello con cui è conosciuto dal grande pubblico (Transformers, Indiana Jones ed il teschio di cristallo).  Più che discrete le interpretazioni sia di Carey Mulligan (Brothers, Nemico Pubblico) che di Josh Brolin (Non è un paese per vecchi e decine di altri film a partire dal mitico I Goonies).
Grande come sempre, anche se in un ruolo secondario, Susan Sarandon. Nel film compare in un cameo Charlie Sheen, protagonista insieme a Douglas dell'originale Wall Street del 1987. Nel cast non può non essere citato Frank Langella (il conte Dracula del 1979 e Nixon nel film del 2009) che interpreta il mentore del giovane protagonista.

giudizio complessivo: @@@@

Di seguito è descritta parte della trama del film:

Dopo cinque anni di processo estenuante ed otto di carcere, Gordon Gekko è di nuovo un uomo libero ma ha perso tutto. All'uscita dal carcere infatti non c'è nessuno ad attenderlo:  il figlio è morto per overdose mentre lui era in carcere e l'amata Winnie, la figlia,  non ha voluto più vederlo dal giorno della morte del fratello.  Del tutto fuori dal mondo della grande finanza, si è reinventato scrittore di successo grazie all'autobiografico  "Is Greed Good?", l'avidità è buona?, passando intere giornate a firmare autografi nelle librerie o a tenere conferenze all'interno delle università.  La figlia Winnie (Carey Mulligan) è una blogger di successo e gestisce un sito -"la fredda verità"- che può contare oltre 50.000 contatti giornalieri. Il fidanzato di lei, Jacob (Shia Labeouf) è un geniale broker finanziario con il pallino per le fonti rinnovabili, mentre la madre di quest'ultimo, interpretata da Susan Sarandon, è una ex infermiera di ospedale riciclatasi nel settore immobiliare, impegnata a comprare case per poi rivenderle a prezzo maggiorato.
Durante una delle sue conferenza Gordon Gekko sostiene che la bolla del mercato immobiliare scoppierà e sono in tanti a ridere fra gli esperti di mercato. Pochi giorni dopo però  cominciano a circolare strane voci riguardanti la banca d'affari Zabel, all'interno della quale lavora Jacob ed il cui maggiore azionista e fondatore  è Lewis Zabel, mentore del giovane genio della finanza. Dalle voci incontrollate di possedere "titoli tossici" al tracollo finanziario il passaggio è breve e la riunione in cui i grandi di Wall Street tutti elegantissimi ed all'apparenza tranquilli, sanciscono il crollo della banca d'affari Zabel è sintomatica di come  questi siano convinti di poter gestire la situazione e trarne profitto.  La morte per suicidio di Zabel porterà il giovane Jacob ad avvicinarsi, all'insaputa della futura consorte - è l'anziano Lewis a suggerire al giovane di vivere, sposare l'amata e distaccarsi dal mondo della finanza - , a Gordon Gekko per conoscere il nome di chi ha finanziariamente ucciso il proprio mentore....

Questa recensione è stata pubblicata anche ne "Il laboratorio napoletano".

lunedì 25 ottobre 2010

Brothers (2009) recensione del film di Jim Sheridan con Jake Gyllenhaal, Natalie Portman e Tobey Maguir

Ricevo e volentieri pubblico la recensione di Daniela Persico di "Incontrollabilmente io" del film Brothers, uscito nel 2009, per la regia di Jim Sheridan. Il film è un remake del danese Non desiderare la donna d'altri.

Il nuovo film di Jim Sheridan, "Brothers", è una storia senza ritorno.

La guerra, quella amara, crudele, cruda, quella dell'Afganistan, "Endurance Freedom"; la guerra, quella ancora più truce che ogni uomo perso combatte contro di sé; i dissidi di una famiglia disfunzionale che ricadono nella vita dei suoi stessi componenti e in quella dei loro discendenti a distanza di decenni; l'attrazione proibita tra i superstiti, tra quelli che rimasti in vita vorrebbero essere morti e che tornano a vivere grazie a quel poco che c'è, a quel che si trova, una nuova credibilità da un lato, un sopravvivere non più meramente esistenziale dall'altro.
Questo è quello che l'irlandese Sheridan, già regista de "Il mio piede sinistro" e de "Nel nome del padre", mette sul piatto, un piatto ricco, indubbiamente, perfino un po' troppo saturo.

Una famiglia, quella del capitano dei Marines Sam Cahill, già in nuce maledetta: Sam, bravo figlio di famiglia, protegge il fratello minore galeotto da se stesso e dalla vibrante disapprovazione del padre, anche contro il volere della moglie, giovane donna, madre di due bambine piccole che quasi non vuol far entrare la devianza, rappresentata dall'inquieto cognato, nell'alveo della sua famiglia sacrata.

Non sa Grace, una convincente Natalie Portman, che il germe del male è ben più vicino di ciò che le appare: è nel venerato suocero Hank (Sam Shepard), militare in passato violento con la sua stessa famiglia perché turbato dai tremendi trascorsi in Vietnam e ancora di più nel suo stesso amato marito Sam, un Tobey Maguire che cresce vorticosamente ad ogni interpretazione.

Sarà infatti proprio Sam, capitano valoroso, fratello modello, padre affettuoso, marito dedito, a fare un viaggio dolorosissimo in sé, nella guerra, nelle sue basezze, perdendo una parte irrinunciabile della sua persona: l'umanità.

Giocato sul doppio piano della prigionia e della morte apparente del capitano Cahill in Afganistan e su quello della vita che procede come può, come sa, in quella profonda provincia americana, in cui le famiglie dei soldati sono la maggioranza, "Brothers" prosegue in un racconto senza soluzione di continuità ma scisso tra questi due piani solo apparentemente inconciliabili.

E così alla casa rinnovata dalle mani di un uomo nuovo - un Jake Gyllenhaal in ottima forma fisica ed attoriale - che trova il riscatto per i propri gravi errori nel doversi prendere cura della famiglia oramai orfana del fratello, fa riscontro un Afganistan fatto di signori della guerra spietati che violano la loro stessa terra e i loro stessi bambini, aggredendo senza sosta e turbamento i due prigionieri americani, il capitano Cahill, appunto, e uno dei suoi uomini, un ragazzo di appena 22 anni.

Ed in questo inferno il capitano Cahill perde tutto, non resiste, vende se stesso, risultando, ovviamente, derelitto alla prima occasione.

Tornato a casa proietta la sua totale follia su tutto e in tutti.

Negli occhi spaventati della figlia maggiore che subito riconosce l'alienità del padre; nel cuore ferito della moglie Grace che, nonostante tutto non aveva saputo cedere, non aveva voluto cedere; nel disprezzo urlato contro un fratello che aveva scelto di seguire la sua parola. Il capitano Cahill diventa una versione deteriore del padre, forse perché l'Afganistan è una versione deteriore del Vietnam.

Remake di un recente film della regista Susanne Bier, "Non desiderare la donna d'altri", ampiamente rimaneggiato dal regista e dallo sceneggiatore David Benioff, "Brothers" non si può dire sia un film malvagio, ma neppure lo si può chiamare capolavoro.

Intrappolato in scene e costrutti fortissimi non riesce a d emozionare fino in fondo, pur realizzando due immagini che sono un pugno nello stomaco e che, nella mente oramai lapsa del capitano interpretato dal bravissimo Tobey Maguire, quasi fanno da specchio l'una all'altra.

Eppure, "Brothers" resta un film senza ritorno, come dicevo, sospeso tra l'essere e il voler essere e del quale non si intravede, a mio giudizio, la vera reason d'etre (siamo affette da word salad noi MacGnocche. Chi non lo capisce, si leggano i commenti, è fetente! ;-)).

Unico vero messaggio inalienabile e impagabile della pellicola quello contenuto nella sua ultima frase, pronunciata da un Cahill che piano piano riprende contatto con una verità inconfessabile, tornando in un certo senso alla luce: della guerra, comunque sia intesa, a volte si vede la fine, il difficile, è uscirne emotivamente, ritrovando l'umanità che il conflitto ha travolto con sé.

sabato 23 ottobre 2010

Miseria e Nobiltà (1954) : recensione del film di Mario Mattioli con Totò, Sophia Loren, Dolores Palumbo e Carlo Croccolo

Miseria e Nobiltà, film del 1954 per la regia di Mario Mattioli con un eccezionale Totò ed una giovane Sophia Loren, è la splendida riduzione cinematografica del classico della commedia napoletana scritta da Eduardo Scarpetta, commediografo napoletano superato in bravura solo dal figlio illegittimo Eduardo De Filippo. 
Pur con gli evidenti limiti di una scenografia volutamente troppo simile a quella di una rappresentazione teatrale,  Miseria e Nobiltà rappresenta uno di quei classici della commedia napoletana ed italiana divenuti cult e mito per il pubblico. E' difficile trovare a Napoli ed in Italia tutta qualcuno che almeno una volta non abbia visto o sentito gag ed immagini derivate da questo bel film, tanto sono state sfruttate e sono diventate simbolo di un certo modo di fare commedia. 
Miseria e Nobiltà è un'opera teatrale portata a cinema: i movimenti, i passaggi ed i dialoghi sono direttamente derivati dal mondo del teatro e lo stesso regista tende a rimarcare come si tratti di una commedia teatrale in più occasioni fino al fantastico epilogo finale di Totò/Felice ( Sì, figlio mio, sono tuo padre... che ha passato tanti guai, tra la miseria vera e la falsa nobiltà. [...] Torno nella miseria, però non mi lamento: mi basta di sapere che il pubblico è contento).  La mimica e la gestualità di Totò restituiscono alla storia del cinema un Felice Sciosciammocca novello Pulcinella, che riesce a far sorridere nell' affrontare la miseria e a far riflettere nel confronto con la nobiltà, un personaggio che non ha forse pari nel panorama cinematografico italiano, ripreso ed imitato da molti, amato da tantissimi, esempio inarrivabile pur mai davvero apprezzato dalla critica del tempo. 
Fra le scene indimenticabili, i cui passaggi in televisione sono innumerevoli, vanno ricordate quella della lettera (Totò scriverà un'altra lettera in compagnia con Peppino, altra pietra miliare della commedia italiana, imitata anche dal bravissimo Troisi), l'immensa scena legata all'arrivo del piatto di spaghetti, nonchè la conclusione della farsa in casa del cuoco diventato miliardario, con Luisella (Dolores Palumbo) che si finge principessa malata e smaschera Felice e tutti gli altri (memorabile l'epiteto "Funicolare senza corrente" ).

Insuperabile Totò nel ruolo dello scrivano Felice Sciosciammocca, indimenticabile Carlo Croccolo nel ruolo di Luigino (bellezza mia), bella ma ancora un po' acerba Sophia Loren, ottima Dolores Palumbo nel ruolo dell'antipatica e popolare compagna di Felice.
Miseria e nobiltà è un capolavoro del teatro napoletano che è un piacere vedere e rivedere in tv grazie a questa ottima trasposizione.  

giudizio complessivo: @@@@@

Di seguito sono riportati i link a youtube riguardanti alcune memorabili scene del film

la lettera
la scena degli spaghetti

venerdì 22 ottobre 2010

Salt: trailer del film con Angelina Jolie

Uscirà nelle sale cinematografiche italiane il 29 ottobre Salt, il nuovo film di Phillip Noyce (il Santo, il collezionista di ossa) con Angelina Jolie, che torna ad interpretare un personaggio che è un'autentica macchina da guerra, atletica, forte, tenace come la Lara Croft di oltre dieci anni fa.  Nata in Russia, cresciuta in America, Evelyn Salt è una formidabile agente della CIA, accusata da un disertore russo di essere in realtà una spia e di aver progettato un attentato ai danni del presidente degli Stati Uniti d'America... Chi è Salt in realtà?

martedì 19 ottobre 2010

Adèle e l'enigma del faraone: recensione e trama del film di Luc Besson con Louise Bourgoin

Luc Besson torna dietro la macchina da presa dopo aver terminato la trilogia dedicata ad Arthur ed al popolo dei minimei per portare al cinema le avventure basate sulla serie a fumetti "Le straordinarie avventure di Adèle Blanc-Sec" del 1976.  Non è facile "catalogare", qualora sia il caso di farlo, questa pellicola, essendo palesemente un miscuglio di generi dal film in costume, al fantasy, passando per avventura, horror, magia e azione.   Scriveva alcuni giorni fa Eduardo Beccattini su mymovies che Adèle è una "Lara Croft parigina in corsetto e cappello piumato", in realtà la protagonista proveniente dalla carta stampata è ben diversa e sotto certi aspetti diametralmente opposta rispetto all'eroina nata nell'era dei videogame. Va segnalato, comunque, che sono numerose le citazioni a classici del genere ed a diversi altri lavori cinematografici più o meno recenti, dagli evidenti paragoni con la saga di Indiana Jones a diverse analogie con film ambientati nei sottoscala e nelle sale dei grandi musei come Una notte al museo 1 e 2, senza dimenticare la caratterizzazione delle forze di polizia parigine molto simile a quella fatta nelle varie versioni de La pantera rosa.
Fra le strade della ville lumiere o nel deserto del Sahara il regista tende sempre a sottolineare la differenza notevole fra le qualità della protagonista - bella, intelligente, sagace, spontanea, capace  tanto di tradurre al volo testi egizi quanto di saltar in sella a un pterodattilo - e la mancanza assoluta di grazia ed intelleto in buona parte dei personaggi comprimari. La ricostruzione della città  di Parigi, vera protagonista della storia insieme ad Adèle, è fantastica, con una dovizia di particolari nella descrizione degli arredi che ricorda quella del salotto di nonna Speranza di Gozzano.

Pur non essendo dello stesso livello di  precedenti lavori di Luc Besson, da Nikita in poi, Adèle e l'enigma del faraone è un film quasi per tutti che intrattiene abbastanza piacevolmente lo spettatore per quasi tutta la durata della proiezione, eccezion fatta forse proprio dei minuti iniziali, durante i quali vengono introdotti fatti e personaggi propedeutici più a futuri secondi e terzi capitoli della trilogia che in senso stretto alla trama di questo primo film.  La provenienza fumettistica del soggetto è palese nella caratterizzazione di alcuni personaggi secondari, descritti quasi come macchiette parodistiche.  La fame e la pigrizia dell'ispettore Caponi (interpretato alla perfezione da Jilles Lellouche) ricordano un po' figure provenienti dal mondo Disney o Hanna&Barbera e, come già scritto, certi ispettori francesi presenti nelle avventure della pantera rosa. 

La protagonista,  Louise Bourgoin, è una piacevole scoperta, del tutto sconosciuta a chi scrive, capace di interpretare nello stesso film l'audace eroina pronta a calarsi nelle tombe egizie e la raffinata giornalista parigina, pronta a battute forti e rudi o a scene in cui è elegantissima e forbita nel modo di parlare.

Giudizio complessivo: fra @@@ e @@@@

Come purtroppo accade fin troppo di sovente il titolo italiano è del tutto fuori tema e differente da quello originale (Les Aventures extraordinaires d'Adèle Blanc-Sec).
Nonostante il film sia stato concepito per un pubblico giovane, un paio di scene non sono  adatte ai bambini. 


Di seguito è descritta parte della trama

Il  4 novembre 1911, mentre la giovane giornalista e scrittrice di successo Adèle Blanc-Sec è in Egitto alla ricerca della mummia di un famoso medico di corte di Ramses II, a Parigi accade un evento straordinario. Per motivi misteriosi e magici un uovo fossilizzato di pterodattilo di schiude e l'animale inizia a terrorizzare la città, causando la morte di un ex prefetto e della sua giovane amante. Al ritorno in patria Adèle dovrà cercare di ritrovare lo pterodattilo ed al contempo salvare dalla forca lo scienziato/mago che ne aveva causato il risveglio, il tutto con lo scopo principale di cercare una strada che travalichi le conoscenze della medicina dell'epoca per salvare la sorella rimasta vittima di un incidente tanto improbabile quanto macabro.

Questa recensione sarà pubblicata anche ne "Il laboratorio napoletano".

giovedì 14 ottobre 2010

Ritorno al futuro ritorna per un giorno al cinema (il 27 Ottobre per il 25° anniversario)


Per un giorno soltanto, il 27 Ottobre 2010, Ritorno al futuro (back to the future), il film cult del 1985 del regista Robert Zemeckis che lanciò Michael J. Fox nell' Olimpo di Hollywood, tornerà nelle sale cinematografiche italiane, per la prima volta in digitale2k e audio Pcm 5.1,  in occasione del venticinquesimo anniversario dell'uscita del primo film. Come anticipato da cineblog da domani 15 ottobre sarà possibile conoscere attraverso i portali della Nexo digital e della UNIVERSAL le sale cinematografiche che aderiranno all'iniziativa.
Per quanti sono cresciuti insieme a Marty McFly, Doc e la mitica Delorean  trasformata in macchina del tempo, un'occasione per rivedere al cinema il film che diventò un vero e proprio cult. Per i giovani un'opportunità per tornare indietro di 25 anni. 

Il trailer originale di Back to the future:

Adèle e l'enigma del faraone: trailer ed intro sul nuovo film di Luc Besson con Louise Bourgoin

La recensione del film è stata pubblicata qui.

Uscirà nelle sale cinematografiche italiane venerdì 15 Ottobre, in anticipo rispetto a quanto precedentemente previsto,  il nuovo film di Luc Besson Adèle e l'enigma del faraone, basato sulla serie a fumetti Le straordinarie avventure di Adèle Blanc-Sec.   Avventura ed azione ambientate nel 1912, in piena belle epoque, per un'eroina,interpretata da Louise Bourgoin (Il piccolo Nicolas e i suoi genitori), che è un misto fra una  Lara Croft parigina in corsetto e cappello piumato (cit. mymovies.it) ed una Indiana Jones al femminile. Adèle, giovane giornalista di Parigi, è chiamata a risolvere il mistero di un uovo di pterodattilo improvvisamente schiusosi nel museo di Parigi.... da questo evento iniziale nasceranno una serie di eventi che porteranno la protagonista a recarsi in  Egitto. 
Nel cast, oltre alla già citata Louise Bourgoin, figurano anche Mathieu Amalric (Lo scafandro e la farfalla, Quantum of solace) e il premio Cèsar 2002 Jean-Paul Rouve.
Il trailer:

martedì 12 ottobre 2010

l'uomo nero (2009): recensione del film di Sergio Rubini con Riccardo Scamarcio e Valeria Golino

Ricevo e volentieri pubblico la recensione scritta da Daniela Persico di "Incontrollabilmente Io" di "L'uomo nero" di Sergio Rubini con Riccardo Scamarcio, Valeria Golini e Sergio Rubini.


"L'uomo nero" è l'ultimo film del regista e attore Sergio Rubini.

Rubini, grandissimo artista pugliese, torna ancora una volta alle radici della sua estetica e del suo sentire, nonché, con tutta probabilità, alle radici stesse della sua formazione emotiva.

Piccolo è il paese che fa da sfondo alla storia raccontata: una storia da provincia dell'entroterra del sud qualunque, in uno qualunque degli anni sessanta, in una famiglia qualunque.

Ma come si potrebbe dire con Tolstoj tutte le famiglie sono uguali, ognuna è magica a modo suo.

E la famiglia del piccolo protagonista, l'occhio, la voce e il cuore narrante di questa coinvolgente pellicola del Rubini, ha la sua specialità nell'amore, quello che il piccolo Gabriele Rossetti vive, vede e prova.

L'amore che un convincente Scamarcio sente per la sorella Valeria Golino e per il figlio di questa coppia disfunzionale solo apparentemente (la coppia formata dalla Golino, per l'appunto, e da un Rubini, a mio avviso particolarmente efficace); l'amore per la fantasia che un piccolissimo ma più che promettente Guido Giaquinta, figlio del capostazione amante dell'arte Ernesto Rossetti e della dolentemente bella professoressa Franca, impara da una madre venerata e dalla sua famiglia, quella che lui considera la sua famiglia magica, ripudiando in toto la parte paterna -  a volte confliggente con quella visione eterea della vita e del sentire - allontanandone poiché comprende anche violenza, follia, eccesso; l'amore per l'arte che pare prendere nel vortice il capostazione che per una riproduzione di un quadro - un piccolo autoritratto di Cezanne, suo ideale maestro - rischia di perdere tutto, non accorgendosene neanche; l'amore puro che Guido impara nei corridoi e nelle scale di un museo di Bari, insieme ad una ragazzina, donna meravigliosa che in età matura sarà Margherita Buy (splendida dichiarazione, a mio avviso, di un amore, quello che lega i due artisti, che va oltre le separazioni giudiziali); l'amore per un amico scapestrato, il "cattivo" del paese che come Lucignolo sa sempre portarlo nel paese dei balocchi ma che poi è quello che dopo "n" anni ancora gli vuol bene, ancora sa volergli bene ("t'ho visto pure in televisione, ti ho visto").

Tutto questo rappresentato in un viaggio magico, nel tempo, nei luoghi e nei ricordi, con diversi piani temporali e mentali, ma con un'unica prodigiosa unità di luoghi di matrice quasi aristotelica.

Un viaggio in cui nulla è quello che sembra, compreso l'uomo nero del titolo, uomo nero che, del resto, sembra dirci Rubini, è coesistente in ognuno di noi, è quella parte della quale dobbiamo liberarci se riusciamo, se possiamo, se vogliamo.

E così il viaggio di Guido Giaquinta nelle vesti di Gabriele Rossetti parte e finisce nello stesso modo ed è un ouroburos perfetto: è un saluto finalmente d'amore; è un non varcare quella porta perché non è il tempo (non ora, non qui); ma, soprattutto è un girarsi mai. Cosa prodigiosa che solo chi avuto, non uno, ma due maestri può fare.

Sergio Rubini pecca forse di alcune lungaggini e preziosismi in questo che resta un film esteticamente perfetto anche grazie all'attentissima fotografia di Cianchetti; una pellicola coralmente recitata ad ottimi livelli; un'opera densa contenutisticamente con il merito anche della sceneggiatura firmata assieme al napoletano Starnone, già legato a questi temi dei rapporti problematici nelle famiglie (si vedano i romanzi "Via Gemito" e "Denti", quest'ultimo tradotto sullo schermo dal grande Gabriele Salvatores).

Un film che non esito a consigliare: sarete cullati dalle soffici note di Nicola Piovani in un mondo fiabesco che guarda a Benigni, guarda forse all'ultimo Salvatores, essendo da entrambi ed anche dalle ultime sue proprie opere del tutto dissimile.

Un film che fa sorridere e piangere, piangere, piangere.

Ciao Grupetto mio, sempre, stai ancora qui, vedi anche il tuo omonimo Sergio sa bene che la Morte non esiste.

lunedì 11 ottobre 2010

Innocenti bugie: recensione, trama e trailer del film con Tom Cruise e Cameron Diaz (2010)


Capacità non comune fra le star di Hollywood è quella di saper ridere di sè stessi e di alcune proprie interpretazioni ai limiti dell'inverosimile.  In Innocenti bugie (knight and day il titolo originale), film uscito nelle sale cinematografiche italiane l'8 Ottobre per la regia di James Mangold (Quel treno per Yuma, Quando l'amore brucia l'anima, ragazze interrotte), due protagonisti del calibro di Tom Cruise e Cameron Diaz riescono a divertire il pubblico scherzando ed imitando se stessi in una palese parodia di alcune loro interpretazioni in film diventati classici del cinema d'azione, da Mission Impossible a Charlie's angels.
Innocenti bugie non è un film di azione e spionaggio propriamente detto, recarsi al cinema per vedere questa pellicola considerandola in tal modo non produrrebbe altro che una cocente delusione, anche perchè sono diversi i vuoti di sceneggiatura coperti da continui utilizzi al più antico degli stratagemmi narrativi: lo svenimento del protagonista di dantesca memoria (anche se in questo caso causato dal frequente utilizzo di droghe o forti sedativi).  L'aspetto di commedia e sotto certi aspetti di parodia del genere prende il sopravvento in diversi punti e sono numerose le risate in platea grazie a diverse gag ben riuscite, grazie sopratutto alla poliedricità dei due protagonisti. 
Cameron Diaz è perfetta nel ruolo di bionda mezza svampita che viene travolta dagli eventi ma che acquista con il passare del tempo sempre maggiore consapevolezza nelle proprie capacità, così come Tom Cruise interpreta in maniera più che discreta un Ethan Hunt di Mission Impossible portato volutamente agli eccessi, con grande dose di autoironia.  Bravo è il regista a mescolare sapientemente due generi così distanti fra loro, non lesinando nelle scene di azione e negli inseguimenti propri di un film di azione e spionaggio, dando al contempo ampio spazio sia alle scene maggiormente adatte a commedie romantiche che alle battute ed alle situazioni in grado di far ridere il pubblico. 
Il film nel suo complesso risulta pertanto piacevole e divertente. 

Giudizio complessivo: fra @@@ e @@@@

Di seguito è svelata parte della trama.
June, di ritorno a casa dopo aver acquistato diversi pezzi di ricambio per ultimare il restauro di una Pontiac GTO  dei primi anni'60 per donarla come regalo di nozze alla sorella, incontra casualmente Roy Miller in aeroporto, scontrandosi nei pressi del check in con lui per ben due volte.  Il colpo di fulmine per June/Cameron è quasi scontato ma durante il volo, nel minuto in cui lei è in bagno, Roy deve difendersi dai pochi passeggeri dell'aereo, in realtà membri della CIA intenzionati a renderlo inoffensivo. Al ritorno al proprio posto  June troverà il nuovo amico sereno, con due bicchieri in mano, pronto a spiegarle che ha ucciso tutti, piloti compresi e quindi sarà obbligato ad un atterraggio di emergenza.  Roy infatti è un agente della CIA accusato ingiustamente di aver tradito e di  essere instabile mentalmente, mentre in realtà sta cercando in ogni modo di difendere un giovane genio ed il proprio rivoluzionario progetto da agenti corrotti e da potenze straniere.  Oggetto del contendere è una batteria, nome in codice Zefir in grado di generare energia senza mai scaricarsi: una sorta di fonte di energia perpetua.   
Di qui in poi saranno numerose le scene di azione, gli inseguimenti, le esplosioni e le uccisioni in un giro del mondo che interesserà diverse città americane ed europee e che porterà June, il più delle volte passeggero inconsapevole durante il sonno imposto da qualche droga o sedativo, a trovarsi una mattina su un'isola delle Azzorre, la sera su un treno sulle alpi, la notte a Salisburgo e poi nuovamente a Chicago.

domenica 10 ottobre 2010

2012 (2009) recensione del film di Roland Emmerich con John Cusak


Con 2012 Roland Emmerich torna dietro la macchina da presa per girare un film catastrofico con un ampissimo utilizzo di notevoli e stupefacenti effetti speciali, come aveva già fatto tredici anni prima con l'altrettanto noto Indipendence Day.
Se nel classico del genere del 1996 la trama era basata sull'invasione della Terra da parte degli alieni, in questo caso prende spunto dalle teorie in base alle quali il 21 dicembre 2012, data in cui termina il calendario Maya, avverrà una catastrofe tale da modificare il pianeta intero.

Gli effetti speciali sono davvero  ben congeniati:  il regista può letteralmente far sprofondare buona parte del pianeta nell'oceano e creare delle onde anomale in grado di sovrastare le catene montuose più alte; la trama e l'intera pellicola risultano invece del tutto fagocitate insieme ai grattacieli ed alle strade della California, sommerse dalla profusione di effetti speciali.

La necessità di creare i presupposti affinchè il pubblico possa comprendere il proseguo della narrazione fa sì che i primi minuti possano risultare spezzettati. Il rapido susseguirsi di cataclismi, di contro, proiettano lo spettatore all'interno dell'aereo guidato dai protagonisti, in scene che ricordano i migliori film ambientati nello spazio, con aeroplanini turistici o giganteschi e vecchissimi Antonov di sovietica memoria che sembrano più agili del Millenium Falcon dell'Harrison Ford di Star Wars.

Nel mezzo di scene incredibili ed inverosimili, pur non perdendo mai di vista la fuga rocambolesca dei protagonisti, sotto i cui piedi la terra trema e si spacca, accanto, davanti e dietro i quali le strade sprofondano senza mai danneggiarli o sfiorarli davvero, il regista prova ad inserire altri filoni narrativi ed alcuni messaggi diretti allo spettatore. Oltre alla classica descrizione del presidente americano come padre esemplare, eroe e tanto coraggioso da non lasciare la nave - in questo caso la nazione intera - mentre affonda, compaiono diversi stereotipi.  Gli italiani, in questo caso come raramente nei film americani, non sfigurano in quanto il regista ha deciso di far morire il primo ministro in mezzo alla folla di piazza San Pietro, insieme alla moglie ed ai figli piccoli, intento a pregare, unico, insieme al presidente degli States, fra i capi di stato del g8 a non salire sull'arca della salvezza ma ad aver scelto di morire insieme ai propri compatrioti. Quasi ridicola la fine scelta per il presidente degli USA, scampato al terremoto, seppellito insieme ai resti della casa bianca sotto una gigantesca portaerei scaraventata proprio in quel punto dalla forza della marea.

Discreta la prova dei protagonisti. Fra i diversi film del regista visti in questi ultimi anni forse questo  è quello che mi ha impressionato di meno.

Giudizio complessivo: @@@1/2

Per la trama rimando alla pagina su wikipedia.

il trailer:

giovedì 7 ottobre 2010

Prova a prendermi (2002): recensione del film di Steven Spielberg con Leonardo DiCaprio e Tom Hanks


Prova a prendermi (Catch me if you can è il riuscitissimo titolo originale) rientra nel novero di quei film nati essenzialmente per intrattenere il pubblico ma che, di fatto, grazie ad un'ottima regia ed a grandi interpretazioni da parte dei protagonisti principali, diventa un piccolo classico del proprio genere. Il film è basato sulla storia vera di Frank Williams Abagnale Jr, che, scappato di casa all'età di 16 anni nel 1964, in poco meno di cinque anni riuscì a truffare decine di istituti bancari e società incassando assegni falsi ed impersonò, grazie a certificati falsi ed a falsi titoli, per due anni un pilota della Pan-am, successivamente un medico ed infine un avvocato, prima di essere catturato nel 1969 in Francia.  Leonardo diCaprio interpreta magistralmente il ruolo del giovane Frank sotto la sapiente regia del grande Steven Spielberg, potendo contare su una spalla di eccezione come Tom Hanks nel ruolo dell'agente Hanratty dell' FBI che darà la caccia in giro per gli States al ragazzino truffatore.
Dopo i primi minuti attraverso i quali il regista proietta lo spettatore in un umido e ben poco rassicurante carcere francese in cui il giovane Frank è recluso dopo essere stato finalmente catturato e dal quale  l'agente Hanratty sta per farlo uscire in seguito alla richiesta di estradizione per ricondurlo negli States,  l'intera pellicola seguirà dal principio il racconto della vita di colui che negli anni, dopo aver scontato parte della propria condanna, sarebbe diventato uno dei principali collaboratori dell'FBI prima e delle grandi banche americane poi nella lotta alla falsificazione di assegni e certificati bancari.
Basandosi sull'idea, inculcatagli dal padre, che le persone si fidano quasi esclusivamente dell'apparenza e ripentendo più volte la frase "Sai perché gli Yankees vincono sempre? Perché gli avversari non riescono a staccare gli occhi dalle righine delle loro divise", il protagonista si cimenta in inganni sempre più elaborati, riuscendo a farla franca ed a accumulare somme di denaro ingenti per l'epoca.


Spielberg è molto attento nel gestire i tempi dell'inseguimento ed a sottolineare il percorso di crescita del minorenne Frank che passa dalla sfida, dal desiderio di ingannare il prossimo per aiutare la propria famiglia alla necessità di cercare un riparo sicuro, di crearsi una posizione stabile ed una famiglia, alla volontà di instaurare un rapporto di fiducia con il proprio incallito inseguitore.

Nonostante la durata forse leggermente eccessiva (oltre 140 minuti), il ritmo ed il piacevole scorrere della trama imposti fanno sì che lo spettatore possa intrattenersi piacevolmente senza mai annoiarsi.  Il cast è di altissima qualità e va ricordato che  fra le figure comprimarie figurano  Jennifer Garner, all'epoca eroina della serie tv Alias, Martin Sheen, perfetto nel ruolo del quasi suocero e Christopher Walken, la cui interpretazione di Frank Abagnale Senior gli valse una nomination all'Oscar.
L'ottima colonna sonora è stata composta in buona parte dal grande John Williams, che chi scrive ritiene secondo solo al nostrano Ennio Morricone, nonostante Hollywood abbia più volte premiato il primo e solamente una volta - Oscar alla carriera - il secondo.
Sono numerose, infine, le citazioni a serie televisive e film dell'epoca in cui è ambientato il film.  Frank/Leonardo apprende infatti la loquela giuridica guardando Perry Mason ed il modo di comportarsi in ospedale da Il Dottor Kildare. Si reca al cinema a guardare Agente 007 missione Goldfinger ed utilizza durante le prime truffe come pseudonimo  Barry Allen, il protagonista dell' albo a  fumetti della Marvel Flash.

Giudizio complessivo: @@@@

Per la trama rimando all'ampia sezione dedicata su wikipedia.

Innocenti bugie: trailer del film con Cameron Diaz e Tom Cruise in uscita l'8 Ottobre

Uscirà nelle sale cinematografiche italiane l'8 ottobre 2010 "Innocenti bugie" (titolo originale Knight & day) con due interpreti di fama mondiale come Cameron Diaz e Tom Cruise, di nuovo insieme dopo Vanilla Sky.  Il regista James Mangold realizza quello che diversi hanno definito un action comedy, ovvero un mix fra  scene mozzafiato, sparatorie ed inseguimenti degni di un action movie e gag e spezzoni tipici di una commedia.  June (Cameron Diaz) incontra in aeroporto il simpatico e fascinoso Roy (Tom Cruise), peccato che costui  sia una spia un po' folle e che,  nei pochi minuti che lei passa nel bagno dell'aereo, lui uccida tutti i passeggeri, piloti compresi...

mercoledì 6 ottobre 2010

TOP BLOG cinema ottobre 2010: la classifica wikio.it dei principali blog di cinema italiani

Torna, con qualche giorno di ritardo, l'oramai consueto appuntamento con la pubblicazione in anteprima della classifica mensile dei principali blog di cinema stilata da wikio.it.  Nella "top blog cinema" di questo mese, eccezion fatta per le prime cinque - sei posizioni che restano stabili, sono numerose le novità, con qualche new entry e numerosi ritorni.  Fra le "new entry" va menzionato "Le recensioni di Robydick" che entra in TOP20 blog di cinema direttamente in ottava posizione, mentre grandi balzi in avanti sono stati fatti da Eyes Wide Ciak, Tomobiki e cinema10, che guadagnano decine di posizioni rispetto al mese scorso.  Perde alcune posizioni C'era una volta il cinema mentre diversi sono i blog presenti nelle classifiche dei mesi precedenti al momento fuori dalla top20.  Per quanto riguarda Laboratorio di cinema, va scritto che dopo un mese in undicesima posizione,  questo blog rientra - ritengo sempre immeritatamente - nella TOP10 dei migliori blog di cinema.
La classifica completa verrà pubblicata a breve al solito indirizzo su wikio.it. Ricordo come sempre che eventuali gestori ed amministratori di blog cinefili non presenti in classifica possono contattarmi via mail (accessibile dal mio profilo)  in modo tale che possa sottoporre all'attenzione dello staff di wikio nuovi blog o blog già presenti nella blogosfera ma non ancora indicizzati in maniera opportuna.
La classifica verrà come sempre pubblicata anche ne "Il laboratorio napoletano".

1cineblog
2Il Cinemaniaco
3CineTivù
4Cinefestival
5www.vivacinema.it
6CineZapping
7Memorie di un giovane cinefilo
8Le recensioni di robydick
9Friday Prejudice
10Laboratorio di cinema: recensioni ed altro
11Attenti al Cine
12...ma sono vivo e non ho più paura!
13Future Film Festival
14Eyes Wide Ciak!
15Cinema
16e al cinema vacci tu
17Maxso Film
18Tomobiki Märchenland
19C'era una volta il cinema...
20Cinema e TV

martedì 5 ottobre 2010

Nell'anno del signore (1969): recensione del film di Luigi Magni con Nino Manfredi, Claudia Cardinale, Ugo Tognazzi ed Alberto Sordi



Nell'anno del signore, commedia cult della fine degli anni '60 di Luigi Magni, è la prima di una serie di film che il regista romano ha dedicato alla propria città ed al risorgimento italiano,  soffermandosi sempre sulle contraddizioni ed i difetti della Roma papalina.   Non so quanto sia stato difficile affrontare un tema così delicato come quello dei moti carbonari del 1825 durante i quali nella Roma ancora sotto il potere temporale del Papa furono sedati con il sangue le spinte repubblicane e democratiche di parte della borghesia, quel che conta è che il risultato, premiato all'epoca dal pubblico, è considerato a ragione un cult della commedia all'italiana.   Luigi Magni in "Nell'anno del Signore" mescola storia (Angelo Targhini e Leonida Montanari, così come il boia mastro Titta ed altri erano personaggi reali della Roma degli anni '20 del XIX secolo), figure leggendarie come quella di Pasquino,  immortale voce satirica del popolo romano che ha ricoperto i monumenti romani, una statua in particolare, di fogli fortemente critici verso i potenti per secoli e secoli e personaggi romantici e forti come la Giuditta interpretata da Claudia Cardinale.  Se sia il popolo romano, descritto come ignorante e rozzo, che il clero, visto come corrotto e decadente, legato più al potere temporale che a quello spirituale, sono fortemente criticati, sono le figure di contorno della Roma della restaurazione a far ben figurare la città eterna, dagli ebrei del ghetto, descritti come forti e capaci di grandi dosi di autoironia e senso pratico, alle guardie, pronte a chiudere più di un occhio per difendere la popolazione dalle assurde leggi promulgate in quegli anni fino a d esponenti illuminati del popolo, come il Cornacchia, mentre qualche critica è mossa anche verso i carbonari, troppo legati ai propri riti per essere davvero vicini al popolo.  Memorabile in tal senso è la frase di un carbonaro borghese: "I nobili fanno la rivoluzione come la caccia alla volpe, perché s'annoiano, mica perché je serve". 
Nino Manfredi è grande e strappa allo spettatore sorrisi, emozioni e diversi attimi di riflessione nell'interpretare la figura di Cornacchia/Pasquino, di giorno  macchiettistico calzascarpe illetterato e di notte, nella penombra, astuto e satirico fustigatore dei potenti grazie alla sua penna ed ai messaggi lasciati su fontane e monumenti. Claudia Cardinale è bella e brava nell'interpretare Giuditta, giudea che vorrebbe da una parte cambiare il mondo, dall'altra fuggire a Napoli, perchè a Napoli c'è  il sole ma che alla fine si rende conto che l'unica arma che ha per cercare di salvare almeno i propri amici è l'amore.  Indimenticabili i ruoli di Ugo Tognazzi ed Alberto Sordi, entrambi membri del clero,  opposti per idee e ruolo nella società. Tognazzi impersona benissimo il cardinal Livarola, distintosi per aver sedato con il sangue diverse rivolte, nobile, corrotto e furbo.  Alberto Sordi trasforma un povero frate intento nel cercare di concedere l'assoluzione ai condannati in un personaggio da antologia del cinema italiano.  Nel casti figurano, fra gli altri, anche  Robert Hossein, Enrico Maria Salerno ed un ancora giovanissimo Pippo Franco.
Le scene finali del film sono dedicate alla Roma del 1969, con una rapida occhiata sulle notti romane in quei luoghi che furono teatro dei moti carbonari. La targa dedicata alla memoria dei due carbonari uccisi dopo un processo sommario divenne, in base a quanto scritto su wikipedia, meta di visita da parte di tutti i romani che uscivano dal cinema durante il periodo in cui il film venne proiettato nelle sale cinematografiche della capitale.

Giudizio complessivo: @@@@1/2


Diverse citazioni e frasi celebri del film sono presenti in wikiquote.

Da youtube:
la scena in cui Alberto Sordi (il frate) ammonisce il popolo e lo definisce "monnezza"

la scena in cui Cornacchia si svela a Giuditta come Pasquino

lunedì 4 ottobre 2010

Benvenuti al sud su facebook: il gioco e le applicazioni

Benvenuti al Sud - Io sto con il SudLe frontiere del marketing e della pubblicità sono in continua evoluzione.  Con il grande successo dei social network non poteva mancare che facebook e le sue apps potessero diventare un veicolo di pubblicità per i film in uscita. Per la prima volta nella campagna pubblicitaria di un film italiano, con l'occasione dell'uscita nelle sale cinematografiche di Benvenuti al Sud, remake di Giù al Nord, il lancio è avvenuto anche attraverso la pubblicazione di una serie di applicazioni e giochi a tema su facebook.  Pertanto pubblico volentieri il comunicato stampa che ho ricevuto da parte dell'agenzia di marketing che sta curando il lancio del film.


segue comunicato stampa:

In occasione dell’uscita al cinema il 1 Ottobre di “Benvenuti al Sud”, Medusa Film in collaborazione con Buongiorno e 77Agency, ha realizzato, per la prima volta nel lancio di un film italiano, un game on line che verrà ospitato dalla piattaforma di Facebook.

Il gioco sarà on line a partire da lunedì 13 settembre all’indirizzo apps.facebook/benvenutialsud e sarà accessibile anche dal portale Libero.it che è partner dell’operazione.

Nel film “Benvenuti al Sud” Alberto (Claudio Bisio), responsabile dell'ufficio postale di una cittadina della Brianza, sotto pressione della moglie Silvia (Angela Finocchiaro), è disposto a tutto pur di ottenere il trasferimento a Milano. Anche fingersi invalido per salire in graduatoria. Ma il trucchetto non funziona e per punizione viene trasferito in un paesino della Campania, il che per un abitante del nord equivale a un vero e proprio incubo. Con sua grande sorpresa, e grazie all’amicizia di Mattia (Alessandro Siani), tutti i suoi pregiudizi sul Sud saranno pian piano smentiti dai fatti.

Lo spirito del film è quello che anima anche il gioco: mettere alla berlina gli stereotipi e ironizzare i luoghi comuni che da sempre sono legati al nord e al sud del nostro paese.

Il gioco si compone di 4 prove che verranno aggiunte ogni settimana a partire dal 13 di settembre.
Le 4 prove sono dei giochi di abilità in chiave semi-seria. L’obiettivo è quello di sdrammatizzare le differenze tra nord e sud e veicolare il messaggio del film.

Gli utenti saranno chiamati a iscriversi nella squadra del Nord o del Sud e, giocando ad ogni singola prova, potranno accumulare un punteggio maggiore per se stessi e per la propria squadra.
Alla fine del gioco l’utente con il maggior punteggio vincerà un viaggio ed un soggiorno di 7 giorni nelle località dove è stato girato il film e verrà premiata anche la squadra vincitrice.

Lo scopo del gioco è quello di promuovere lo spirito e i contenuti del film all’interno di una piattaforma nuova ormai divenuta indispensabile per la promozione di qualsiasi prodotto cinematografico, sfruttando la personalizzazione dell’esperienza di gioco e la condivisione con i propri amici, tipico della piattaforma di Facebook.

Tris di donne ed abiti nuziali (2009): recensione del film di Vincenzo Terracciano con Sergio Castellitto

Ricevo e volentieri pubblico la recensione di Tris Di donne ed abiti nuziali, film uscito nel settembre 2009 con Sergio Castellitto, Paolo Briguglia, Martina Gedeck.
Autore della recensione: Daniela Persico di Incontrollabilmente io.


Di quello che sarebbe l'uomo senza qualità se Musil non rinascesse solo per morire di nuovo, dopo aver tirato seco un certo regista che, tempo fa, veniva da Napoli.

Queste erano le premesse.

Questa è l'intervista che movieplayer.it realizzava al regista Vincenzo Terracciano e agli attori del suo ultimo film, "Tris di donne e abiti nuziali", a ridosso della sua presentazione alla 66ma edizione del Festival del Cinema di Venezia.

Il film è stato presentato nella sezione "Orizzonti".

Il film è un film inutile.

Avverto gli astanti che queste saranno righe ad alto tasso di "livorosità".

Poche cose ho visto inutili, senza un ben che minimo senso, senza un filo logico, pateticamente protese a modelli (il regista cita nell'intervista che ho linkato Monicelli, Germi, io temo che, poveretto, abbia in testa addirittura De Sica e Rossellini) con i quali non ha nulla, ma proprio nulla a che fare, e in un tutto ciò irritanti come il film di Terracciano, ovviamente napoletano.

Perché dico ovviamente?

Perché solo un napoletano può essere così cattivo, così ingrato, così stolto e stolido nei confronti della sua città.

Terracciano poi pecca di ingenuità non solo sul piano "filmico" ma anche su quello della loquela: con candore lo dice di esser andato via da Napoli vent'anni fa e di esser tornato solo con una macchina da presa.

Se ne vanti pure, i risultati della sua assenza si vedono tutti nella sua pellicola, duole dirlo, piuttosto risibile e non risolta.

Di Napoli lui ha perso il senso, se è in buona fede, oppure gli par facile, per far clamore, cavalcare onde che altri cavalcano mettendoci la faccia e anche il cosiddetto culo; oppure, ancora, onde che i telegiornali cavalcano continuamente perché forse noi non lo sappiamo ma fa chic. E così il delitto efferato di Battipaglia è il delitto di Napoli, perché a Napoli solo camoristi, o, all'occorrenza putipù e mandolini, con abbondante pizza sia detto.

Ecco, l'unica riconoscenza che posso avere da spettatrice e da concittadina con Terracciano è quella di aver evitato di cadere nella macchietta napoletana: non c'è mai un'immagine grossier o caricaturale, anzi il rispetto dei luoghi, quello, se non altro quello, è rispettato anzi onorato.

Ma è lo spirito di Napoli ad essere vilipeso, umiliato e offeso.

Uso le ultime due parole, "umiliato e offeso" non a caso e con piacere: il caro Terracciano, sul piano dello "psicodramma" voleva, ovviamente a mio sommesso avviso e, probabilmente, erroneo parere, fare una versione beta de "Il giocatore" del duemila. Torni pure a giocare con le bambole.

Dello spirito dostoevskijano non ha niente e se è vero che alla lontanerrima se ne voleva ispirare, temo non abbia neanche digerito molto.

"Tris di donne e abiti nuziali" - sulla cui trama, oltre che nell'intervista linkata ad inizio post, potete trovare qualcosa anche qui nell'ottimo sito mymovies che sempre mi guida nelle mie modeste critiche ma anche, talvolta, nella scelta del film - è un film che aveva molte oppurtunità: una storia tutto sommato ben sfruttabile, una location da incanto e, uber alles, degli attori di tuono.

Una panoplia, o se volete un esercito, che comprende da un lato e pria di tutti un gigantesco, come sempre, Sergio Castellitto, che infatti non so come si sia prestato ad una cosa così minima; un'efficacissima Marina Gedeck, donna dall'enorme fascino; un incisivo Briguglia; una brava Raffaella Rea che poi interpreta lo spinoso ruolo dell'unica veramente salva, che permettetemi in un film fatto di tanti personaggi è un po' poco, soprattutto quando si vuole rappresentare lo spaccato di un intera città (non vorrei arrivare a pensare che più che Napoli, il regista abbia fatto confusione, rappresentando qualcosa di più endogeno); un accorato Salvatore Cantalupo, altro personaggio pur nella sua corruttela estremamente positivo; un grandissimo Paolo Calabresi, attore che io non capisco ancora come e perchè e per quale accidente del destino ancora non esca fuori.

Eccellente il cameo di Iaia Forte: che rappresenta una donna ipersessuata, disperata e ingorda.

La stessa visione che Terracciano ha di Napoli, dimenticandosi forse che sta parlando della sua terra e la terra è sempre la mamma. E la mamma mette al mondo e noi siamo sempre, sempre, sempre in parte suoi, anzi tutti suoi, come un figlio devotissimo diceva della migliore delle mamme.

Caro Vincenzo, mi dispiace, forse son severa, forse incompetente, ma la vedevo meglio meglio assaje - lo ricorda ancora il napoletano? -, a dirigere "Grandi Domani".

Ripassi a settembre suvvia, e non dimentichi che "la mamma è la mamma" per parafrasare chi di Napoli e della vita in genere aveva capito qualcosa.

La disperazione senza riscatto, la confusione, non va mai rappresentata, a meno che non si sia Maestri.

giudizio complessivo: @@1/2

sabato 2 ottobre 2010

A qualcuno piace caldo: recensione del film capolavoro di Billy Wilder con Marilyn Monroe, Tony Curtis e Jack Lemmon

Non c'è modo migliore per omaggiare un grande del cinema scomparso da poche ore che fermarsi due ore ad ammirarlo in uno dei film più famosi in cui ha recitato. Non c'è miglior modo per ricordare Tony Curtis che guardare A qualcuno piace caldo
Partendo da alcuni richiami ai film di gangster degli anni '40 e '50 Billy Wilder confeziona una pellicola che divenne subito un classico, grazie all'estro ed alla bravura dei protagonisti principali, gli insuperabili Jack Lemmon e Tony Curtis, alla bellezza mozzafiato ed alla classe di  Marilyn Monroe ed a alcune canzoni entrate nella storia del cinema come I wanna be loved by you, già scritta tempo prima dell'uscita del film ma legata indissolubilmente a questa commedia ed all'interpretazione che ne fece la Monroe.
Girata quasi interamente nel maestoso ed elegantissimo  Hotel del Coronado  a San Diego, a dispetto della trama che collocava la scena a Miami in Florida,  A Qualcuno piace caldo è un susseguirsi di gag ed emozioni a ritmo di musica, che si distacca quasi subito da un gangster movie per diventare un classico della commedia musicale, un capolavoro che ancora oggi, a distanza di oltre cinquant'anni, è un piacere vedere e rivedere più volte. 
Marilyn Monroe preferisce le bionde - fima e impronte al Chinese Theatre
Il trio di protagonisti è ineccepibile ma non vanno dimenticate diverse figure comprimarie che contribuiscono non poco al successo della pellicola, come il multi milionario Osgood Fielding III interpretato da un ottimo Joe E. Brown, la cui battuta conclusiva del film è da antologia: quando Dafne/Jerry sulla barca che sta per portare i quattro sullo yacht e quindi in salvo cerca di far capire al miliardario che esistono degli impedimenti per il loro matrimonio ed esclama esasperato "Ma non capisci proprio niente, Osgood! Sono un uomo!", lui, con candidamente risponde "Beh, nessuno è perfetto".

Da cineteca sono in realtà molte scene del film, dalla festa notturna in treno alle prime battute di Zucchero ("sono un po' stupida, credo"), dalle prove dell'orchestra femminile alle  scene a bordo dello yacht ritenute fin troppo spinte per l'epoca, passando per le tantissime gag basate sul travestitismo obbligato dei due protagonisti.

Giudizio complessivo: @@@@@@
Per la trama, che immagino sia nota ai più. rimando alla pagina di wikipedia.



la scena finale del film da youtube:

venerdì 1 ottobre 2010

La passione: recensione e trama del film di Carlo Mazzacurati con Silvio Orlando, Giuseppe Battiston e Corrado Guzzanti


La passione, film presentato in concorso alla 67ma mostra internazionale di arte cinematografica di Venezia ed uscito nelle sale italiane il 24 settembre 2010, è una commedia che alterna malinconici sorrisi a grasse risate di Carlo Mazzacurati, autore del soggetto e sceneggiatore oltre che regista.  La crisi di idee del protagonista, un sempre piacevole Silvio Orlando, e la messa in scena della rappresentazione della Passione per le viuzze di un paesino della Toscana offrono al regista diversi spunti per fornire un piccolo spaccato dell'Italia attuale e diverse critiche al mondo del cinema italiano, senza mai allontanarsi da quello che sembra essere lo scopo principale della pellicola, ovvero intrattenere piacevolmente ed a tratti divertire il pubblico, pur facendolo riflettere.  Se infatti il Gianni Dubois di Silvio Orlando spinge lo spettatore a riflettere sull'appiattimento dei livelli culturali di un certo fare cinema in Italia e sulle prevaricazioni che i potenti di turno sono soliti fare su quanti sembrano a prima vista più deboli, diverse figure di contorno, su tutte il meteorologo ed aspirante attore Abbruscati, interpretato da un particolarmente ispirato Corrado Guzzanti, hanno lo scopo principale di riportare il filo della narrazione su toni più leggeri e far sì che possa facile scaturire una risata.   In realtà, non volendosi fermare ad un'analisi superficiale, si potrebbero individuare diversi parallelismi fra il percorso della passione e quello del regista e degli interpreti, ma significherebbe caricare di troppi significati - che in effetti magari ci sono - una pellicola che è preferibile vedere per quello che in realtà a prima vista appare: una commedia ben congeniata con diversi momenti di riflessione.

Al di là della solita buona interpretazione di Silvio Orlando va sottolineata l'ottima performance di Giuseppe Battiston. Buona la prova di Corrado Guzzanti, a proprio agio nel ruolo dell'attore poco dotato ma molto montato che ricorda alcuni suoi personaggi televisivi. Simpatiche ed ironiche le apparizioni della sempre brava Cristiana Capotondi.  Nel cast figurano anche Kasia Smutniak, Stefania Sandrelli e Marco Messeri.

giudizio complessivo: @@@@

di seguito è descritta parte della trama del film La Passione
Gianni Dubois è un regista in piena crisi di idee ed economica, incapace negli ultimi cinque anni di realizzare alcunchè.  Il desiderio (il capriccio?) della stellina di turno, Flaminia Sbarbato (interpretata da Cristiana Capotondi), di recitare in un film diretto da Dubois per togliersi di dosso l'immagine di attrice da fiction tv in costume, spinge il manager di quest'ultimo, Pippo, a pressare il regista affinchè possa trovare un'idea decente.  La rottura di una condotta dell'acqua in una piccola abitazione in Toscana di proprietà di Dubois obbliga il protagonista a recarsi a Fiorano. Arrivato nel paese subirà uno strano ricatto:  per risarcire il comune del danno causato dalla perdita d'acqua del proprio appartamento ad un affresco del '500 dovrà organizzare e dirigere, in cinque soli giorni, la rappresentazione itinerante dal vivo della Passione di Gesù Cristo, evento atteso dai cittadini del paese. Dubois dovrà pertanto cercare da una parte di ideare una trama innovativa per il nuovo film e dall'altra di realizzare una rappresentazione che possa piacere al sindaco ed al geometra del comune che hanno in mano le carte per rovinarlo definitivamente.  L'apparizione di Ramiro (Battiston), un ex galeotto appassionato di teatro e cinema e grande estimatore di Dubois, farà sì che entrambi i progetti possano iniziare, fra mille difficoltà, abbandoni e litigi. Proprio quando tutto sembrerà andare a rotoli, a causa del litigio fra Gianni e Flaminia, inizierà per il regista un percorso di ricrescita e ripresa di coscienza delle proprie capacità, in corrispondenza della difficoltosa rappresentazione della passione, fra errori, incidenti dell'ultima ora e temporali in arrivo.

Il trailer di "La Passione" è stato pubblicato alcune settimane fa qui.
questa recensione è stata pubblicata anche ne "Il laboratorio napoletano

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